Red, la recensione del film Disney Pixar

La difficoltà nel diventare grandi rappresenta forse uno dei più consistenti bacini tematici della narrativa cinematografica per ragazzi, tanto che il meccanismo del coming of age è tra i più praticati da ogni genere di film e la metafora attorno alla crescita fisica è un espediente presente praticamente in ogni manuale di sceneggiatura. Non è raro che questo tema sia anche alla base di una buona fetta del cinema d’animazione passato e presente, spesso perché insito anche in molte favole che di sovente ne rappresentano l’ispirazione, per questo motivo diventa oggi anche piuttosto complicato trovare in questa tematica una forma di originalità narrativa. Ci ha provato la Pixar affidandosi alla creatività e sensibilità di Domee Shi, premio Oscar nel 2019 per il cortometraggio Bao, che con Red esordisce in veste di regista e sceneggiatrice nel campo del lungometraggio.

Meilin Lee, detta Mei, è un’adolescente impacciata e un po’ nerd vittima di una madre possessiva che riesce a metterla continuamente in imbarazzo con i suoi coetanei. Fortunatamente Mei ha tre amiche del cuore che la supportano e con le quali condivide la passione maniacale per i 4 Town, una boy-band che ha tra le prossime tappe del loro tour proprio la città canadese in cui vivono Mei e le sue amiche. Va da se che le ragazzine si stiano mobilitando come possono per accaparrarsi i biglietti del concerto anche se il vero ostacolo è convincere i loro genitori – la madre di Mei in particolare – a partecipare all’evento.

Come se questo non bastasse, Mei ha un piccolo “incidente” e scopre che ha sviluppato un potere molto particolare: quando è preda di emozioni troppo forti, si trasforma in un gigantesco panda rosso. Come gestire questo ingombrante e incontrollabile potere? Mei e le sue amiche, però, potrebbero fare di necessità virtù…

Red

La Pixar è geniale, c’è poco da girarci attorno. Nelle fila di questa divisione della Disney si muovono i più grandi talenti del mondo del cinema d’animazione odierno, capaci di parlare a pubblici molto ampi e di trovare la formula più adatta per raccontare un tema specifico, con quel tocco di originalità e sensibilità che manca a tutti i loro competitor, la Disney dei classici d’animazione compresa. Red, che in originale titola Turning Red, ne è l’ennesima dimostrazione perché prende un tema inflazionato come il coming of age, come dicevamo in apertura, e lo arricchisce di così tanti significati avvicinandolo al pubblico adolescente come forse nessun altro prodotto affine aveva fino ad ora fatto.

RED

Domee Shi, che è canadese di prima generazione e arriva da una famiglia cinese, mette in Red tantissimi elementi della sua esperienza personale, a cominciare dal rapporto difficile con sua madre sviluppandolo nella concreta difficoltà affrontata nel momento in cui il suo corpo è cominciato a cambiare ed è entrata dalla pubertà nel periodo dell’adolescenza.

Il film è ambientato nel 2002 – quindi proprio negli anni in cui la regista era adolescente – e trova in questa collocazione temporale anche un funzionale escamotage per escludere la tecnologia degli smartphone e dei social network dalla vita della protagonista, rendendola “pura” e credibile nel suo percorso di presa di coscienza. Una purezza, accomunata al colore rosso che è il pelo del suo animale totem e quello del ciclo mestruale a cui è associata la sua trasformazione, che è il vero super-potere di Meilin, una ragazza assolutamente normale che grazie al suo ottimismo e al rapporto speciale con le sue amiche del cuore riesce a superare ogni difficoltà, perfino quelle soprannaturali a cui è condannata.

RED

Ma la grande qualità di Red è il modo in cui affronta il cambiamento fisico e psicologico di una bambina che diventa adolescente, un argomento solitamente affrontato con superficialità, se non addirittura vergogna, dal cinema per ragazzi e che qui emerge con intelligenza attraverso la metafora del “panda rosso”. Il corpo cambia, così come l’umore, ci si sente impacciati, si diventa “rossi” dall’imbarazzo, spuntano i peli e si ha come la sensazione che tutti abbiano uno sguardo giudicante su di sé. È così che Meilin affronta il suo primo passo nel mondo degli adulti, affronta la sua trasformazione in panda rosso, una trasformazione con la quale dovrà convivere per molto tempo e alla quale dovrà abituarsi, imparando a tenerla sotto controllo.

RED

Domee Shi riesce inizialmente a spiazzare lo spettatore abituale Pixar conferendo a Red uno stile che ricorda molto da vicino quello degli anime più esagitati. L’inizio del film, infatti, è al fulmicotone: un montaggio iper-cinetico, colori fluo, elementi extradiegetici tipici di certa animazione giapponese e una protagonista che abbatte immediatamente la quarta parete rivolgendosi direttamente allo spettatore.

Il primo impatto è straniante e ricorda molto da vicino certe serie a cartoni animati degli anni ‘80 e ’90, quelle con cui la regista – così come molti di noi – è probabilmente cresciuta. A mano a mano che il minutaggio procede, però, questo stile esuberante e aggressivo si placa, il film rientra nei margini del prodotto Pixar concentrandosi sul percorso personale della protagonista più che sul tono grottesco. La personalità di questo film, però, rimane incredibilmente forte per tutta la sua durata mantenendo ben salda la derivazione dall’universo anime con diversi elementi e strizzate d’occhio a temi e stili tipici della cultura asiatica, non ultimo un climax finale che sembra uscire direttamente da un film kaiju-eiga, quello dei mostri giganti di godzilliana memoria.

Red

Insomma, dopo Onward, Soul e Luca, un quarto centro consecutivo per Pixar. E Red, con i due film precedenti, condivide anche la sorte distributiva visto che Disney ha deciso di portare il film di Domee Shi direttamente in streaming su Disney+ dall’11 marzo per tutti i suoi abbonati. [UPDATE. Red arriva al cinema in ritardo: sarà infatti distribuito in sala il 7 marzo 2024]

Red parla in particolare a un pubblico di adolescenti, sa intercettare i loro umori e restituire una rappresentazione “realistica” e molto tenera del processo di cambiamento che la crescita comporta; allo stesso tempo, come da tradizione Pixar, è un film fruibile da un pubblico molto vasto, ragazzi e adulti, per una sagacia di scrittura e una lungimiranza realizzativa lodevole. Inoltre, anche Red porta avanti la missione disneyiana dell’inclusività, sia nella rappresentazione dei personaggi che nella scelta dei professionisti coinvolti nella realizzazione, e lo fa con quell’intelligenza mirata principalmente ad ottenere il miglior risultato qualitativo possibile. Tanto di cappello, davvero.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Come per la maggior parte dei prodotti Pixar, anche Red è scritto benissimo e riesce a dialogare con un pubblico molto ampio, pur avendo principalmente un target adolescenziale.
  • La metafora del panda rosso è molto sagace.
  • Parla del processo di crescita di una ragazzina, compresi gli stravolgimenti fisiologici, in maniera intelligente e con molto tatto.
  • Lo stile dirompente tipica di certi prodotti anime anni ‘80 e ‘90 potrebbe creare una certa resistenza iniziale per qualche spettatore.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)
Red, la recensione del film Disney Pixar, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.