Rio 2096 – Una Storia d’Amore e Furia, la recensione

Vivere senza conoscere il passato è come camminare nell’oscurità

Questa la battuta che apre le porte di Rio 2096 – Una storia d’amore e furia, primo film d’animazione scritto e diretto dal brasiliano Luiz Bolognesi nonché vincitore, nel 2013, dell’Annecy International Animated Film Festival, evento francese tutto dedicato al mondo dell’animazione. Già dalle prime immagini, capiamo che la storia che Rio 2096 vuole raccontarci si porta dietro un grande bagaglio storico-culturale: quello legato alla terra del Brasile, fitta di miti e leggende ma, purtroppo, anche di conquiste e avidità. L’utilizzo dell’animazione, però, in questo caso non risulta un espediente atto ad edulcorare un’atroce realtà storica, bensì a facilitare la ricezione di un argomento ancora troppo distante da noi, nonché a rafforzarne l’aspetto mitopoietico che avvolge le vicissitudini dei personaggi.
Sembra uscita da una graphic novel la storia che vede come protagonista Abeguar, un indio della tribù Tupinambà che, nel 1566, è pronto a resistere alle armate portoghesi che stanno entrando a conquistare la sua terra. Insieme a lui, Janaìna, sua compagna nella vita e in battaglia, sarà colei che accompagnerà noi spettatori e lo stesso Abeguar in un viaggio ai confini del tempo e dello spazio. Sì, perché il guerriero indio altri non è che il prescelto dal dio Munhã per combattere la lotta contro il dio degli inferi Anhangá, il quale riuscirà per ben quattro volte a strappare Janaìna al destino di amante e guerriera al fianco di Aberiguar. Quest’ultimo, dotato del dono dell’immortalità, si trasformerà ogni volta in uccello e valicherà i confini spazio-temporali pur di ritrovare la sua amata, che riconoscerà nel corpo di tre donne in tre epoche differenti: una contadina durante la lotta contro gli schiavi nell’800, una giovane studentessa pronta a combattere la dittatura militare nel ’68 e una prostituta dedita al ribaltamento di un governo tiranno nel lontano 2096.

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Gli spunti da cui partire sono molteplici: Bolognesi non ne fa solo una questione di rivendicazione morale, nonostante collochi puntualmente il protagonista all’interno della fazione dei “perdenti”: coloro ai quali è stata sottratta la libertà e dai quali nasce quella “furia” che li spinge a non arrendersi. Una scelta quantomeno coerente rispetto al ruolo che il Brasile ha sempre ricoperto nei libri di storia, potrebbe venire da pensare, ma non solo; recuperando la frase di apertura, la pellicola afferma che non conoscere il proprio passato non consente di affrontare il futuro a testa alta. E chi meglio di un paese come il Brasile può fare suo questo motto? Una terra il cui passato non è poi così differente (o distante) da un futuro in cui intravediamo una Rio de Janeiro con un Cristo Redentor imbrattato e senza un braccio? Senza alcuna speranza possibile, la fine sembra inevitabile; ecco, però, che prontamente arriva la presenza salvifica di Janaìna, fil rouge che non solo giustifica le imprese eroiche del protagonista, ma che dà prontamente una mano a rimettere a posto i pezzi di una storia che, con lo stesso amore che la unisce ad Aberiguar, merita il diritto di essere vissuta e combattuta fino alla fine.

Uma História de Amor e Fúria, de Luiz Bolognesi_2

La carica esplosiva di tutta la vicenda è piacevolmente sorretta da un utilizzo della computer grafica che rende molto suggestivo il setting (specialmente quello ambientato nel futuro), ma che alle volte si sposa male con i disegni semplicistici e minimali dei personaggi principali, che rimandano a una caratterizzazione da cartone classico, a noi molto più familiare.
Sospeso tra storia e mito, passione e ribellione, Rio 2096 – Una storia di amore e furia, uscirà nelle nostre sale il 3 luglio, distribuito da GA&A Productions.

Noemi Macellari

PRO CONTRO
  • Una trama intrigante, tra storia e leggenda.
  • I settings creati in CGI.
  • Un film animato che non conquisterà di certo i bambini.
  • Personaggi disegnati in maniera approssimativa.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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