Ritorno al Bosco del 100 acri, la recensione

Ritorno al Bosco dei 100 Acri racconta la storia del giovane Christopher Robin, protagonista delle avventure che tutti da bambini abbiamo letto prima di andare a dormire, e del suo futuro dopo aver varcato definitivamente la soglia di quel magico Bosco, giurando di non farvi più ritorno. L’ormai adulto Christopher, infatti, è un impiegato di una grande società di pelletteria nella Londra di metà 1900. La sua vena fantastica è sparita, le responsabilità hanno preso il sopravvento a discapito della sua famiglia e dei suoi affetti, compresi i suoi amici immaginari dell’infanzia: l’orsetto Winnie the Pooh, Pimpi, Tigro e gli altri abitanti del Bosco dei 100 acri. Questi, per magia, varcheranno la soglia del loro Bosco per approdare nella grigia città inglese e ricordare, una volta per tutte, a Christopher Robin quali sono le priorità nella vita e le cose che non deve mai perdere di vista.

Ewan McGregor veste i panni dell’adulto Christopher, mettendo da parte il suo sorriso sornione che abbiamo imparato ad amare in film come Moulin Rouge o Big Fish e indossando le vesti di un uomo d’affari ormai consumato dalle preoccupazioni della vita quotidiana. Il film, a differenza di Goodbye Christopher Robin, uscito nel 2017 negli USA e vicino a Ritorno al Bosco dei 100 Acri per tematica e personaggi, sdrammatizza molto i toni e ci presenta i personaggi delle storie di Alan Milne in una splendida veste animata. Questo lo rende, senza dubbio, un film per famiglie, accantonando le drammatiche vicende della guerra e l’introspettività del personaggio interpretato lì da Domhall Gleeson, e concentrandosi sull’ironia dell’orsetto Winnie the Pooh e dei suoi amici.

Parlando dei personaggi animati di Ritorno al Bosco dei 100 Acri, infatti, il film li raffigura tutti, senza dimenticarne nessuno. Il lavoro di computer graphic sulle creature e il loro design è qualcosa di magnifico, i pupazzi di pezza e gli animali del Bosco riescono a interagire in maniera splendida con gli attori in live action e gli ambienti. Sembra proprio di vedere un vero orsetto di peluche camminare con le sue tozze zampe in cerca di un vasetto di miele, complice sicuramente il magistrale doppiaggio degli interpreti originali che riporta lo spettatore ad un passato nostalgico ma mai dimenticato. La tenerezza di Pooh, l’allegria sconfinata di Tigro, il nichilismo (ma sempre divertente) di Ih-Oh e il pauroso Pimpi sono tutti presenti in questo film, con un pizzico di autocoscienza e saggezza in più, in modo da far riflettere oltre che semplicemente divertire lo spettatore.

Il tema della nostalgia è ormai uno dei caposaldi della cinematografia contemporanea. Remake, reboot, sequel, con cinema e serie tv sembra quasi che il “tornare indietro” sia la parola d’ordine per reinventare l’immaginario filmico di questi anni. Partendo dai Transformers, passando dalle Tartarughe Ninja e arrivando ai mastodontici universi cinematografici della DC e della Marvel, le icone del passato non vengono dimenticate ma reinventate e rielaborate tramite i mezzi tecnologici della modernità per essere raccontati nuovamente e far vivere ad una nuova generazione di spettatori le storie del passato. Ma sono veramente i nuovi spettatori l’obbiettivo di casa Disney? O il cinema d’animazione e d’avventura è divenuto ufficialmente territorio nostalgico per ex-adolescenti?

La serie americana South Park, nella sua ventesima stagione, ha descritto questo fenomeno attraverso i personaggi delle “Member Berries”, delle piccole bacche viola parlanti che creano dipendenza a chi le mangia per il loro essere deliziosamente nostalgiche. “Ti ricordi Star Wars?”, “Ti ricordi i Ghostbusters? E Slimer, te lo ricordi?” queste solo alcune delle battute dei personaggi di South Park che, per la ridente cittadina del Colorado erano una grande minaccia, ma riassumono bene la tendenza nostalgica della Disney di oggi. Il film di Marc Foster, Ritorno al Bosco dei 100 Acri, così come le altri grandi produzioni Disney di questi anni, è un invito agli ex-giovani di tornare al cinema ancora una volta e rivivere la propria infanzia oppure una possibilità per nuovi spettatori? Film come la recente trasposizione live action de La Bella e la Bestia, del’imminente Dumbo o degli annunciati Mulan e Il Re Leone, saranno paragonabili a storici sequel come Gli Incredibili 2 e Toy Story 3 e avranno la stessa idea di fondo?

Al di là di queste considerazioni, Ritorno al Bosco dei 100 Acri è un film ricco di fantasia e, strizzando l’occhio a precedenti cinematografici illustri come lo storico Hook di Spielberg o i più recenti Paddington e Animali Fantastici e dove trovarli, riesce ad essere anche molto molto divertente. L’ingenuità di Pooh, i suoi “…oh rabbia!” e la sua innocenza cozzano con la monotonia del mondo moderno, creando delle situazioni comiche irresistibili.

Andrea Romano

PRO CONTRO
  • La splendida computer graphic.
  • L’effetto nostalgia (su uno spettatore adulto).
  • Personaggi assolutamente fedeli alle storie originali.
  • Una trama non particolarmente originale.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Ritorno al Bosco del 100 acri, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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