Roma 2014. Joe Dante e Lamberto Bava ricordano il cinema di Mario Bava [VIDEO e FOTO]

La seconda giornata del Festival Internazionale del Film di Roma ha ospitato una retrospettiva sul cinema horror italiano e, in particolare, di Mario Bava, precursore del cinema di genere e padre di alcune delle pellicole più rappresentative dell’horror mondiale. La sua carriera è stata ricordata da due cineasti d’eccezione: Joe Dante (Gremlins, Salto nel buio) e Lamberto Bava (Morirai a mezzanotte, Ghost Son), figlio di Mario. L’incontro, cui è seguita una proiezione speciale di Operazione Paura, si è tenuto nell’AuditoriumArte Rai Movie, dove i registi hanno risposto alle numerose domande e condiviso aneddoti. In calce, sono disponibili per voi video e foto dell’evento.

“In America i film horror italiani non venivano diffusi come tali – ha raccontato Joe Dante – e molti avevano l’impressione fossero inglesi. All’epoca, i film della Hammer erano basati sulle opere di Edgar Allan Poe e l’impressione generale era che gli americani non volessero vedere film di altri paesi. Ma il successo di I tre volti della paura cambiò tutto, creando una connessione tra Mario Bava e gli studios americani, che iniziarono a finanziare i suoi progetti. Invece, per il film La ragazza che sapeva troppo, Mario decise di realizzare due versioni differenti, una italiana e una inglese. La versione inglese, purtroppo, andò persa. Abbiamo quella italiana, che è ottima, ma non altrettanto divertente”.

“E’ sempre emozionante parlare di mio padre – ha continuato Lamberto Bava – Quando ero piccolo, il cinema era la forma di spettacolo più in vista al mondo; i film, in Italia, non erano solo prodotti di intrattenimento, ma rappresentavano una possibilità di sviluppo industriale. Mio padre era un grande lettore, leggeva di tutto, anche i fumetti che, all’epoca, venivano visti come qualcosa di perverso. Quando iniziò a raccogliere idee per realizzare i suoi film, attinse dal suo incredibile bagaglio di conoscenze della letteratura europea e mondiale. Mio padre, inoltre, era molto amico di Federico Fellini, si conoscevano addirittura da prima della Guerra Mondiale. Il loro rapporto si basava moltissimo sullo scherzo, sul gioco; erano molto legati. Nel cinema d’autore, Mario Bava era riconosciuto come un grande tecnico ed esperto di effetti speciali. Ad esempio, durante le riprese del mio primo film come aiuto regista, Terrore nello spazio, tutti i maggiori esponenti del cinema, tra cui anche De Sica, venivano a visitare i set, perché incuriositi dalla sua abilità nel creare incredibili scene con pochissimi mezzi. Fu proprio allora che capii l’importanza della sua figura”.

“Non ci sarebbe Dario Argento senza Mario Bava – ha affermato Joe Dante – Molti film, in America, venivano pubblicati direttamente in tv e noi non avevamo la possibilità di conoscere i registi di quelle opere se non molti anni dopo. Bava fu sicuramente un regista cruciale anche per me. Purtroppo, oggi, è difficile reperire gran parte di quei fantastici film. Dobbiamo ringraziare l’American International, di James Nicholson e Samuel Arkoff, che chiuse un accordo con Bava per due film horror all’anno: a loro è convenuto, perché costavano poco e negli Usa incassavano bene, ma è convenuto anche a noi, perché abbiamo potuto ammirare tanti film in più di Mario Bava. Quando io e Quentin Tarantino abbiamo organizzato, a Venezia, una retrospettiva sui B-movies, ci è stato detto che le strutture di restauro, in Italia, sono un po’ indietro e che molte di queste opere non sono state conservate. Per questo abbiamo realizzato la retrospettiva: per permettere a tutti i giovani di vedere questi film. Sono capisaldi del cinema italiano e hanno influenzato registi come Tarantino, Scorsese e molti altri. L’horror è un genere famoso in tutto il mondo. Molti cineasti iniziano con gli horror, perché non richiedono ingenti spese e, se mostri un po’ di sangue, va già bene. Ormai è irrilevante la qualità dei film, i produttori cercano di fare soldi rapidamente. Artisti come Bava, però, avevano il dono di elevare il genere. Lo stile e la classe di un film sono aspetti di un’opera che non hanno costi, ma sono sempre fondamentali. Adesso è sicuramente più facile realizzare un film, c’è una sottocultura che cresce, ma il problema resta sempre la distribuzione. A volte, realizzare un buon film non è sufficiente”.

Entrambi i registi hanno lavorato con una delle attrici più celebri del cinema horror: Barbara Steele. E’ stato chiesto loro che ricordo conservino di questa iconica interprete. Joe Dante ha risposto: “Barbara ha recitato nel mio secondo film, Piranha. Interpretava la scienziata, un ruolo originariamente scritto per un uomo. Io ho sempre fatto i conti con il fatto che ogni mio film potesse essere l’ultimo… anzi, pessimisticamente, ero sicuro sarebbe stato l’ultimo. Quindi, in ogni film, ho sempre inserito tutto quello che potevo, convinto che non avrei più avuto modo di esprimermi in seguito. Per questo ho cercato subito Barbara: volevo lavorare con lei. È sempre stata estremamente professionale. Ultimamente ho girato un cameo nel suo ultimo film The Butterfly Room, è una attrice che stimo molto”.

Lamberto Bava ha aggiunto: “Mio padre andò a Londra per fare un casting e scelse subito questa grande attrice. Ho avuto la possibilità di conoscerla meglio, negli anni, come quando la incontrai negli Stati Uniti, durante una convention in onore di mio padre. Lei non è mai stata una grande amante del cinema horror. E’ ancora una donna molto bella, intelligentissima, amante del nostro paese come pochi e una grande esperta di cinema”.

L’ultima domanda: qual è la sequenza dei film di Mario Bava che i due ospiti preferiscono? Lamberto Bava non ha dubbi: “Una volta Joe Dante disse una cosa molto intelligente, in un’intervista: per giudicare un regista, non è sufficiente vedere solo un suo film. Ma se dovessi restringere il campo a un’unica sequenza, sceglierei sicuramente quella della goccia di acqua de I tre volti della paura; è incredibile, soprattutto la parte della donna morta durante la seduta spiritica e della infermiera che va a vestirla”.
Joe Dante concorda: “Quella sequenza è la sintesi più perfetta del cinema di Bava ed è meravigliosa da guardare. Un’altra scena che amo molto è quella in cui il protagonista sembra cacciare qualcosa, ma capisce solo alla fine che sta cacciando se stesso. E’ una sequenza che ancora oggi mi regala sempre un brivido”.

JOE DANTE E LAMBERTO BAVA RICORDANO MARIO BAVA:

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