Alaska, la recensione

Claudio Cupellini ha dato prova, negli ultimi tempi, di essere un regista da tenere d’occhio: dopo il gradevole – seppur non particolarmente originale – esordio con Lezioni di cioccolato nel 2007, è passato al dramma dalle venature thriller di Una vita tranquilla. Invece il 2014 lo ha visto coinvolto nel successo della serie tv Gomorra, realizzata insieme ai colleghi Stefano Sollima e Francesca Comencini. Gomorra deve aver rappresentato una sorta di battesimo del fuoco per Cupellini: di fatto il respiro internazionale della serie si riscontra anche nel suo ultimo film, Alaska, presentato alla decima edizione del Festival del cinema di Roma.

Il nome Alaska rievoca una terra selvaggia ed esotica, come la storia d’amore tra Fausto (Elio Germano) e Nadine (Àstrid Bergès-Frisbey). I due si conoscono sul tetto di un hotel a Parigi e sin da subito fanno scintille, nel vero senso della parola; la loro relazione sarà totalizzante e intensa, costellata però da mille ostacoli e incidenti di percorso.

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Cupellini intendeva rivisitare, con questo film, la formula “boy meets a girl” in maniera inedita: purtroppo il tentativo non è del tutto premiabile. La confezione curata di Alaska non distoglie l’attenzione dalla trama poco convincente; invero la linea narrativa procede a singhiozzo, a causa delle numerose, eccessive batoste che colpiscono i due innamorati che spezzano la fluidità del racconto. La pellicola aveva, in teoria, l’ambizione di risultare una favola “urbana” e attuale, in cui il principe e la principessa non devono lottare contro maghi malvagi o draghi ma con problematiche più reali, come la mancanza di soldi o la minaccia del carcere.

La decisione di delineare due personaggi senza radici, giovani e audaci inseriti in un tale contesto dinamico aveva dunque il suo fascino, ma la storia dalle pretese borderline maschera, con poca efficacia, la veste in fondo convenzionale di Alaska. Dopotutto la storia d’amore tra Fausto e Nadine non ha nulla di straordinario: sono semplicemente due persone che non possono fare a meno l’una dell’altro, nonostante le loro scelte sbagliate e le prove a cui li sottopone il fato beffardo. Difficoltà del resto che servono solo a dare un po’ di pepe alla vicenda, che altrimenti risulterebbe fin troppo scialba e banale.

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Nonostante le premesse intriganti, dunque, Alaska rimane un’occasione mancata: chissà che comunque Cupellini non riesca a sorprenderci col suo prossimo film, poiché ha sicuramente le basi per creare un progetto dal respiro davvero internazionale e fuori dagli schemi.

Giulia Sinceri

PRO CONTRO
  • La pellicola ha una confezione e delle premesse intriganti.
  • A dispetto della cornice interessante, il contenuto ha poco da offrire: la storia raccontata è in fondo piuttosto convenzionale.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Alaska, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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