RomaFF11: Incontro con Tom Hanks

Il due volte premio Oscar Tom Hanks era l’ospite più atteso dell’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, nonché il talent che ha aperto quest’anno il festival diretto da Antonio Monda, presenziando proprio al primo giorno. Un vero successo, visto il bagno di folla che l’attore protagonista di Inferno ha ricevuto sul red carpet e il tutto esaurito che la sua master class ha realizzato lasciando fuori una coda incredibile di accreditati. Noi abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con l’attore nel pomeriggio durante la conferenza stampa e quello che segue è un breve resoconto del suo divertente racconto.

Mi ritengo un artista fortunato perché ho un curriculum molto importante, anche se ci sono alcuni film che avrei potuto evitare. Ogni film è un’avventura e ho imparato molto sia dal punto di vista umano che artistico.

Inevitabilmente è stata posta a Hanks una domanda sulle imminenti presidenziali americane e l’attore non ha esitato ad esprimere la sua posizione:

Ogni 4 anni negli stati uniti arriva il circo, decidiamo quale dovrà essere il nostro presidente e si succedono ansia e timore, il mondo comunque sta attraversando una fase molto significativa. Quando l’america nel corso degli anni ha attraversato fasi di questo tipo abbiamo sempre cercato candidati dalle idee assurde come Trump, ma noi non investiamo mai in loro per il nostro futuro e non lo faremo neanche in questo caso.

Dopo una surreale parentesi in cui una giornalista russa chiede all’attore una soluzione alla loro situazione politica, si torna a parlare di cinema e del modo in cui Hanks sceglie i film da interpretare:

Io non mi sono mai pentito per le offerte rifiutate, prendo le scelte d’istinto. Ci sono film che non ho fatto perché avevo altri impegni, ma in quei casi pazienza non potevo fare altrimenti. Non è difficile dire si a un film quando si lavora a Hollywood, soprattutto perché solitamente ti offrono tanti soldi, ti consentono di baciare una ragazza che ti piace, di fare viaggi e lavorare con persone che stimi. Però a volte ci sono aspetti che non t’interessano, che non ti fanno alzare la mattina con la voglia di fare il tuo mestiere. Se mancano quelle cose allora è il caso di dire no.

Tom Hanks Roma2

Il botta e risposta entra nel vivo e Tom si sofferma a parlare del perché nella sua carriera non ci siano o quasi personaggi negativi.

Ho un modo di porgermi che potrebbe anche funzionare nella parte di un cattivo, ma al cinema non ci sono molte sfumature e io non voglio fare il cattivo classico che digrigna i denti, però ci sono ruoli in cui sono credibile come personaggio cattivo e uno lo abbiamo già girato. Mi piace poter soppesare le differenze tra buono e cattivo. Gli antagonisti tendono a essere più degli archetipi, io avrei piacere di interpretare questo archetipo ma per motivi che abbiano un senso e non solo perché devo essere l’antagonista di un buono.

Vorrei incutere più timore ma il mio aspetto e la mia voce non me lo consentono.

In riferimento a Inferno, il terzo capitolo della saga tratta dai romanzi di Dan Brown, in questi giorni nei cinema, Tom Hanks riflette sulla ricorrenza dei ruoli al cinema e nel suo cinema, nello specifico.

Quando fai finta di essere un altra persona il rischio è quello di essere identificato con quel personaggio, e questo è il motivo per cui a volte dico no a delle proposte. Per questo non sono qui a promuovere Forrest Gump 8, a convincervi che sia meglio del 6. In alcuni casi, però, si può fare, tipo Robert Langdon, ma dipende dal personaggio. Il contratto che si ha con il pubblico è che ogni volta si può ripartire da zero. Quando si esce dalla sala dicendo “sono contento di essere stato al cinema perchè ho visto una cosa che non mi aspettavo”, allora tutto ha funzionato.

Tom Hanks Roma3

Visto che Tom Hanks è stato anche produttore, come nel caso delle serie tv Band of Brothers e The Pacific o nei film Il mio grasso grosso matrimonio greco e Cast Away, in che modo la professione dell’attore si differenzia da quella del produttore?

La differenza sostanziale tra attore e produttore è che l’attore ha un lavoro e non deve spiegare niente a nessuno; il produttore deve telefonare e pregare qualcuno che accetti a fare qualche cosa. Secondo voi cosa è più divertente? Io preferisco fare l’attore. Come produttore posso circondami di persone brave che fanno il lavoro necessario e essere responsabile della qualità in tutti gli aspetti artistici del film. Sono stato tra i produttori di Cast Away e ci ho lavoro 7 anni prima che uscisse e questo non è proprio quello a cui posso rapportarmi meglio, non è il mio mestiere.

Prossimamente Tom Hanks sarà al cinema con Sully, il nuovo film diretto da Clint Eastwood, così obbligatoriamente una domanda sul grande regista/attore reso noto da Sergio Leone.

Ammiro Clint Eastwood, un attore e un regista straordinario, ha fatto alcuni dei film più sofisticati di sempre, come Invictus Mystic River. Ha fatto film atemporali come se appartenessero a un’altra era cinematografica. Quando ho letto la sceneggiatura l’unica cosa che gli ho detto è “quando iniziamo a girare?”. Con lui non si fanno prove, lui da attore ha sprecato troppo tempo sul set e così non vuole perdere tempo, sa quello che fa e se chiama qualcuno vuol dire che già sa che sarà adatto al suo film. Clint vuole semplicemente che ci comportiamo bene e fare l’attore vuol dire soprattutto questo.

E se Tom Hanks lavorasse con qualche star italiana, con chi gli piacerebbe condividere il set?

Mi piacerebbe lavorare in futuro con Roberto Benigni, insieme con lui saremmo fortissimi.

Roberto Giacomelli

 

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