RomaFF11: Train to Busan

Tra i tanti filoni del genere horror lo zombie movie è quello che più di tutti ha saputo stare al passo con i tempi e adeguarsi ai nuovi gusti del pubblico. Ne sono una testimonianza le numerose serie tv con protagonisti i morti viventi, The Walking Dead e Z Nation su tutti, e i tanti titoli provenienti da ogni parte d’Europa che hanno contribuito a rendere questo genere un fenomeno su scala universale a anche molto vario in quanto a tematiche ed approccio sia narrativo che stilistico: dal mockumentary spagnolo [Rec] passando per l’action francese La Horde fino ad arrivare all’esilarante commedia britannica London Zombies.

Insomma, un clima fervente nel quale non poteva mancare il cinema orientale che fa sentire la sua voce con Train To Busan del regista coreano Sang-ho Yeon, presentato all’undicesima edizione della Festa del cinema di Roma ed autentica rivelazione della manifestazione capitolina. Un film che sa abbinare intrattenimento e temi profondi in maniera molto equilibrata in quanto diverte senza mai scadere nel trash e regala momenti melodrammatici resi però leggeri dalla consueta ironia orientale che non fa mai prendere tutto sul serio.

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La Corea del Sud viene improvvisamente colpita da un misterioso virus che trasforma la gente in fameliche creature, molto simili a zombie, che attaccano qualsiasi essere umano per soddisfare la voglia di carne. L’epidemia non risparmia neanche un treno diretto a Busan, sul quale il consulente finanziario Seok–Wu è in viaggio con la propria figlia per raggiungere la moglie da cui è separato. Ben presto però i vagoni del convoglio diventano una trappola di sangue e morte e comincia una lunga e rocambolesca lotta per la sopravvivenza.

Train to Busan presenta tutti gli ingredienti tipici del film di genere e rispetta tutte le aspettative di chi si appresta a vederlo: una storia abbastanza semplice e lineare, ma anche molto ritmata e dinamica, che trae spunto dalla più classica delle epidemie di cui è dato sapere poco; la riflessione sul genere umano che in queste situazioni si divide tra chi aiuta il prossimo e chi, al contrario, pensa soltanto a salvare la propria pelle.

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Insomma, niente di nuovo sotto il sole, eccezion fatta per la trovata secondo cui i mostri attaccano solo se possono guardare le proprie prede, ma tutti gli elementi sono disposti alla grande, come gli ottimi trucchi di questi uomini contaminati che ricordano quelli di Danny Boyle in 28 giorni dopo, le sequenze splatter mai portate all’eccesso e le musiche che seguono alla perfezione l’evolversi della storia sottolineandone i momenti più tesi e quelli più carichi dal punto di vista visivo. Se a questo poi aggiungiamo che Sang-ho Yeon riesce, grazie al suo stile molto raffinato, a creare sequenze memorabili – difficile dimenticare l’immagine finale degli zombi aggrappati alla coda del treno in corsa – si capisce come Train to Busan abbia tutte le carte in regola per diventare un cult fra gli appassionati e non solo. Già, perché la parte horror viene accompagnata da una velata componente drammatica che gode di personaggi ben scritti e dialoghi mai banali come accade molte volte in questo tipo di film.

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Ottime anche le interpretazioni del cast che vede l’ottimo Yoo Gong nel ruolo di un padre che riscopre cosa significhi provare affetto per una figlia, interpretata dalla piccolissima e bravissima Soo-an Kim.

Gli zombie sono più vivi che mai e anche a Roma ne abbiamo avuta l’ennesima dimostrazione!

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Una storia classica ma non banale.
  • Ottime sequenze d’azione e leggero splatter.
  • La parte drammatica è bene scritta così come i personaggi.
  • Nulla di particolare da segnalare.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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RomaFF11: Train to Busan, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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