Run All Night – Una notte per sopravvivere, la recensione

È molto interessante analizzare la carriera di Liam Neeson che, dopo una gavetta capace di alternare produzioni indipendenti a blockbuster, si afferma nel cinema d’autore (Spielberg, Jordan, Scorsese, Scott) per trovare poi una dimensione personale nel cinema action. Il dato curioso è che quest’ultima fase, quella attuale, avviene quando l’attore irlandese è ormai sui sessant’anni, un’età in cui molti colleghi hanno avuto un processo diametralmente inverso.

È stato il 2008 l’anno della svolta per Liam Neeson, quando il successo mondiale di Taken – Io vi troverò (giunto oggi a tre capitoli), lo ha aletto a nuova icona dell’action per adulti, facendo sì che recitasse in almeno un film di questo genere all’anno, da alternare ovviamente con produzioni più disparate che non lo andassero ad intrappolare in un solo genere.

Una delle collaborazioni artisticamente più fruttuose per il versante action/thriller è quella che Neeson ha intrapreso, a partire dal 2011, con il regista spagnolo Jaume Collet-Serra, con il quale ha realizzato il bel thriller Unknow – Senza identità, e bissato nel 2014 con l’altrettanto valido Non-Stop. Run All Night – Una notte per sopravvivere è la terza collaborazione tra Neeson e Collet-Serra, un altro buon thriller d’azione, che però rappresenta anche un piccolo passo indietro nello standard qualitativo dei film di questo duo.

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Scritto da Bard Ingelsby, che ha in curriculum il bel revenge-movie di Scott Cooper Il fuoco della vendetta, Run All Night racconta la vorticosa notte di sopravvivenza del criminale Jimmy Conlon (Neeson) e di suo figlio Mike (Joel Kinnaman), in fuga agli attentati omicidi del boss della malavita irlandese Shawn Maguire (Ed Harris), a cui Jimmy ha ucciso il figlio. Ora Shawn vuole la vita di Mike, un estremo “occhio per occhio, dente per dente” che di fatto è un regolamento di conti metropolitano in cui entrano a far parte anche la polizia corrotta di New York e il killer Andrew Pierce, con cui Jimmy ha un conto in sospeso.

Vorticoso e ritmato, grazie all’idea di ambientare il film in tempo reale tutto in una notte, Run All Night ha dalla sua un terzetto di attori azzeccatissimi. Liam Neeson è ormai una garanzia, con il suo volto dolente e la fisicità incredibilmente adatta a supportare ruoli da duro; contraltare al suo Jimmy Conlon, criminale d’elite decaduto a scagnozzo, è l’amico e capo Shawn Maguire, interpretato da un Ed Harris incredibilmente calato nella parte. Tra i due c’è un rapporto d’amicizia che va oltre la subordinazione capo/sottoposto e che si fa paritario nel momento in cui entrambi sono identificati e si identificano come padri. Quando il figlio di uno viene a mancare, l’equilibrio si infrange e per essere ristabilito ha bisogno di un versamento di sangue. Qui entra in gioco Mike Conlon, figlio poco fiero di Jimmy, con il quale ha tagliato qualsiasi rapporto, negandogli anche la conoscenza delle nipotine. A dar volto a Mike c’è lo svedese Joel Kinnaman, portato all’attenzione con la serie The Killing e promosso a protagonista con il remake di RoboCop, un attore espressivo e capace di supportare qualsiasi ruolo, qui capace di non essere messo in ombra da due mostri sacri come Neeson ed Harris.

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Malgrado Run All Night sia un film capace di tenere sempre desta l’attenzione e lasciarsi seguire con interesse perché, di fatto, siamo di fronte a un prodotto di qualità, allo stesso tempo, a fine visione, si ha l’impressione che si potesse fare di più. Run All Night sa molto di già visto, somigliando a quel thiller X che abbiamo visto chissà quando e chissà dove. Non ci sono sorprese nel film di Collet-Serra e questo è ancora più percepibile se si hanno alla mente le precedenti prove del regista spagnolo, che siano gli ottimi horror La maschera di cera e Orphan o i due thriller con Neeson Unknow e Non-Stop, tutti legati a geniali twist.

L’intrattenimento, dunque, non manca in Run All Night, ma dati i presupposti, ci si poteva anche aspettare qualche cosa in più.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ritmo e tensione equilibrati benissimo.
  • Tre ottimi attori nei ruoli principali.
  • Collet-Serra sa come si dirige un thriller d’azione.
  • Non ci sono particolari sorprese e tutto procede proprio come ci si aspetta che proceda.
  • L’intera vicenda sa di già visto.
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