Run, la recensione

Run

L’amore della mamma nel cinema horror è una costante che spesso assume toni inquietanti, origine di psicopatie e fulcro di orrori che si scontrano idealmente con quell’affetto puro e incondizionato che la natura vorrebbe. Dall’iconica Signora Bates di Psycho alla temibile Pamela Voorhees di Venerdì 13, passando per la Signora White di Carrie – Lo sguardo di Satana, alla meno nota terrificante mammina del film di Bigas Luna L’angoscia fino alla scatenata Killer Mom dell’ironico e grottesco La Signora Ammazzatutti di John Waters. Di mamme adorabilmente terribili nel cinema di genere ne abbiamo avute molte, ma adesso possiamo aggiungere un altro nome alla lista: Diane Sherman, protagonista dello psycho-thriller di Aneesh Chaganty Run.

Diane è la mamma di Chloe, un’adolescente affetta di diverse patologie che la costringono su una sedia a rotelle e un costante monitoraggio, oltre che una ragguardevole dose quotidiana di medicinali. Diane si prende cura amorevolmente di sua figlia, accudendola e facendole compagnia quasi tutto il giorno mentre la ragazza – che studia a casa ed è un genio – tenta in tutti i modi di farsi accettare alla facoltà di ingegneria dell’università di Washington. Però Chloe comincia a notare piccoli dettagli nella sua quotidianità a cui fino a quel momento non aveva mai badato, dettagli che le suggeriscono un comportamento sospetto in sua madre. Nella ragazza comincia a montare un senso di paranoia sempre più insistente: si tratterà della sua immaginazione alimentata dagli effetti collaterali del nuovo farmaco che le è stato prescritto, oppure Diane nasconde davvero qualche cosa di oscuro?

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Partendo da un concept intrigante anche se non particolarmente originale, il trentenne Aneesh Chaganty scrive (insieme al produttore Sev Ohanian) e dirige Run dopo aver esordito nel 2018 con il riuscito desktop-thriller Searching. Run vive di alti e bassi e se da un punto di vista prettamente commerciale è un passo avanti per la carriera del regista, da un punto di vista artistico è un preoccupante arresto.

Partiamo dal presupposto che Run è un thriller/horror godibilissimo che sa intrattenere e risulta avvincente e ritmato, ma allo stesso tempo è un film improbabile dal punto di vista della verosimiglianza, abbastanza prevedibile e con un senso del déjà-vu invadente che potrebbe far storcere il naso allo spettatore più esigente e cinematograficamente preparato.

È abbastanza ovvio che il punto di partenza di Chaganty sia stato Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich e tutto quel filone di torture-thriller da camera arrivato con successo a Misery non deve morire (1990). Il regista di origini indiane ha preso suggestioni da quel filone, l’ha frullato con i paranoia-movie e ha aggiunto una spolverata di MacGyver per dar vita a un film che si regge esclusivamente sulle solide spalle delle due protagoniste. Da una parte abbiamo Sarah Paulson, stellina soprattutto delle serie tv con ruoli stracult in American Horror Story e Ratched, che interpreta una mamma amorevole e sottilmente inquietante, ruolo scritto praticamente su misura per lei; dall’altra abbiamo Kiera Allen, poco più che ventenne, praticamente esordiente, e incredibilmente brava nel ruolo della giovane paranoica con ogni malanno di questo mondo.

Run

Narrativamente lineare, Run non riserva molte sorprese nonostante giochi costantemente con lo spettatore cercando di confondere le acque e non stupisce troppo neanche nell’unico colpo di scena che potremmo definire tale. Però gestisce molto bene i tempi narrativi, svelando elementi cruciali in maniera progressiva e in modo tale da tenere sempre alto il ritmo e l’interesse dello spettatore. Inoltre, Chaganty sa orchestrare molto bene la tensione e in un paio di scene ci troveremo realmente a stringere i braccioli della poltrona del cinema.

Insomma, non siamo certamente dinnanzi a un thriller imperdibile, ma per una serata a base di sani brividi Run può essere il candidato ideale.

Run sarà distribuito nei cinema da Lucky Red a partire dal 10 giugno 2021.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Sarah Paulson e Kiera Allen sono due protagoniste perfette!
  • C’è ritmo e la tensione è ben gestita.
  • Non riserva sorprese e ricorda un miscuglio di cose già viste.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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