Ruth & Alex – L’Amore cerca casa, la recensione

Già dal titolo partiamo male. È pur vero che in lingua originale il film si chiama 5 flights up (e chi adatta in italiano i titoli dei film abusa spesso delle parole amore, passione o tenerezza), però, anche cambiando nome, il contenuto rimane uguale. Ci troviamo in una zona pericolosa, ad alto tasso di melensaggini e facili patetismi. I Ruth & Alex del titolo sono rispettivamente Diane Keaton e Morgan Freeman; ok, due grandi attori, ma anche loro possono sbagliare (e non è la prima volta che si ritrovano in una commedia insipida, in effetti).

Nel film, diretto da Richard Loncraine, interpretano una coppia sposata alle prese con tanti cambiamenti. Innanzitutto, spinti dalla nipote agente immobiliare (Cynthia Nixon), decidono di vendere l’appartamento di Brooklyn in cui vivono da 40 anni. Questo, oltre a valere una piccola fortuna, è ormai impraticabile per loro, essendo al quinto piano senza ascensore. Così i due entrano nel magico mondo del mercato immobiliare, cercando di trovare un nuovo domicilio mentre la loro casa viene invasa da stravaganti acquirenti. Come se non bastasse, la loro cagnolina deve subire un’operazione costosa e delicata e nel quartiere è ricercato un presunto terrorista. Insomma, il futuro di Ruth e Alex risulta sempre più instabile: riusciranno i nostri a venire a capo delle numerose difficoltà?

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Naturalmente la risposta è sì! Perché l’amore vince su tutto! E non è uno spoiler, dato che il finale del film è più prevedibile di Matteo Salvini in una trasmissione politica a caso. Ma se almeno questo risulta chiaro, per il resto delle scene lo spettatore scivola in una confusione pari a quella che vivono sullo schermo Ruth e Alex: i due dibattono se sia giusto o meno vendere la propria casa così tante volte che si perde il filo (e si inizia a sbadigliare). Inoltre, la sottotrama del terrorista risulta un’aggiunta superflua e dispersiva, utile solo a dare spazio ad ALTRI sentimenti buonisti.

Il problema di film che, come questo, vogliono mostrare due generazioni a confronto, è che dimenticano di dover mostrare innanzitutto delle persone, e non semplicemente dei “vecchi”. Si rischia così di scivolare nei soliti cliché alla “si stava meglio prima”, “io questo mondo non lo capisco più”, “questi giovani d’oggi!”. E così si avvia il rapporto conflittuale tra i due coniugi e la nipote nel film: Ruth e Alex sono anziani e, perciò, automaticamente dolci e scanzonati; la nipote Lily è più giovane, quindi ha un carattere aggressivo e rappresenta la minaccia della realtà esterna, brutta e cattiva.

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Anche gli altri “giovani” presenti nella pellicola sono un concentrato di cinismo e menefreghismo (tranne la bambina con cui si relaziona Morgan Freeman), presi da loro stessi e dai soldi, perché, ehi, il mondo di oggi è fatto così. Per fortuna ci sono Ruth e Alex che ci danno un bell’esempio di vita bohémien (dopotutto vivono a Brooklyn), ricordandoci commossi come le piccole cose siano le più importanti. Ovviamente perché sono anziani. Memo male che ci sono loro a ricordarci che l’amore è tutto e non bisogna piegarsi ai ritmi frenetici e aggressivi della realtà moderna!

In sintesi, Ruth & Alex – L’amore cerca casa si configura non come una struttura lineare e progressiva, ma come un impianto circolare che ritorna su scene che subiscono minime variazioni, in una girandola di continui cambi di idea, offerte e controfferte. Una gustosa alternativa a questo vortice di noia è data dalle figure di alcuni acquirenti, rappresentati come eccentrici voyeur, ognuno con le sue piccole manie. Anche alcune battute, spartite equamente tra la Keaton e Freeman, regalano una ventata di freschezza e un tocco di brio ad un film che pecca per lo più di inconsistenza.
Ruth & Alex – L’amore cerca casa uscirà nelle nostre sale il 25 giugno, distribuito da VIDEA – CDE.

Giulia Sinceri

PRO CONTRO
  • Alcune battute brillanti spartite equamente tra i due protagonisti del film.
  • La personalità eccentrica di alcuni comprimari risolleva lo spirito della pellicola.
  • La trama inconsistente e insipida, farcita buonismo e melensaggini.
  • I caratteri di alcuni personaggi, poco più che abbozzati cliché.
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