Sapore di te, la recensione

Estate 1984.  A Forte dei marmi si intrecciano diverse vicende che hanno come tema comune gli amori estivi. Luca (Eugenio Franceschini) e Chicco (Matteo Leoni) sono in vacanza con le loro famiglie, il primo è in compagnia della sua ragazza conosciuta l’anno prima in Germania, il secondo è innamorato di Rossella (Katy Saunders), diciassettenne conosciuta sulla spiaggia e figlia di un commerciante romano (Maurizio Mattioli) in Toscana per seguire la Roma; Rossella, però, è segretamente innamorata di Luca. Nel frattempo l’Onorevole Piero De Marco (Vincenzo Salemme) è in vacanza con la famiglia ma ha portato di nascosto anche Susy (Serena Autieri), una prorompente soubrette televisiva e aspirante attrice che spera di sfondare nel mondo del cinema proprio grazie all’amicizia con l’Onorevole. Infine c’è Anna (Martina Stella), corteggiata dallo “sciupafemmine” Armando (Giorgio Pasotti), che sembra intenzionato a mettere la testa a posto per amore della sua nuova fiamma.

Il nuovo film di Carlo Vanzina, Sapore di te, si apre con True degli Spandau Ballet e si chiude con Se m’innamoro dei Ricchi e poveri, un modo piuttosto esplicito per dirci che siamo negli anni ’80; concetto ulteriormente ribadito da didascalie che ci indicano l’annata come si farebbe per un buon vino e voce narrante dei protagonisti che ci tiene a sottolineare cosa andava di moda in quel dato periodo, nonché battute che ci informano chi fosse il cannoniere di punta della Roma a metà anni ’80 e quali erano i film e gli attori che andavano forte in quel periodo. Davvero tutto necessario, non c’è che dire, dal momento che Sapore di te ha una tale noncuranza nella ricostruzione storica scenica da avere del preoccupante. Siamo nel 1984 (e nel 1985, poi) ma tutto sembra essere ambientato nel 2013: costumi (da bagno e vestiti in generale), capigliature, oggetti di scena… è tutto moderno, come se nessuno sapesse che gli anni ’80 (anche italiani) sono stati uno dei decenni più marcatamente modaioli che le generazioni dai quaranta anni in su ricordino. Ma il punto non è questo (o non solo), perché Sapore di te non convince per tante altre cose.

Giorgio Pasotti corteggia Martina Stella in Sapore di te

Giorgio Pasotti corteggia Martina Stella in Sapore di te

Siamo in territorio revival, non sequel fuori tempo massimo come i Vanzina negli ultimi anni hanno fatto con il divertente Febbre da cavallo – La mandrakata o il disastroso Eccezzziunale veramente: capitolo secondo… me, ma operazione nostalgia come è accaduto ancor più di recente con l’anonimo Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata. Ovvero, prendi un film di grande successo di trenta anni fa e diventato oggetto di culto nel tempo, lasci dei richiami tematici e nel tiolo, ma cambi storie e personaggi. Ovviamente in questo caso specifico parliamo di Sapore di mare, il bel film con Jerry Calà e Christian De Sica che lo stesso Carlo Vanzina diresse nel 1983 e che ebbe un mediocre sequel-lampo lo stesso anno diretto da Bruno Cortini. Sapore di te parte proprio lì dove terminava Sapore di mare, nel 1983, per trasferirsi dopo una manciata di minuti nel 1984, dove si svolgono e si intrecciano tre differenti storie che sono incredibilmente tutte troppo simili. In tutti e tre i casi si parla di amore e tradimento, che sia una vicenda di amori giovanili o che sia una pochade nella più tipica situazione della commedia popolare italiana. Non c’è dunque varietà narrativa, così come viene a mancare il carisma dei personaggi, neanche lontanamente paragonabili alla verve dei Calà, De Sica e Vignali del film prototipo. Abbiamo un quartetto di ottimi attori come Salemme, Mattioli, Brilli e Autieri quasi sempre sotto tono (giusto Mattioli fa da mattatore in un paio di situazioni e la Autieri sa farsi notare per la bellezza e la simpatia), mancano scene divertenti o che si facciano comunque ricordare con piacere usciti dalla sala e tutto sa di televisivo, dai ritmi alla messa in scena. Infatti questo impianto da fiction tv è un po’ il grande difetto di buona parte dei film che Carlo Vanzina ha diretto negli ultimi anni, come se il successo televisivo delle quattro stagioni di Un ciclone in famiglia abbiano contagiato (in negativo) indelebilmente lo stile di un autore che ha fatto la storia della commedia all’italiana.

E così Sapore di te scorre fiaccamente tra uno sbadiglio e l’altro, lontano dalla freschezza di quel film che fece sfaceli al botteghino nel 1983 e completamente avulso da quell’alone di genuino trash che aveva riportato in auge il cinema dei Vanzina negli anni ’90 e che oggi, inspiegabilmente, i due figli di Steno sembrano voler combattere.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La professionalità di alcuni attori.
  • Un paio di situazioni con Maurizio Mattioli protagonista sono decisamente simpatiche.
  • Trasandatezza nella ricostruzione storica.
  • Manca di ritmo e non diverte.
  • Le tre storie raccontate sono troppo simili tra loro.
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