Self/Less, la recensione

Dio è morto”, enunciava Friedrich Nietzsche, cantava Guccini e puntualizzava, ironicamente, Woody Allen. Ed è proprio partendo dalla decadenza dell’occidente e dalla presunzione umana che si muove Self/Less del regista indiano Tarsem Singh che torna alla fantascienza dopo la parentesi fiabesca di Biancaneve.

Tarsem si è sempre contraddistinto per un tocco iper-grafico, spesso surreale, ben riconoscibile fin dai suoi lavori in campo musicale (il videoclip di Losing My Religion per i R.E.M.) e commerciale (lo spot Levi’s anche premiato a Cannes), fino all’esordio cinematografico avvenuto con il thriller fantascientifico con Jennifer Lopez The Cell e proseguito con maggiore personalità nel fanta-avventuroso The Fall. Perfino i lavori più mainstream come Immortals e il su citato Biancaneve hanno potenti stralci della sua mano, che però va completamente perduta in Self/Less. Questo non vuol dire automaticamente che siamo di fronte a un lavoro scadente, anzi, Self/Less è un solidissimo sci-fi d’azione che sa intrattenere. Ma se siete fan del regista indiano, siete avvertiti.

La sceneggiatura dei fratelli Pastor, che da registi hanno diretto i postapocalittici Carriers e The Last Days, racconta la storia dell’industriale miliardario Damian Hale che, dopo aver scoperto di avere pochi giorni di vita a causa di un tumore incurabile, decide di seguire una nuova e radicale terapia chiamata shedding. La terapia consiste nel trasportare letteralmente la propria coscienza in un corpo nuovo, creato appositamente. Lo shedding riesce e Damian ha ora un corpo giovane, atletico e prestante, ma un indesiderato effetto collaterale comincia a prendere il sopravvento, ovvero degli strani ricordi che non appartengono al miliardario.

self-less 2

Il cinefilo incallito potrebbe avere un déjà-vu e infatti Self/Less somiglia molto (omaggio?) a Operazione diabolica, thriller fantascientifico con Rock Hudson diretto nel 1966 da John Frankenheimer. In entrambi i casi si effettua un discorso sulla personalità e su come possa essere pericolosa e scriteriata la scienza che tende a intaccare la Natura. Tematiche comunque sviluppate in tanto cinema fantascientifico, con declinazioni differenti, che qui riflettono sulla difficoltà di separare corpo e “anima”. Il discorso spirituale che ci si aspetterebbe dal cinema di Tarsem lascia però il passo al mero cinema d’intrattenimento che si fa presto simile al filone spionistico sulla ricerca d’identità, alla The Bourne Identity per intenderci, e sfocia nell’action – anche un pò eccessivo, a dire il vero – nella sua tranche finale.

SELF/less

Ryan Reynolods funziona molto bene nel ruolo del protagonista, ovvero del suo nuovo corpo, dimostrando di essere il volto perfetto per il cinema moderno di intrattenimento. Ben Kinglsey, nel ruolo di Hale prima della terapia, ci mette la sua consueta professionalità, mentre Matthew Goode lascia abbastanza indifferenti, intrappolato nel ruolo di un cattivo davvero troppo di maniera.

Ci si diverte con Self/Less ma lo si riesce anche a dimenticare con facilità… forse quel tocco registico che tutti si sarebbero aspettati avrebbe davvero fatto la differenza!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Buon cinema d’intrattenimento, solido nella trama e facile da seguire.
  • Ryan Reynolds ha il carisma giusto per la parte.
  • Manca di personalità.
  • Lì dove la vicenda si sarebbe prestata a un’interpretazione più originale, si punta all’azione da film ignorante hollywoodiano.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Self/Less, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to Self/Less, la recensione

  1. V.G.Panzera ha detto:

    ECCO IL MOTIVO PER CUI IN SELFLESS LA TRAMA NON REGGE:

    https://librilettura.wordpress.com/2015/09/19/film-selfless-il-motivo-per-cui-la-trama-non-regge-2/

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