Serenity – L’isola dell’inganno, la recensione

Le vie del postmoderno sono infinite e se il cinema del XXI° secolo ci sta insegnando una lezione è che l’unica via per il “nuovo” è il riciclo selvaggio del “vecchio”, ancor meglio se il risultato è generato da un sapiente quanto irresponsabile mix di generi e suggestioni. Steven Knight, fiore all’occhiello dell’attuale parco di sceneggiatori hollywoodiani, conosce bene questa lezione e sta improntando la sua carriera sul concetto di contaminazione, atta alla creazione di oggetti pop tanto affascinanti quanto stranianti: basti pensare ad Allied – Un’ombra nascosta di Robert Zemeckis e Millennium: Quello che non uccide di Fede Álvarez, oggetti imperfetti eppure palesemente risultato di scelte molto oculate.

Knight, però, riserva alla sua attività di regista le sceneggiature più folli ed estreme e se Redemption – Identità nascoste era comunque legato a un background thriller molto classico, è con Locke che l’autore ha dato il meglio di se stesso, incatenando lo spettatore allo schermo con una telefonata lunga un’ora e mezza.

Ma è con Serenity – L’isola dell’inganno che Knight porta al cinema la sua opera ad oggi più ambiziosa e scellerata, un guazzabuglio di suggestioni mutuate da generi cinematografici diversissimi tra loro che cerca una quadra in un film già sulla carta impensabile. E infatti il risultato è spiazzante. Ma non spiazzante in senso positivo, ma sconcertante. Serenity – L’isola dell’inganno è un’impresa suicida, un film così sbagliato – sia a livello narrativo che costruttivo – da lasciare del tutto basiti per il progressivo incartarsi di trama e personaggi, per la sconsiderata miscela di generi che non legano tra loro, per l’utilizzo pedestre dei twist narrativi capaci di generare imprecazione invece che sorpresa.

serenity - l'isola dell'inganno

Baker Dill è un uomo solitario e con un gran brutto carattere. In fuga da un passato che non gradisce ricordare, si è rifugiato in un paesino costiero dove è proprietario di un peschereccio ed è ossessionato da un gigantesco tonno che non riesce a catturare. Un giorno arriva una donna bellissima, Karen, che è parte del passato che Baker vuole dimenticare. Infatti, è la sua ex moglie, ora sposata con un uomo d’affari violento che maltratta lei e il loro figlio adolescente. Karen chiede a Baker di uccidere l’attuale marito in cambio di 10 milioni di dollari.

Un incipit lucidamente già visto che fa sue suggestioni da noir hitchcockiano. Nulla di male, è l’ABC del thriller, quello che fa sfregare le mani perché promette uno spettacolo dall’appeal sicuro. A questo uniamo echi alla Hemingway fatti di ossessioni marine e sprazzi della deriva torbidamente erotica che il genere ha imboccato tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 e che comunque non guasta di certo. Poi non tralasciamo il fatto che nei ruoli principali ci sono due star hollywoodiane che negli anni hanno saputo distinguersi per una intelligente crescita professionale mirata alla qualità, con l’alternanza tra blockbuster e piccoli film cult, ovvero Matthew McConaughey e Anne Hathaway, entrambi vincitori di un Oscar.

serenity l'isola dell'inganno

Per circa un’ora ci crediamo e il film ci piace pure anche se non sembra affatto materia per Steven Knight. Il problema sussiste nel momento in cui entra in gioco la voglia di stupire, di essere originali… postmoderni, come si diceva. Un twist narrativo a metà racconto manda tutto a monte e il film diventa un improbabile oggetto affetto da schizofrenia, dove le due anime che lo compongono non riescono a comunicare e creano un’idiosincrasia di fondo che rende indigesta tutta l’opera.

Il problema di Serenity – L’isola dell’inganno non è tanto nell’impopolare decisione di trasformare un noir in altro, ma nel modo in cui l’altro viene gestito. Non è possibile credere neanche un secondo a quello a cui si sta assistendo, viene a mancare proprio la possibilità di attivare la sospensione dell’incredulità necessaria, i due mondi non si legano e tutto appare artificioso, spesso anche involontariamente ridicolo.

serenity l'isola dell'inganno

Il film di Steven Knight è stato uno dei più sonori flop al botteghino degli ultimi mesi, nonché oggetto di scherno da parte della critica. È tutto perfettamente comprensibile e sarebbe apparso strano il contrario. La crew ha accusato la distribuzione di non aver supportato adeguatamente il film, ma certamente il problema non è stato la promozione, ma il film stesso.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Diane Lane… un cast da grandi occasioni! Un film sbagliato alla radice, con uno script talmente assurdo da risultare fallimentare.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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