Sotto Assedio – White House Down, la recensione

L’ex marine John Cale deve tenere un colloquio alla Casa Bianca per entrare a far parte della scorta del Presidente degli Stati Uniti Sawyer, allo stesso tempo John vuole cercare di risaldare il rapporto con la sua figlioletta Emily, che ormai vede sempre meno a causa del divorzio con la madre della bambina. Dal momento che Emily è una fervente ammiratrice del Presidente Sawyer, John chiede il permesso di portare con se anche lei, così da farle fare una visita guidata della Casa Bianca. Il colloquio però non va come sperato e mentre padre e figlia si trovano ancora nella Casa, un’esplosione all’interno dell’edificio mette tutti in allerta. Un gruppo di terroristi è riuscito a penetrare nella Casa Bianca eludendo i sistemi di sicurezza. Ora John deve riuscire a recuperare sua figlia che si era assentata per andare in bagno e, se possibile, risolvere la situazione mettendo in salvo il Presidente.

Se pensate di aver già sentito di recente questa trama non illudetevi, non siete dei preveggenti del tamarro-movie nazionalista made in Hollywood, ma probabilmente avete visto o sentito parlare di Attacco al potere – Olympus Has Fallen di Antoine Fuqua, l’action movie con Gerard Butler e Aaron Eckhart che è uscito nei nostri cinema solo pochi mesi fa. Ma a Hollywood è frequente questa tendenza a rincorrersi su idee simili da portare sul grande schermo, basta pensare a casi eclatanti come le sfide Deep Impact vs. Armageddon oppure A Bug’s Life vs. Z la formica avvenute entrambe nell’emblematico 1998. E così, rinvigorendo la tradizione, stavolta a far da sfondo alla sfida c’è la Casa Bianca presa d’assedio da terroristi, che minacciano gli Stati Uniti prendendo in ostaggio il Presidente, con un solo uomo che può salvarlo e mandare al Creatore i cattivi. Diciamo che le similitudini di Sotto assedio con Attacco al potere non si fermano qui, ma vanno sospettamente a coinvolgere anche una serie di dettagli, ma il confronto minuzioso tra le due pellicole non ci interessa in questa sede, se non per dire che Fuqua batte Emmerich 1-0.

Già, perché dietro questo tronfio action-movie nazionalpopolare c’è il teutonico Roland Emmerich, uno che quando si tratta di distruggere e frantumare (soprattutto la Casa Bianca) è sempre lì in prima fila con la mano alzata. Dopo Independence Day, Godzilla, (il bel) The Day After Tommorow, 2012 e l’intruso Anonymous Emmerich dirige – su sceneggiatura di James Vanderbilt di Zodiac e The Amazing Spider ManSotto assedio – White House Down realizzando esattamente quello che ci si aspetterebbe da un suo lavoro. Infatti l’approccio che lo spettatore può avere verso questo film non concede sfumature, non esiste un’aspettativa grigia verso Sotto assedio, o si va al cinema aspettandosi il bianco o il nero.

E la parola d’ordine è distruzione!

Jamie Foxx è il Presidente degli Stati Uniti al fianco di Channing Tatum in Sotto Assedio

Jamie Foxx è il Presidente degli Stati Uniti al fianco di Channing Tatum in Sotto Assedio

La credibilità e la verosimiglianza di un film come Sotto assedio è prevedibilmente prossima allo zero, tutto succede perché DEVE succedere: padri con il volto di Channing Tatum salvano figlie, Casa Bianca, un Jamie Foxx-Obama Presidente, Stati Uniti e Mondo intero (non necessariamente in questo ordine) uscendo miracolosamente indenni da esplosioni varie e mazzate in ogni parte del corpo, anzi avendo la forza di smascherare all’ultimo il Male più infido e insospettabile e salendo sull’aereo presidenziale invece di andare in ospedale, come sarebbe stato giusto e umano. Sotto assedio devi prenderlo per quello che è, un blockbuster caciarone commissionato probabilmente dai consulenti d’immagine di Barack Obama, che diverte per l’assurdità di gran parte delle situazioni, che spesso e volentieri scadono anche nel ridicolo, ma lascia il vuoto cosmico dopo la visione.

Se Attacco al potere aveva un’impostazione da violento b-movie molto anni ’80, richiamando in maniera palese la struttura di Die Hard – Trappola di cristallo, Sotto assedio è un film che urla i milioni e milioni di dollari che è costato ad ogni immagine, mette la violenza fuori campo e punta anche sull’(auto)ironia (la scena in cui si vede scorrere su uno schermo una sequenza cult di Independence Day è un esempio lampante).

Scene d’azione come quella d’inseguimento nel cortile della Casa Bianca o la resa dei conti finale riescono ad esaltare, ma il film preso nel suo complesso offre un senso di unite spreco di dollari per un prodotto che sa di già visto sotto più fronti.

Jamie Foxx nei panni del Presidente con Air Jordan e armato di mitragliatrice non lo si prende sul serio neanche un secondo, ma il G.I. Joe Channing Tatum sta cominciando ad acquistare una sua dignità da action-man e James Woods nei panni del cattivo è sempre un tocco di qualità garantita.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Alcune scene d’azione sono davvero ben realizzate.
  • A tratti insospettabilmente auto ironico.
  • Troppo Inverosimile.
  • Talmente esagerato da risultare ridicolo.
  • Se confrontato con il contemporaneo e fin troppo simile Attacco al potere, guadagna in spettacolarità ma perde sotto ogni altro aspetto.
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