Sotto una buona stella, la recensione

Sono poche, oggi, le icone della commedia italiana sopravvissute con successo al botteghino tanti anni da aver potuto attraversare più generazioni cinematografiche. Tra queste c’è senza dubbio Carlo Verdone, regista e attore che in più occasioni abbiamo sentito celebrare come tra i principali eredi della grande tradizione della commedia all’italiana. Con una carriera cominciata in tv tanto tempo fa in trasmissioni come Non Stop, Verdone è riuscito a rinnovarsi negli anni riuscendo a mantenere una forte personalità pur evitando di ripetersi (almeno in gran parte della carriera), cosa che probabilmente gli ha permesso di mantenere il suo appeal verso un pubblico che si compone di ferventi fan ma anche di spettatori occasionali, senza che ci sia necessariamente un gap di apprezzamento tra l’uno e l’altro. Sotto una buona stella appartiene a quella macro-fase nella carriera dell’attore e regista che ha prediletto il racconto di una storia corale all’assolo che aveva contraddistinto i suoi esordi, una fase cominciata quasi come caso isolato con Compagni di scuola (1988) e consolidata nel 2003 con Ma che colpa abbiamo noi, con il quale è diventata un po’ una costante nella filmografia di Verdone.

Dopo gli ottimi Io, loro e Lara (2010) e soprattutto Posti in piedi in paradiso (2012) non ci si aspettava forse che l’exploit fosse ripetuto e i tempi strettissimi con cui Sotto una buona stella è stato realizzato (la produzione è iniziata a ottobre 2013 per un’uscita in sala a febbraio 2014!) alimentavano questa sensazione. Invece, anche nel suo ultimo film, Verdone ha dimostrato di essere in grande forma, di saper raccontare (bene) una bella storia e di saper divertire con quell’ironia che l’ha sempre contraddistinto.

Carlo Verdone e Lorenzo Richelmy, padre e figlio, origliano la vicina di casa

Carlo Verdone e Lorenzo Richelmy, padre e figlio, origliano la vicina di casa

Sotto una buona stella narra la storia del sessantenne Federico Picchioni (Carlo Verdone) che ha abbandonato il tetto coniugale da molti anni, lasciando una moglie e due figli; sua figlia Lia (Tea Falco), tra l’altro, è anche una ragazza madre e ha sulle spalle una bambina mulatta di tre anni. L’improvvisa morte della ex moglie, getta nel panico la vita di Federico che si ritrova di punto in bianco la casa “invasa” dai figli che non ha cresciuto. La sua intimità è del tutto compromessa e la sua attuale compagna, Gemma (Eleonora Sergio), non è molto propensa a questa situazione. Come se tutto ciò non bastasse, Federico ha appena perso il lavoro a causa di uno scandalo a base di frodi finanziare nell’azienda in cui lavorava e nell’appartamento confinante al suo si è trasferita una nuova inquilina (Paola Cortellesi), rumorosa e dall’ambigua vita lavorativa.

L’intento di Verdone, che si occupa anche della sceneggiatura insieme a Pasquale Plastino, Maruska Albertazzi e Gabriele Pignotta, è fotografare un’attualità ben poco felice, anzi tragica, fatta di lutti, licenziamenti, disoccupazione, famiglie sfaldate e mancanza di meritocrazia. Un contesto terribile che riflette in modo inequivocabile l’Italia odierna. Però, come nello stile del regista, si può ridere delle tragedie e anche Sotto una buona stella ha quel sapore dolce-amaro che ha fatto la fortuna di molti dei migliori film del regista romano. I vari personaggi sono ben caratterizzati e riescono ad avere il giusto spazio nella vicenda in un logica di coralità che però non va mai a togliere realmente spazio a quello che il vero protagonista, Federico Picchioni/Carlo Verdone. A duettare con Verdone c’è soprattutto Paola Cortellesi, equilibrata e molto in parte nel ruolo della vicina di casa con complesso di colpa e dalla facile imitazione della factotum rumena. Ma possiamo dire che a questo giro Verdone ha saputo circondarsi da attori di talento perché se anche Eleonora Sergio, che arriva dalla tv, è perfettamente in parte, si fanno notare con piacere anche i più giovani Lorenzo Richelmy e Tea Falco, quest’ultima già apprezzata in Io & te di Bertolucci.

Paola Cortellesi e Carlo Verdone finti fidanzati invitati a un matrimonio

Paola Cortellesi e Carlo Verdone finti fidanzati invitati a un matrimonio

Se Sotto una buona stella funziona molto bene nelle scene comiche (l’incidente della Filippina, l’imitazione della coppia disastrata in strada, il simposio di poesia, la simulazione dell’amplesso sul divano, solo per dirne qualcuna) e sa tenere un equilibratissimo leitmotiv inter-genere che potremmo definire “dramedy”, in un paio di momenti sembra però perdere la situazione di mano. Mi riferisco a quelle due scene in cui il film cerca di denunciare apertamente le falle dell’Italia, ovvero quando Tea Falco incontra per la prima volta Simon Blackhall durante l’intervista e il momento del provino di Lorenzo Richelmy. Scene quasi inserite forzatamente nel contesto del film per sottolineare il disagio dei protagonisti per l’ambiente che li circonda.

In generale, comunque, Sotto una buona stella funziona egregiamente, ha una costruzione quasi teatrale per la prevalenza di location in interni (ricostruite nei teatri di posa di Cinecittà) e per l’ampia concessione al dialogo, diverte e porta in scena uno stuolo di attori davvero capaci. Insomma, saranno passati quasi quarant’anni da quel capolavoro che risponde al nome di Un sacco bello e nel frattempo qualche buca è stata presa, ma Carlo Verdone è ancora in ottima forma!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il film mescola bene una vena di drammatica malinconia con la comicità.
  • Alcune situazioni sono realmente divertenti.
  • Ottimi attori, soprattutto Tea Falco e Lorenzo Richelmy.
  • Verdone e Cortellesi funzionano bene come coppia.
  • La retorica di alcune situazioni appare forzata.
  • La prevalenza di interni da al film un taglio paradossalmente vicino a certa fiction nostrana.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Sotto una buona stella, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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