Biografilm Festival 2014 – Everyday Rebellion, la recensione

Come un’epidemia del nostro tempo, il senso di ribellione si espande a macchia d’olio sulla superficie del pianeta.
Occupy Wall Street, Femen, gli Indignados.
Continue ripercussioni di proteste non-violente dall’Iran a Copenaghen, movimenti dallo stampo rivoluzionario decisi a rimodellare il mondo secondo i diritti dell’umanità.
Il documentario di Arash T. Riahi e Arman T. Riahi, si preoccupa di mostrare la natura della ribellione e della protesta civile tramite uno sguardo oggettivo, onnipresente e spaventosamente moderno.

Everyday Rebellion si presenta, fin dalla prima sequenza, magnificamente.
Girato con videocamere ad altissima risoluzione e con un montaggio tecnicamente ottimo, il documentario dei fratelli austro-iraniani Riahi appare da subito come un tentativo fresco, innovativo e ambizioso di raccontare le scosse del nostro tempo.
Realizzato con una tempistica simile all’ubiquità, il viaggio dei registi ci porta agli estremi della società occidentale e direttamente nella vita delle singole persone coinvolte nelle masse brulicanti di Indignati dal Mondo. I loro drammi, le loro difficoltà, la totale e assoluta mancanza di paura davanti ai Giganti che popolano ogni singola nazione del mondo; Banche, Broker, Capitalisti, Poliziotti, Servi Politici. Il senso di ambizione e coraggio è continuamente palpabile, le motivazioni sono indiscutibili, le persone reali.
Si parte dal principio con l’analisi del Caso Femen, o meglio, della lotta quotidiana intrapresa da uno dei suoi membri, Inna Shevchenko.
Inna acquisisce notorietà dopo aver tranciato di netto un’enorme croce in memoria delle vittime dell’Holodomor, la carestia di origine dolosa che tra il 1929 e il 1933 causò milioni di morti in Ucraina, ed è immediatamente portata a fuggire dal suo paese, dopo aver ricevuto gravi minacce di morte da alcuni agenti speciali governativi. Nel suo percorso europeo, richiede e ottiene asilo politico in Francia, decidendo successivamente di fondare il movimento FEMEN France.

Everyday Rebellion immagine 1
Con un balzo geografico, ci troviamo poi nel pieno di Wall Street, mentre un gruppo di protestanti ascolta con empatia il triste racconto di un’universitaria sovrastata dai debiti e della sua speranza verso il gruppo in cui ha appena deciso di entrare.
Un secondo slancio ci porta nel cuore di Madrid, dove un gruppo di Indignados indice una riunione di quartiere per stabilire le loro strategie future. Una ragazza si è suicidata nel tentativo di impedire lo sfratto suo e della madre dalla casa di famiglia, e l’opinione pubblica è scandalizzata, scossa, ma decisa a cambiare la situazione radicalmente.
Un terzo salto e ci troviamo in Iran, dove la protesta perversa continuamente, e successivamente in Egitto.
E di nuovo da capo, discorrendo da una storia di vita all’altra, permettendo fugaci interviste e apparizioni di leader e personaggi, studiosi delle masse, antropologi e testimoni degli accaduti. Di nuovo dall’inizio.
Questa pedante descrizione delle trame intrecciate dai registi Riahi è quanto più essenziale per comprendere appieno la forma di Everyday Rebellion.
I concetti di Protesta e Ribellione generano automaticamente empatia. Racchiudendo in essi i molteplici significati della Metamorfosi Sociale e della difesa dei diritti dell’uomo, argomenti in cui chiunque può trovare echi di se stesso, la scelta dei fratelli di rivolgersi particolarmente alle forme di protesta non-violente non sembra poi così casuale.
Il bisogno di empatia dallo spettatore, continua ed esplicitamente martellante, deve essere soddisfatto unicamente dalla formazione di Eroi principali del Mondo Rivoluzionario riportato su pellicola, e così è, puntualmente.

Everyday Rebellion immagine 2
Le Inne Shevchenko, i disoccupati sfrattati, le maestre che cercano in tutti i modi di infilare le proprie ideologie (corrette, per carità) in testa ai propri studenti, i bambini che non conoscono pienamente il significato di un gesto pacifista ma che lo espongono comunque in una forma di imitazione dell’Adulto, le anziane preoccupate per il futuro dei propri nipoti.
Bravissime persone, coraggiose, audaci, ma terribilmente rappresentate.
La strizzata d’occhio alla positività, gentilmente promessa dal colorato poster del documentario e dalla promessa di indagare la creatività della non-violenza, è in realtà un fuorviante tentativo di richiamare un immaginario contro-correntista e disperatamente indie, unito a un apprezzabile intento di dipingere una realtà odierna e tangibile; una coppia di strategie spaventosamente in contrasto tra loro.
Fin dalle prime scene, un fastidioso ed evocativo voice-over elenca i Diritti Universali dell’Essere Umano, mentre scene di violenza e lotta urbana irrompono sullo schermo.
Una scena che vorrebbe essere profonda, invitare a un momento di riflessione, ma che invece crea una contrapposizione semplicistica di Pace/Caos che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo all’argomento che il documentario propone di espandere oltre i semplici confini geometrici, e così è per la maggior parte della durata.
Il male e il bene da una parte all’altra del mondo, senza una sfumatura o un’introspezione che doni una vera personalità a questa pellicola e dispiace dover mettere alla berlina un progetto di questo tipo per via di un guscio vuoto gonfiato oltre i limiti del comprensibile.
L’ambizione stessa di Everyday Rebellion è anche il suo più grande difetto.

Everyday Rebellion
Strizzati nella sua durata da 118 minuti, vi sono troppe ideologie, troppi racconti di vita e al tempo stesso una non indifferente rappresentazione di morte e violenza. Ci sono molti momenti toccanti, altri sul limite dello sconvolgimento. Suicidi, omicidi in strada, morti in presa diretta. Alcune sequenze daranno certamente fastidio a molti spettatori, come è giusto che sia, anche in favore di una rappresentazione della Tragedia che i molti Guerrieri del Documentario tentano di impedire, ma il Grande Collage di questo film semplicemente non riesce a sostenere il tutto, strappandosi alle suture fin dalla prima metà e riducendo il tutto a singoli, interessanti, frammenti di vita.
Inne Shevchenko e il suo coraggio femminista, gli Indignados e la loro fermezza.
Il consiglio è di avvicinarsi a questi movimenti indipendentemente, senza bisogno di avvicinarsi a questo documentario.
Ci sono personaggi e teorie interessanti, condivisibili, ma la voglia maldestra dei fratelli Riahi di abbracciare l’intero pianeta sprofonda il tutto in un mare di argomenti abbozzati e filmati di repertorio, rendendo l’intera operazione come un ottimo medium per conoscere almeno le identità degli Eroi moderni, ma come un pessimo, deludente tentativo di penetrare in realtà a malapena abbozzate e mai pienamente riportate.

Luca Malini 

PRO CONTRO
  • Vite, Movimenti e rispettivi Eventi da scoprire.
  • Ottima Realizzazione Tecnica.
  • Manca totalmente di introspezione.
  • Troppe storie per potersi focalizzare pienamente anche su una sola.
  • Indagine sulla Creatività della Non-Violenza completamente assente.
  • Deludente per chi si aspetta 115 minuti di messaggi.

 

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Biografilm Festival 2014 - Everyday Rebellion, la recensione, 4.3 out of 10 based on 3 ratings

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