SPECIALE WOODY ALLEN: I 10 MOMENTI PIU’ DIVERTENTI DEL SUO CINEMA

Ciascuno di noi ha le proprie passioni. Chi per l’arte, chi per lo sport, chi per la buona cucina (che condivido pienamente, a proposito). C’e chi ama, più o meno segretamente, i protagonisti del grande schermo e si scioglie davanti al fascino di Johnny Depp o va in brodo di giuggiole per gli occhi azzurri di Charlize Theron.

E poi ci sono io.

Io, che coltivo sin dalla tenera età una smodata passione per Woody Allen.

Sì, proprio lui: rachitico, occhialoni spessi… sull’ottantina…

Lo so, non avrà i pettorali di Hugh Jackman né lo sguardo magnetico di Raoul Bova… Ma vogliamo parlare del suo geniale senso dell’umorismo o della poesia attraverso la quale è riuscito a raccontare a tutto il mondo la vita, l’amore, la bellezza? D’accordo, forse non sono molto convincente, ma che vi devo dire? Il colpo di fulmine rientra in quella rosa di fenomeni il cui meccanismo è impossibile da comprendere. E poi, credete sul serio che, per esempio, che Dita von Teese sarebbe in grado di spiegare cosa ci ha trovato in Marilyn Manson? Beh, nemmeno io. Andiamo avanti.

Quello tra me e Woody, come ogni tragedia romantica che si rispetti, è un amore squisitamente unilaterale. Nel senso che lui, probabilmente, ignora anche solo la mia esistenza (quindi figuriamoci la mia venerazione!). L’ho incontrato in (poca) carne, camicia di flanella e (molte) ossa in ben tre occasioni. Nella a me più propizia di queste circostanze (il concerto, nel 2011, di Woody e della sua jazz band all’Auditorium della Conciliazione), grazie a un piano d’attacco che neanche Mata Hari o la CIA, riuscii ad imbucarmi alla blindatissima conferenza stampa pre concerto, trovandomi a pochi passi da lui… Ma commettendo un errore imperdonabile…

 Bando, per ora, ai tiri mancini giocati dall’emozione, in occasione dell’arrivo sui nostri schermi dell’ultima fatica firmata Woody – Blue Jasmine – offro ai lettori di DarksideCinema.it di fare un piccolo tuffo, all’insegna del divertimento, nella sconfinata e poliedrica produzione del regista e attore newyorkese, stilando la classifica dei dieci momenti più esilaranti della sua filmografia.

Pochi cineasti come Woody Allen son riusciti a far ridere generazioni con intelligenza e arguzia, senza mai scadere nella facile volgarità o indugiare in una comicità banale e artificiosa. La top ten che segue è un modesto omaggio che, lungi dalla pretesa di essere esaustivo, si articola come un breve viaggio attraverso le scene dei suoi film che più hanno regalato al pubblico – in particolare a chi scrive – momenti di travolgente ilarità e buonumore assicurato.

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10. Midnight in Paris (2011) : “non é che andiamo d’accordo proprio su tutto…”

Gil (Owen Wilson), richiesto sceneggiatore hollywoodiano e aspirante romanziere, è in vacanza a Parigi con la sua fidanzata Inez (Rachel McAdams) e la famiglia di lei. La magia della capitale francese stuzzica la sua ispirazione e risveglia in lui un’acuta nostalgia per un’epoca tuttavia mai vissuta: i ruggenti Anni Venti. Una notte, mentre passeggia fino a smarrire la via, allo scoccare della mezzanotte una macchina d’epoca, per magia, lo trasporta indietro nel tempo, proprio nella mitica Parigi degli Anni Venti. Lì incontra i suoi idoli, tra cui Francis Scott Fitzgerald (Tom Hiddleston) e Ernest Hemingway (Corey Stoll), ma anche la seducente Adriana (Marion Cotillard), amante di Picasso, a sua volta attratta dallo scrittore in erba. Gil, però, le rivela di essere già fidanzato, e racconta alla giovane cos’è che rende lui e Inez tanto in sintonia: il cibo indiano, of course! Ma non tutto il cibo indiano…

Curiosità: in Italia, il film ha incassato ben 2.203.671 euro in appena tre giorni; si tratta dell’incasso d’esordio più elevato per Woody nella nostra Penisola.

Midnight in Paris si è aggiudicato ben quattro nominations agli Oscar 2012 (Migliore Sceneggiatura Originale, Miglior Film, Migliore Regia e Migliore Scenografia), valendo a Woody il terzo Premio Oscar della sua carriera per la Miglior Sceneggiatura Originale. Lo aveva già vinto per Io e Annie (con Marshall Brickman) nel 1978 e per Hannah e le sue sorelle nel 1987. Allen ha ricevuto, negli anni, altre 12 nominations in questa categoria; a tal proposito, detiene il record del maggior numero di nomination agli Oscar come sceneggiatore, mentre è quinto, a pari merito con altri registi, nella classifica delle candidature per la Miglior Regia (sette). A queste, va aggiunta una nomination come Miglior Attore, che comporta il record di 23 candidature nelle tre maggiori categorie (regia, sceneggiatura e recitazione), battendo il precedente primato di un altro genio assoluto della commedia: Billy Wilder (diciannove).

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9. Il Dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas, 1971) : in edicola.

Fielding Mellish (Woody Allen) è un uomo insicuro e ansioso che, in seguito a una rocambolesca serie di equivoci e bizzarri eventi, diventa il nuovo presidente dello Stato di Bananas (San Marco, nella versione originale). Il film, terzo lungometraggio da regista e quinto da attore per Woody, si basa su una successione mitragliante di gag ai limiti dell’assurdo. Selezionarne una sola non è semplice ma ho scelto, simbolicamente, la sequenza in edicola, che si colloca nella prima parte. Fielding si ritrova fatalmente attratto dalle copertine patinate delle riviste porno, dalle quali ammiccano sensuali donnine senza veli. Non resiste e ne compra una, dall’eloquente titolo ‘Orgasmo‘. Per non dare nell’occhio e sfuggire all’imbarazzo, tuttavia, si presenta alla cassa con una pila di letture intellettuali, quali La rivsta della Fede, Newsweek eccetera. Ma l’epilogo dell’acquisto, grazie all’encomiabile ‘discrezione’ del giornalaio, sarà un disastro. Senza contare la giustificazione che Fielding fornirà a una scioccata vecchina…

Curiosità: l’American Film Institute ha inserito il film al sessantanovesimo posto nella lista delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.

Nei panni di un bullo in cui Fielding s’imbatte in metropolitana compare, non accreditato, un giovanissimo Sylvester Stallone, in una delle sue primissime apparizioni sul grande schermo.

Louise Lasser, protagonista femminile del film, fu sposata con Woody Allen dal 1966 al 1969. Per Woody sono le seconde nozze.

Nel 2000, il regista Douglas McGrath ha realizzato un remake del film intitolato Una spia per caso, in cui compare, in un cameo, lo stesso Allen.

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8. Provaci Ancora, Sam (Play It Again, Sam, 1972) : i tentativi di approccio di Sam.

Sam Felix (Woody Allen) è distrutto dal divorzio dalla moglie Nancy. I suoi due amici, Linda (Diane Keaton) e Dick Christie (Tony Roberts), cercano di farlo uscire dal guscio e convincerlo a frequentare altre donne. A Sam non dispiace l’idea, ma è un tipo talmente nervoso e maldestro che riesce a tramutare ogni buona occasione in una catastrofe. A poco servono le continue apparizioni nel suo appartamento del macho Humphrey Bogart (Jerry Lacy), che dispensa continuamente consigli su come trattare le donne. Il modo in cui Sam li mette in pratica con le amiche che gli vengono presentate o con le ‘pollastre’ che punta in discoteca o al museo, danno luogo a momenti semplicemente strepitosi. Ne sono efficaci esempi la sua reazione durante la telefonata di Linda a un’amica che intende  fargli conoscere (e il successivo incontro con quest’ultima); l’approccio con la prorompente bellona sulla pista da ballo o con la ragazza cui Pollock induce pensieri suicidari; la serata con una sedicente ninfomane.

Curiosità: il film non è diretto da Allen, come molti credono, ma da Herbert Ross. Woody Allen è interprete, autore della sceneggiatura e dell’opera teatrale omonima dalla quale il lungometraggio è tratto.

Prima volta insieme sul set per Woody Allen e Diane Keaton, che s’incontrarono per la prima volta al Broadway Theatre, durante l’audizione di lei per recitare nella già citata commedia teatrale di Allen. Il loro legame professionale divenne ben presto anche sentimentale; la loro relazione durò ben otto anni, fino al 1978.

Nella versione originale, il personaggio di Woody Allen si chiama Allan Felix, non Sam. Il Sam del titolo, infatti, è il pianista del Rick’s Café nel film Casablanca (citato più o meno palesemente nel corso di tutto il film di Ross) e il titolo fa riferimento alla frase a lui rivolta da Ilsa (Ingrid Bergman), il cui significato originario è: “Suonala ancora, Sam” (Provaci ancora, Sam, è una traduzione che, per quanto inesatta, ben si adatta al contesto).

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7. Misterioso Omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mistery, 1993) : Wagner, la Polonia e la claustrofobia in ascensore.

L’agente editoriale Larry Lipton (Woody Allen) e sua moglie Carol (Diane Keaton) si accorgono che dietro la morte, apparentemente naturale, della loro anziana vicina di casa Lilian (Lynn Cohen), moglie di Paul House (Jerry Adler), si cela qualcosa di molto strano e poco chiaro. In men che non si dica, la coppia s’improvvisa detective (nonostante la riluttanza di Larry) e inizia a indagare con l’aiuto di Ted (Alan Alda), vecchia fiamma di Carol, e della brillante e affascinante Marcia Fox (Anjelica Huston), cliente di Larry. Sarà l’inizio di una improbabile serie di appostamenti e pedinamenti, che condurranno i quattro amici allo scioglimento del mistero.

Appartiene a questo film la scena, ambientata sul magnifico sfondo del Lincoln Center, in cui Larry pronuncia una delle battute migliori di sempre del repertorio di Woody Allen. La coppia esce dall’Opera dopo aver assistito (parzialmente) a un’opera di Wagner, che Larry non riesce mai ad ascoltare fino in fondo…
Altra sequenza da non perdere è quella in cui i coniugi, nel corso delle investigazioni, rimangono bloccati nell’ascensore di un motel e Larry, ‘impavido’ come suo solito, si lascia andare a un irresistibile attacco di claustrofobia.


Curiosità: nel film sono inserite un tripudio di citazioni cinefile: Allen rende omaggio a diversi capolavori dell’epoca d’oro di Hollywood tra cui La fiamma del peccato di Billy Wilder, La finestra sul cortile e La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock e La signora di Shanghai di Orson Welles.

Il film segna il debutto sul grande schermo di Zach Braff, star della serie tv Scrubs, nel ruolo di Nick, figlio di Larry e Carol. Non è il primo personaggio oggi molto noto ‘battezzato’ dal cinema di Woody Allen: Sigourney Weaver esordì con il film Io e Annie, nel quale segnaliamo anche una delle primissime apparizioni del Premio Oscar Christopher Walken.

Il ruolo di Carol avrebbe dovuto, inizialmente, essere interpretato da Mia Farrow. Tuttavia, nel periodo delle riprese, la coppia Allen-Farrow, insieme dal 1980, era in pieno scandalo mediatico a causa della scoperta della relazione tra il regista e la coreana Soon-Yi Previn, figlia adottiva della Farrow e del primo marito André Previn, di 35 anni più giovane di lui. Woody e Soon-Yi sono sposati nel 1997 a Venezia.

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6. Prendi i Soldi e Scappa (Take the Money and Run, 1969) : prove allo specchio.

Virgil Starkwell (Woody Allen) è un ‘criminale da strapazzo’ (per citare un’altra creatura alleniana) di cui seguiamo le strambe vicissitudini, dall’ingresso nel mondo della malavita, all’evasione dal carcere al tentativo di vivere in modo onesto per amore della bella Louise… Per il primo lungometraggio di Allen da regista e protagonista, vale il discorso già accennato a proposito di Bananas: i momenti comicamente travolgenti e le scene da antologia si susseguono senza sosta. L’intervista ai genitori di Virgil, che, per restare in incognito, indossano baffi finti alla Groucho Marx; l’esordio del protagonista nella banda del paese come violoncellista; la rapina in banca con messa ai voti non sono che alcuni esempi. Tuttavia, è d’uopo scegliere e propongo, pertanto, la sequenza in cui Virgil, dopo la doccia e un tragicomico duello con l’asciugacapelli, sceglie con cura i vestiti dal frigorifero (armadio di fortuna), sperimenta sguardi languidi davanti allo specchio e guadagna l’uscita, più che mai sicuro di sé. Tuttavia, ha dimenticato un ‘piccolo’ dettaglio…

Curiosità : l’American Film Institute ha inserito il film al sessantaseiesimo posto nella lista delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.

Originariamente Allen aveva richiesto la regia di Jerry Lewis, che rifiutò a causa di impegni presi in precedenza.

La mattina del primo giorno di riprese del film, Woody, per l’emozione, si ferì il naso facendosi la barba. Guardando le scene di Prendi i Soldi e Scappa ambientante nel penitenziario di San Quentin (California) si può infatti notare un taglio sul suo naso.

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5. Basta che funzioni (Whatever Works, 2009) : a spasso per New York.

Boris Yellnikoff (Larry David) è un burbero e solitario uomo di mezza età, un tempo fisico di fama internazionale e candidato al Premio Nobel, che si guadagna da vivere a Chinatown, insegnando a giocare a scacchi ai ragazzini, con modi tutt’altro che pazienti e affabili. Una sera, rientrando a casa, si imbatte in Melodie St. Ann Celestine (Evan Rachel Wood), una giovane del Mississippi scappata di casa e bisognosa di un posto dove passare la notte. Nonostante l’ingenua fanciulla abbia l’acume di una zucchina e Boris sia un vero e proprio misantropo, accetta, suo malgrado, di ospitarla e farle da guida in giro per la Grande Mela. La sequenza che li vede passeggiare lungo Battery Park, visitare la Tomba di Grant e rilassarsi su una panchina del Washington Square Park è costellata da gustosi dialoghi sulla vita, la morte e il sesso pre-matrimoniale. All’ottuso candore e alla fresca genuinità di Melodie fanno da puntuale contrappunto il bieco cinismo e il risoluto sarcasmo di Boris.

“Boris, tu che tipo di genio sei?” gli domanda, a un certo punto, Melodie.

“Meccanica quantistica” è la secca risposta del Premio Nobel (e suicida) mancato.

“Sì – replica Melodie, dando ad intendere che quello sia un dato ben chiaro – ma in che campo? …La musica?”

Curiosità : la sceneggiatura originale del film è antecedente a quest’ultimo di oltre trent’anni; il ruolo di Boris Yellnikoff era stato scritto da Woody per Zero Mostel (Per favore, non toccate le vecchiette), scomparso nel 1977.

Nella seconda parte del film, c’è un irriverente e vagamente blasfemo scambio di battute tra i personaggi interpretati dagli attori Ed Begley Jr. e Christopher Evan Welch sull’orientamento sessuale di Dio.

Interpreta l’affascinante Randy James, giovane innamorato di Melodie, l’attore britannico Henry Cavill, il Man of Steel dell’ultima trasposizione cinematografica di Superman, diretta da Zack Snyder.

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4. La dea dell’amore (Mighty Aphrodite 1995) : l’incontro con Judy Orgasm.

Secondo il modesto giudizio di chi scrive, è uno dei cavalli di battaglia nella filmografia di Allen.

Lenny Weinrib (Woody Allen), giornalista sportivo, si lascia convincere dalla moglie Amanda (Helena Bonham-Carter) ad adottare un bambino, che chiameranno Max. Il piccolo cresce e si dimostra brillante e intelligentissimo; Lenny, molto colpito da questo, decide di rintracciare la madre naturale di Max e, dopo una difficile ricerca, si troverà di fronte la bella Linda Ash (Mira Sorvino), in arte Judy Orgasm: prostituta e, occasionalmente, attrice di film hard (menzione speciale, a tal proposito, anche per una scena successiva, quando, a pranzo, Linda racconta a Lenny come ha scoperto la propria passione per la recitazione). L’incontro fra i due si tiene nell’appartamento di lei – arredato con pezzi decisamente interessanti, seppur dal gusto discutibile – ed è segnato dall’incredulità di Lenny, da un memorabile scambio di battute sui mestieri, l’acqua marrone e l’importanza del senso dell’umorismo e da una serie di formidabili equivoci…

Curiosità : il ruolo di Judy Orgasm, il primo importante interpretato da Mira Sorvino, valse all’attrice il Premio Oscar come Migliore attrice non protagonista.

Quando Woody Allen le propose di fare un provino per il ruolo, Mira, per calarsi meglio nella parte, si presentò al Dorchester Hotel di Londra (il luogo dell’appuntamento) vestita da sgualdrina. Inoltre, la vocina che caratterizza il personaggio non era sul copione: è un’invenzione dell’attrice.

Le scene con il coro greco, che scandiscono le tappe più significative del film, sono state girate in Sicilia, nell’anfiteatro Taormina.

Oltre ad una giovane Helena Bonham-Carter, nel film compare in un piccolo ruolo anche Paul Giamatti, praticamente esordiente.

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3. Pallottole su Broadway (Bullets over Broadway, 1994) : a casa di Olive.

Questo film, un gioiello poco conosciuto ma assolutamente da imperdibile, è un affresco straordinariamente suggestivo e maledettamente ironico dell’ambiente teatrale americano degli Anni Venti, tanto cari a Woody.

Se l’autore teatrale David Shayne (John Cusack) vuol sperare di veder debuttare sul palco la sua nuova commedia, God of Our Fathers, deve accettare le condizioni del boss Nick Valenti (Joe Viterelli), che finanzierà lo spettacolo a patto che vi reciti la sua amante Olive (Jennifer Tilly). Quest’ultima è una ballerina di nightclub senza alcun talento drammatico – ma convinta di poter diventare una grande attrice – dalla voce insopportabilmente stridula. David è costretto a piegarsi al compromesso e si reca col suo produttore Julian Marx (Jack Warden) nel lussuoso e volgare appartamento di Olive per incontrarla e discutere con lei i dettagli dello spettacolo.

La sequenza selezionata per il terzo posto sul podio ha inizio con Olive che brandisce furibonda il copione (indignata per l’esiguo numero di battute del suo personaggio) sbraitando contro Nick (indaffarato, dal canto suo, a ordinare per telefono ai suoi scagnozzi di ‘freddare’ qualcuno) e continua con David e Julian che si accomodano in questo clima non proprio idilliaco e professionale. Le reazioni del commediografo, i commenti di Olive e l’atteggiamento di Nick rendono questa scena corale un capolavoro di comicità al tempo stesso equilibrata e surreale.

Curiosità : il soggetto del film non convinceva affatto Woody, che non trovava abbastanza originale l’idea del boss che volesse piazzare la sua pupa in una produzione teatrale. Ebbene, Pallottole su Broadway si guadagnò ben sette nominations agli Oscar del 1995. Ne vinse uno: Migliore Attrice non Protagonista a Dianne Wiest per la sua interpretazione di Helen Sinclair, consumata primadonna a metà tra Norma Desmond e Margo Channing, logorata dai vizi ma tenacemente ambiziosa. Tuttavia, anche la Wiest, durante le riprese, nutrì non poche perplessità sul ruolo di Helen, che sentiva così poco nelle sue corde tanto da pensare di rinunciare.

Il personaggio di David, nella versione italiana del film, è doppiato da Tonino Accolla.

Nel cast, anche il Premio Oscar Jim Broadbent, una giovane Mary-Louise Parker, Tracey Ullman (che tornerà a fianco di Woody come protagonista di Criminali da Strapazzo) e Chazz Palminteri. Quest’ultimo, che interpreta il gorilla di Olive Cheech, personaggio chiave del film, è a sua volta autore e regista.

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2. Io e Annie (Annie Hall, 1977) : caccia all’aragosta.

Alvy Singer (Woody Allen) ha rotto con Annie (Diane Keaton) e ripercorre le tappe della loro relazione, durata circa un anno, cercando di capire quale sia stata effettivamente la causa della fine della loro storia.

Si tratta della pellicola che ha definitivamente consacrato Woody nell’Olimpo dei cineasti più apprezzati d’America, e non a torto. È ricca di intuizioni registiche originali, dotata di una sceneggiatura praticamente ineccepibile e solleva, con leggerezza solo apparente, validi spunti di riflessione; a tal proposito, Io e Annie racchiude nell’epilogo la più riuscita metafora alleniana sulla vita e le illusioni.

La medaglia d’argento della nostra top ten va, però, ad un momento basato quasi totalmente sull’improvvisazione dai due meravigliosi protagonisti: mi riferisco al momento in cui Alvy e Annie inseguono per la cucina le aragoste fresche… fin troppo fresche… comprate per cena ma fuggite dai sacchetti. Woody e Diane hanno dichiarato che non riuscivano sul serio più a smettere di ridere, durante le riprese di questa scena!

Curiosità : venne inizialmente distribuito in Italia con il titolo di Io e le donne. Il primo montaggio del film, inoltre, durava quattro ore e si concentrava prevalentemente sulla figura di Alvy.

Il vero nome di Diane Keaton è Diane Hall (da cui il titolo del film). Keaton è il cognome da nubile della mamma dell’attrice, che quest’ultima adottò quando si iscrisse all’Actors’ Equity Association (il sindacato degli attori), poiché in esso figurava già una Diane Hall.

Il film, nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

L’American Film Institute ha inserito Io e Annie trentacinquesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, al quarto posto nella classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi e una citazione da esso tratta si trova al cinquantacinquesimo posto della classifica delle migliori cento battute del cinema statunitense.

Io e Annie è vinse quattro Premi Oscar (su cinque nominations): Miglior Film, Miglior Regista, Migliore Sceneggiatura Originale e Miglior Attrice Protagonista (a Diane Keaton).

Oltre ai già citati debutti, o quasi, di Sigourney Weaver e Christopher Walken, compaiono nel film anche Jeff Goldblum (inquadrata per pochi secondi mentre parla al telefono), Shelley Duvall (la Wendy di Shining), nei panni dell’ex moglie di Alvy, e il sociologo canadese Marshall McLuhan (in un breve cameo nei panni di se stesso). Al posto di quest’ultimo, Woody Allen aveva originariamente pensato a Federico Fellini che, tuttavia, rifiutò di andare negli Stati Uniti per girare la scena.

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1. Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (Everything You Always Wanted to Know About Sex* (*But Were Afraid to Ask), 1972) : cosa succede durante l’eiaculazione?

Ed eccoci in cima alla classifica, con un film che non ha alcun bisogno di presentazioni, così come la sequenza – anche se in questo caso è più opportuno parlare di episodio – prescelto come il più divertente in assoluto partorito dall’eclettica e inarrestabile mente di Woody Allen. Il film si articola in sette episodi, introdotti da altrettante domande. Quello cui mi riferisco, è l’ultimo. Nel cervello di un uomo, efficientissimo laboratorio tecnologico, tutti gli organi del corpo umano collaborano affinché la serata romantica con una ragazza sia coronata da un soddisfacente rapporto sessuale. Un esercito di spermatozoi è in prima linea, pronto ad entrare in azione al grido di battaglia: “Bambini o morte!”.

In questa gremita schiera, però, c’è anche chi s’interroga sul senso della propria missione e su cosa in realtà lo attenda una volta ‘lì fuori’…

Curiosità : il film è tratto dall’omonimo libro del sessuologo David Reuben, che Woody scoprì per caso una sera insieme a Diane Keaton, ascoltando un’intervista in TV all’autore. Intuì subito il potenziale comico che l’opera avrebbe potuto tirar fuori se trasposta sul grande schermo. Reuben, dal canto suo, disprezzò il film di Allen.

L’intero episodio Perché alcune donne faticano a raggiungere l’orgasmo? è un omaggio-parodia del cinema di Michelangelo Antonioni. Nella versione originale, Woody Allen e Louise Lasser recitano in un italiano impreciso (impararono le battute attraverso la fonetica) ma dall’effetto formidabile. Tuttavia, nella versione italiana del film, i due attori sono stati ugualmente doppiati, rispettivamente da Oreste Lionello e Slovejg D’Assunta.

Non è la prima volta che, sul set, Woody si cimenta con la lingua italiana. In un breve segmento di Provaci Ancora, Sam, il protagonista si chiede come potrebbe reagire Dick (Tony Roberts) se scoprisse la liaison tra lui e Linda (Diane Keaton). Quando paventa l’ipotesi del delitto d’onore, immagina una versione ‘sicula’ e ‘pizzaiola’ di sé e dell’amico, che lo aggredisce con un coltello in un magazzino. Allen e Tony Roberts interpretarono la scena recitando in italiano maccheronico.

Il nostro tour si conclude qui. Ma non la nostra chiacchierata. Vi state ancora chiedendo cos’è successo la sera del concerto all’Auditorium, vero?

No? Fa lo stesso: ho intenzione di concludere il mio aneddoto.

Avevo immaginato il mio ingresso in sala conferenze in grande stile: una di quelle entrate trionfanti al rallenti che si vedono spesso nei film. Ma le cose, puntualmente, andarono in tutt’altro modo. Partii da casa con larghissimo anticipo e con un look impeccabile. Raggiunsi l’Auditorium trafelata, sudaticcia e con qualche minuto di ritardo. Il viaggio in autobus, che somigliò più a un singolare omaggio a Keith Haring, durò un’eternità a causa di una manifestazione che congestionò irrimediabilmente il traffico… E il mio stato d’animo. Feci per entrare in teatro, sul punto di sputare un polmone per il fiatone, quando un minaccioso e imponente buttafuori mi chiese dove credevo di andare. “Alla conferenza stampa”, risposi ostentando nonchalance e cercando di darmi un tono, ma in cuor mio pensando: “prova a fermarmi e sarà l’ultima cosa che farai!” Non lo convinsi. Continuando a fissarmi storto, borbottò qualcosa nel suo walkie talkie; un misterioso qualcuno borbottò di rimando… e deve avergli sussurrato parole magiche, perché, un momento dopo, la versione nostrana di Patrick Swayze in Road House aprì la porta e mi fece cenno di entrare. “Grazie” risposi vagamente stizzita e guardandolo dall’alto in basso, per quanto potesse permettermelo il fatto di arrivargli al gomito.

In sala conferenze, Woody si fece attendere per più di un’ora, in cui il mio stato mentale passò attraverso vari stadi di sconforto, tra cui “sto per avere un attacco di cuore”, “è tutto perduto, ormai non si presenterà” e “Woody… e datte ‘na mossa!!”

Infine, arrivò. Maglioncino verdognolo, capelli bianchissimi e solito aspetto di chi non ha la più pallida idea di cosa ci faccia lì. Non diede risposte articolate alle domande. Aveva chiaramente fretta di andarsene. Dopotutto, di lì a poco, sarebbe dovuto salire sul palco! Il mio cuore iniziò a galoppare a duecento all’ora. Provai a scattargli qualche foto, ma le mie mani tremavano neanche avessi il Parkinson. Ero seduta in terza fila, mi sarebbe bastato fare qualche passo in avanti e sarei stata di fronte a lui. Non sarebbe stato difficile salutarlo, presentarmi… Invece rimasi immobile, inchiodata sul sedile a ripetermi: “adesso mi alzo e mi avvicino… Dai, ora… Conto fino a tre…” ma limitandomi, invece, a sbracciarmi come l’Ispettore Gadget e sorridere come un’ebete (a onor del vero, però, guadagnai da parte sua un cordiale cenno del capo nella mia direzione).

Troppo tardi. Persi la mia occasione e Woody guadagnò indisturbato l’uscita.

Non mi restò che godermi il concerto.

Chiara Carnà

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3 Responses to SPECIALE WOODY ALLEN: I 10 MOMENTI PIU’ DIVERTENTI DEL SUO CINEMA

  1. Grazia ha detto:

    Eccezionale!Geniale! Esilarante! Chiara, sei troppo brava!

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  2. Marco Toscani ha detto:

    Scusa, ma in 10 film non trova posto Manhattan?!? Perchè?!?

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    • Chiara Carnà ha detto:

      Perchè la classifica è dedicata ai 10 momenti più divertenti dei suoi film.
      Manhattan ha senza dubbio un posto d’onore nell’Olimpo dei film di Woody Allen, ma non ha a che fare col tema della mia top ten.

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