Star Trek Beyond, la recensione

A cinquant’anni dalla messa in onda del primo episodio (precisamente The Man Trap, l’8 settembre del 1966), Star Trek torna al cinema con il terzo film della nuova saga, rilanciata nel 2009 dal talentuoso J.J. Abrams e proseguita nel 2013 con Into Darkness – Star Trek. Abrams, però, impegnato con l’altra saga spaziale (Star Wars) ha ceduto il timone a Justin Lin e Star Trek Beyond, seppur rigorosamente coerente con la visione abramsiana, segue una strada personale che fonde la tradizione con un’impronta innovativa ancora più marcata.

James T. Kirk non si è arruolato nella Flotta Stellare per passione o vacazione, come fece suo padre, ma per una semplice sfida e questo dato riecheggia nella sua testa da tempo. James ha un’indole ribelle, ha sete d’avventura, quella vera, e il comando della USS Enterprise è diventato ormai routine, privo di quel guizzo che possa fargli scorrere nelle vene l’adrenalina che cerca. Per questo motivo all’inizio di Star Trek Beyond troviamo un Kirk disilluso che sta meditando di lasciare il comando della nave spaziale, magari affidandolo al suo secondo in comando e fraterno amico Spock. Ma una missione di salvataggio gli dà un nuovo stimolo a continuare: una richiesta d’aiuto è giunta da una nave spaziale rimasta intrappolata in una nebulosa. Arrivati sul posto, Kirk e i suoi uomini si rendono conto di essere finiti in una trappola, attaccati da centinaia di piccole navicelle che fanno capo a Krall, un alieno ostile che ha le sue buone ragioni per rapire i membri dell’Enterprise e avercela a morte con la Federazione.

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Star Trek Beyond ha avuto una genesi singolare perché è entrato in pre-produzione immediatamente dopo l’uscita di Into Darkness, quando la produzione ha realizzato che il secondo film di Abrams era il maggior incasso della storia della saga di Star Trek. Che Abrams non sarebbe tornato alla regia ma si sarebbe limitato alla sola produzione si sapeva fin da subito e inizialmente la nuova direzione era stata attribuita al messicano Roberto Orci, sceneggiatore e produttore dei due film precedenti. Ma le cose non sono andate come previsto, Orci è uscito di scena rimanendo solo in veste di produttore, la bozza di sceneggiatura per Beyond è stata completamente riscritta da Doug Jung e l’attore Simon Pegg, noto appassionato conoscitore della saga creta da Gene Roddenberry, mentre la regia è stata affidata al taiwanese Justin Lin, noto per aver rilanciato la saga di Fast & Furious dirigendo i capitoli che vanno dal 3 al 6.

Lo stesso Lin ha rivelato che la lavorazione di Star Trek Beyond non è stata una “passeggiata” e che si sono trovati a completare l’intero film in 18 mesi, con una certa pressione della produzione: cosa che non si direbbe a vedere il film completo, anzi si ha l’impressione che si sia trattato di un set molto affiatato e di un lavoro decisamente divertente, lo stesso divertimento che prova lo spettatore nel seguire questa avventura dell’equipaggio dell’Enterprise, che qui assume la connotazione di una grande famiglia.

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Con il reboot cinematografico della saga, Star Trek si è attirato le antipatie di alcuni fan di vecchia data, che si sono sentiti traditi dal parziale snaturamento dello spirito classico a vantaggio di un’impostazione da blockbuster avventuroso ricco d’azione e ritmi ancorati ai gusti dello spettatore moderno. Come Abrams ha più volte ribadito, quella era la sua personalissima interpretazione di Star Trek, un viaggio sull’Enterprise visto dal suo gusto spettatoriale, che ha dato ai capitoli da lui firmati un’impronta decisamente autoriale. Lin, che è sicuramente un buon mestierante ma lontano dalla raffinatezza di Abrams, ha portato a termine il lavoro così come gli è stato chiesto, legandosi con estrema coerenza all’universo rivisto dal suo collega ma accentuando quello spirito goliardico e ipercinetico caratteristico del cinema action odierno da cui lui proviene.

STAR TREK BEYOND

La spericolata corsa lunga quasi due ore che caratterizza Star Trek Beyond, probabilmente il film più movimentato dell’intera saga di lungometraggi trekkiani, va però ad unirsi a una malinconica voglia di richiamare le tematiche e le atmosfere della serie tv classica.

La trama, nella sua estrema linearità, sembra uscire da un episodio televisivo degli anni ’60 con una struttura che richiama proprio quella che i fan ben conoscono: una missione, una minaccia, un mondo da esplorare, una situazione pericolosa da cui sfuggire. A tal proposito troviamo un villain creato ad hoc per il film, Kraal, che però richiama nel nome una vecchia conoscenza, il leader della razza rettiliforme Gorn, interpretato da Idris Elba irriconoscibile sotto un trucco che ne modifica le sembianze per donargli un look che ricorda proprio quello un po’ kitsch di alcuni mostri televisivi. Le sue motivazioni ricordano molto quelle dei villain che lo hanno preceduto nei film di Abrams, ma non sono granché importanti, subordinate all’innesco di un’azione continua.

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Il personaggio che sicuramente rimarrà impresso nella mente dello spettatore è Jaylah, un’atletica aliena guerriera, interpretata dalla modella e ballerina franco tunisina Sofia Boutella (Kingsman – The Secret Service), che i membri dell’Enterprise incontrano sul pianeta dove sono costretti all’atterraggio. E anche il pianeta, con la sua flora e i paesaggi così simili a quelli terrestri, ricorda gli scenari della serie televisiva, con una consapevolezza d’intenti che porta, pian piano, la nuova saga a fondersi con la vecchia. E se ormai il vecchio Spock con la sua linea narrativa parallela è archiviato per ovvi motivi legati alla scomparsa di Leonard Nimoy (alla cui memoria il film è dedicato, insieme al povero Anton Yelchin), non mancano ancora riferimenti alla linea narrativa legata al precedente immaginario, stavolta omaggiato perfino da una foto che ritrae l’equipaggio originale dell’Enterprise.

Ormai appurato il legame che intercorre tra Kirk e Spock, che era al centro di Into Darkness, in Star Trek Beyond si esplora un’altra coppia che anch’essa tende a omaggiare la tradizione, ovvero Spock e McCoy, due personaggi così differenti e costretti a convivere nell’avventura da generare un bizzarro duo che richiama quello dei buddy-movie e che dà addito alla maggior parte dei siparietti divertenti del film.

STAR TREK BEYOND

Bellissima l’architettura della stazione orbitante Yorktown, che sembra uscita da un’opera di Leonard Escher, così come è molto affascinante lo scontro finale che nega ogni criterio di gravità.

Il cast ormai consolidato riporta in scena Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Karl Urban, Simon Pegg, John Cho e, per l’ultima volta, Anton Yelchin.

Era già noto che Chirs Pine e Zachary Quinto fossero legati a un contratto che comprende quattro film, ma la Paramount, all’indomani dell’entusiastico accoglimento di Beyond, ha annunciato l’imminente lavorazione di Star Trek 4, con il ritorno di Chris Hemsworth nei panni del padre (defunto nel prologo primo film!) di James Kirk. Insomma, i viaggi nel tempo e i paradossi caratteristici dell’immaginario abramsiano non ci abbandoneranno!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Trova un giusto compromesso tra la moderna traccia abramsiana e le suggestioni della saga classica.
  • Azione ottimamente coreografata.
  • Jaylah è un personaggio dalla forza iconografica non indifferente.
  • Justin Lin ha un tocco molto più grezzo di quello di Abrams.
  • La troppa azione potrebbe annoiare qualcuno.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Star Trek Beyond, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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