Star Wars: Gli ultimi Jedi, la recensione

Schermo nero per qualche secondo e poi una sinfonia che fa tremare le poltrone del cinema. Mentre scorrono le note composte da John Williams sull’iconico font a scorrimento prospettico, giallo canarino, i peli sulle braccia di ogni vero amante del cinema di fantascienza, anzi del Cinema, si drizzano come cobra ipnotizzati da un pungi. Lo spettacolo è iniziato, Star Wars è pronto a condurci in quella galassia lontana lontana che ci fa sognare da 40 anni. Un importante anniversario che cade proprio quest’anno, 2017, celebrato dall’uscita di Episodio VIII: Gli ultimi Jedi, secondo capitolo della nuova trilogia inaugurata due anni fa da J.J. Abrams con Il risveglio della Forza.

Una vittoria su tutta la linea. Gli ultimi Jedi è un film magnifico, così come – giunti a questo punto – il nuovo corso starwarsiano è eccezionale, lo sviluppo migliore che si potesse immaginare e realizzare per una saga mitica e iconica come quella creata da George Lucas.

La storia riprende proprio lì dove l’avevamo lasciata: i ribelli, guidati dal Generale Leia Organa, sono alle prese con una guerra spietata contro il Primo Ordine presieduto dal Leader Supremo Snoke. L’idea sarebbe quella di rifondare la Repubblica, ma i tentacoli di Snoke, ovvero il Generale Hux e Kylo Ren, stanno dando filo da torcere ai loro avversari. Nel frattempo, Rey ha scovato Luke Skywalker dal suo autoesilio grazie alla mappa fornita dai droidi BB-8 e R2-D2 e si è recata da lui con l’intento di convincerlo a tornare a lottare, così da infondere quella speranza utile a vincere la guerra.

Una trama semplice e lineare, ma allo stesso tempo un susseguirsi ricchissimo di eventi e personaggi che paradossalmente ruotano quasi tutti attorno alla nave spaziale del Primo Ordine e quella della Resistenza, due porti di mare su cui salpano un po’ tutti i personaggi in un gioco che si fa fitto di colpi di scena e rivelazioni. Infatti uno dei motivi per cui Gli ultimi Jedi lascia col fiato sospeso fino all’ultimo, malgrado duri 160 minuti (è il capitolo più lungo della saga), è proprio la sua mission di chiudere i tanti archi narrativi aperti nel precedente film. Molte domande hanno qui una risposta e questa risposta non è mai banale o scontata; inoltre vengono poste nuove domande e l’abilità del film sta proprio nel riuscire ad infondere una curiosità spasmodica nel cercare una nuova risposta.

Il passaggio di testimone da Abrams a Rian Johnson è indolore, anche se il regista di Looper ha quel tocco meno raffinato del suo predecessore (che comunque tornerà con l’Episodio IX, quello conclusivo), capace di creare uno zibaldone di suggestioni perfettamente coerenti con l’universo di Star Wars e allo stesso tempo vogliose di lasciare una firma ben precisa. La differenza fondamentale tra Abrams e Johnson è che il primo è il professionista che conduce l’opera con mestiere e cognizione di causa, il secondo è il nerd cresciuto a pane e Star Wars che realizza la personale versione della sua saga preferita. E questo lo intuiamo da alcune battute, da alcune particolari scelte narrative e dal ritorno di un personaggio amatissimo inserito proprio come il vero fan avrebbe fatto.

È anche vero che in questa ordinatissima confusione ci sono anche un paio di colpi non andati perfettamente a segno: uno riguarda una caratteristica di Leia, l’altro la lunga sequenza sul pianeta del casinò, visivamente potete ma concettualmente molto poco coerente con l’universo di Star Wars. Ma sono solo dettagli, piccolezze di cui ci si dimentica col progredire degli eventi. Perché Gli ultimi Jedi più avanza più si fa potete, ricco di scene madri, di combattimenti epici, di momenti emozionanti. L’incontro tra Rey e Kylo Ren, lo scontro di Finn con la sua nemesi, la battaglia alle porte della miniera con i veicoli imperiali, il bellissimo finale… sono tutti momenti di grande cinema, di quelli che ti prendono il cuore e ti fanno uscire dalla sala felice.

Anche sceneggiatore, Rian Johnson sviluppa i personaggi in una direzione sicura senza però risparmiare alcuni colpi ben assestati che davvero non ci saremmo aspettati. Ma tra vecchie conoscenze, conferme e new entries (su tutte Rose Tico, addetta alla manutenzione nella nave spaziale ribelle), a convincere maggiormente è Kylo Ren, un villain complesso che qui si arricchisce di sfumature fondamentali che lo portano sempre più lontano dall’ombra di Darth Vader. Il talento di Adam Driver contribuisce tantissimo alla caratterizzazione del personaggio, che qui rinuncia alla maschera per rivendicare la sua identità e perseguire uno scopo che lo fa entrare di diritto tra i cattivi più interessanti di questi ultimi tempi.

Bisognerà aspettare due anni per vedere come si concluderà la storia di Rey, Finn Kylo Ren e Poe Dameron, personaggi nati dall’acquisizione della Lucasfilm da parte di Disney ma che non ci riescono davvero a far rimpiangere troppo Luke, Leia, Anakin e Han, giganti sempre presenti ma sicuri di cedere il loro testimone a eredi dall’indubbio fascino.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film ricco di eventi, personaggi eppure lineare e coerente con la tradizione.
  • Tra conferme e sorprese, porta in scena un parco di personaggi davvero affascinante.
  • L’ironia e il modo in cui è utilizzata.
  • Tanti colpi di scena e risposte tanto attese.
  • Un paio di scelte cozzano un po’ con quanto conosciamo di Star Wars.
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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Star Wars: Gli ultimi Jedi, la recensione, 9.0 out of 10 based on 1 rating

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