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I Mercenari 4 – Expendables, la recensione
C’è stato un momento nel primo decennio degli anni 2000 in cui molti prodotti cinematografici dei 30 anni precedenti, che all’epoca furono bollati come trash o comunque di serie B, hanno guadagnato una vistosa rivalutazione. Tra horror splatter anni ’80 e gialli/polizieschi anni ’70, spesso e volentieri fatti conoscere alle nuove generazioni da oculate riscoperte da parte di Quentin Tarantino e dei suoi amici, c’è stata anche una piccola parentesi di nobilitazione dell’action muscolare degli anni ’80/’90, quello di Stallone e Schwarzenegger per intenderci, un nutrito filone di film già amatissimi dal pubblico di allora e di oggi ma che ha sempre subito lo snobismo da parte di una certa cricca dal palato fine. Sono stati gli stessi protagonisti di quel cinema a spingere sul pedale della nostalgia e Sylvester Stallone è stato senz’altro il più lungimirante e scaltro, da ottimo business man che è sempre stato.
Nella tana dei lupi, la recensione
“Lo strano caso di Gerard Butler”, con questa frase, parafrasata dal titolo del famoso film con Brad Pitt, si potrebbe sintetizzare il fortunato e singolare percorso artistico di un attore apprezzato in tante commedie sentimentali o film drammatici, ma che viene ricordato soprattutto per la parte di Leonida in 300 o l’eroica guardia del corpo presidenziale dei due Attacco al potere. L’attore scozzese, quindi, negli anni si è imposto come una delle icone del cinema action contemporaneo e tale titolo viene confermato da Nella tana dei lupi, opera prima di Christian Gudegast. Il regista statunitense, che vanta una discreta esperienza come sceneggiatore di pellicole d’azione e che ha già collaborato con Gerard Butler in Attacco al potere 2, firma un thriller poliziesco di stampo classico, vibrante, adrenalinico ed efficace nel mischiare spettacolari scene d’azione, inseguimenti e sparatorie con una storia ben congegnata e coinvolgente.
Southpaw – L’ultima sfida, la recensione
“Southpaw” in gergo pugilistico indica colui che boxa di braccio sinistro e che ha, quindi, la guardia destra. Nel film diretto da Antoine Fuqua questo dettaglio non viene mai posto all’attenzione e lo spettatore può accorgersene solo facendo attenzione all’azione di Billy Hope, il pugile dalla tragica storia e magistralmente interpretato da Jake Gyllenhaal.
All’occhio più smaliziato Southpaw – L’ultima sfida potrà sembrare un film facile, e di fatto lo è, un bel drammone dalla portata emotiva epica, giocato sulla vicenda umana del protagonista e con lo sport come semplice pretesto per fornire una motivazione e un incentivo alla redenzione per il personaggio principale. È Rocky da 1 a 6, è Toro Scatenato, è Cinderella Man ed è The Fighter: tutto il cinema pugilistico più celebre viene preso ad esempio, spremuto e rimescolato dallo sceneggiatore Kurt Sutter e dal regista Antoine Fuqua.