Archivio tag: alessandro borghi

Delta e November – I cinque giorni dopo il Bataclan: disponibili in DVD due thriller europei tra storie di vendetta e attentati terroristici

Nelle scorse settimane CG Entertainment, in collaborazione con Adler Entertainment, ha arricchito il proprio listino home video con due thriller europei di recentissima produzione: Delta e November – I cinque giorni dopo il Bataclan. Il primo è un film tutto italiano, passato ingiustamente inosservato al botteghino, un’intrigante storia di vendetta ambientata sul delta del Po e che vede protagonisti i fantastici Luigi Lo Cascio (in un ruolo, per lui, assolutamente inedito) e Alessandro Borghi. Il secondo titolo, invece, diretto dallo stimato Cédric Jimenez, è una co-produzione tra Belgio e Francia volta a raccontare gli attentati terroristici che hanno sconvolto Parigi il 13 novembre 2015. Entrambi i titoli, purtroppo, arrivano sul mercato home video solamente in edizione DVD. Inutile dire che avrebbero senz’altro meritato l’alta definizione.

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Le otto montagne: arriva in blu-ray l’applaudito film con Luca Marinelli e Alessandro Borghi

Piaccia o non piaccia, Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è stato il film italiano rivelazione dello scorso anno. Vincitore del premio della giuria al Festival di Cannes 2022 e trionfatore agli ultimi David di Donatello con ben quattro vittorie (miglior film, miglior sceneggiatura non originale, miglior fotografia e miglior suono) a fronte di quattordici nomination, Le otto montagne è stato il film che ha saputo mettere d’accordo un po’ tutti: critica e pubblico, ma anche giovani e meno e giovani.

Le otto montagne è film che, a parere di chi scrive, avrebbe dovuto persino rappresentare l’Italia agli scorsi Oscar al posto del sopravvalutato Nostalgia di Mario Martone (un’affermazione che non si regge solo sul peso qualitativo delle due opere).

Uscito in sala – con una certa temerarietà – lo scorso Natale, quest’applaudito film che ha riunito sul grande schermo la coppia vincente formata da Luca Marinelli e Alessandro Borghi è adesso disponibile in alta definizione blu-ray grazie ai canali distributivi di CG Entertainment

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Delta, la recensione

In una zona sospesa sul delta del Po, idealmente collocata tra Ferrara e Rovigo, va avanti da tempo una spietata caccia tra pescatori e bracconieri. In modo particolare è verso la famiglia Florian che i pescatori locali riservano un grande odio, ovvero una famiglia di bracconieri venuti dalla Romania che continuano a praticare una pesca illegale servendosi della corrente elettrica. A dare la caccia ai Florian ci pensa Osso, un volontario per la salvaguardia del territorio che, insieme a sua sorella Nina, passa le giornate a perlustrare tutte le zone boschive che si affacciano sul fiume. All’interno della famiglia Florian, invece, c’è Elia, un uomo possente e silenzioso che di quei bracconieri ne è sia il braccio armato che gli occhi: prima di emigrare in Romania, infatti, Elia viveva proprio in quelle zone sospese sul delta. Quando Anna, l’ex moglie di Osso, si avvicina casualmente proprio ad Elia, i destini dei due uomini si legano in modo inesorabile. Adesso l’unica via possibile è quella spietata della caccia all’uomo.

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Le otto montagne, la recensione

Pietro Gustai è un bambino come tanti. Vive a Torino, insieme alla sua famiglia, ma ogni estate è solito staccare dalla routine cittadina per trascorrere qualche giorno di spensieratezza immerso nella natura, ai piedi del Monte Rosa. Da ormai diversi anni, infatti, la famiglia di Pietro trascorrere le vacanze estive a Graines, villaggio di Brusson, un piccolissimo paese della Valle d’Aosta. A Graines vive solamente un altro bambino, Bruno, coetaneo di Pietro e figlio di una famiglia di allevatori locali. Tra i due bambini nasce rapidamente un’intensa e inaspettata amicizia tanto che Bruno finisce presto per unirsi alle lunghe escursioni in montagna che Pietro pratica con suo padre Giovanni. Ma la vita, si sa bene, a volte è strana: unisce le persone apparentemente più distanti per poi separarle alla stessa velocità. E a questa spietata regola non si sottraggono Pietro e Bruno, grandi amici pronti a trascorrere insieme ogni estate della loro infanzia ma destinati a perdersi completamente di vista con l’arrivo dell’adolescenza. Gli anni passano, Pietro ha ormai smesso da molto di recarsi a Graines e di conseguenza non ha più avuto notizie del suo amico. Un giorno però, subito dopo la morte improvvisa di suo padre, Pietro si trova costretto a tornare a Graines per scoprire cosa il genitore gli ha lasciato in eredità: un rudere mal messo sulle vette dei monti che circondano Graines. Tornato in quel piccolo paese della Val d’Aosta, Pietro trova proprio Bruno ad attenderlo.

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Supereroi, la recensione

Girato nel lontano 2019, Supereroi di Paolo Genovese racconta venti anni di vita di Anna (Jasmine Trinca) e Marco (Alessandro Borghi), indaga gli alti e bassi delle relazioni e la capacità di superarne i momenti più complessi, anche i silenzi, le crisi, gli scontri. Ma per farlo serve forza, serve coraggio e volontà, serve ascoltare e ogni tanto avere la capacità di mettere da parte i malumori. Non è semplice, chi riesce a farlo è un po’ un supereroe, che ogni giorno deve affrontare una sfida per tenere insieme una relazione, come racconta Anna. Le coppie che durano, dice, sono formate da supereroi.  

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La seconda stagione di Suburra: lo spaghetti crime di Netflix

Netflix, ormai famigerata “tagliateste” di serie troppo “fuori dalle righe”, il 22 febbraio ha pubblicato la seconda stagione di Suburra, stavolta con la direzione artistica di Andrea Molaioli (La ragazza del lago, Slam – tutto per una ragazza, Il gioiellino e già regista di quattro episodi della prima stagione di Suburra – La serie) e Piero Messina (L’attesa) che sostituisce i registi della prima stagione, rilasciata a ottobre 2017: Michele Placido (Romanzo Criminale, Vallanzasca – Gli angeli del male, La scelta) e Giuseppe Capotondi (La doppia ora).

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Il Primo Re, la recensione

Se scegliete di entrare in sala a vedere Il Primo Re, nuova opera del giovane regista e produttore romano Matteo Rovere, sappiate che state per assistere a un unicum per il cinema italiano, un qualche cosa che probabilmente non si era mai visto prima e difficilmente si vedrà in futuro.

Rovere, che arriva dal successo di pubblico e critica dell’ottimo Veloce come il vento, decide di raccontare al grande pubblico la storia di Romolo e Remo e della nascita di Roma. Ma lo fa con un piglio insolito, molto autoriale, che davvero nulla ha a che fare con quello a cui noi spettatori di cinema italiano siamo abituati. Questo è un bene, ovviamente, un passo importantissimo nella storia produttiva del nostro Paese, oltre che coraggioso perché le scelte intraprese da Rovere non è detto che siano così popolari, nonostante la storia scelta da raccontare sia di sicuro appeal per il pubblico.

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Venezia 75. Sulla mia pelle

La 75esima Mostra di Arte Cinematografica di Venezia inaugura la sezione Orizzonti con Sulla mia pelle, un film originale Netflix.

Sarà possibile visionarlo a partire dal 12 settembre sulla stessa piattaforma on demand e nelle sale cinematografiche, dove sarà distribuito da Lucky Red.

Il lungometraggio ripercorre gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi, qui interpretato da un magistrale Alessandro Borghi, e ciò che è stato di lui e dei suoi familiari sino al passaggio della sua salma per la camera mortuaria.

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Napoli velata, la recensione

A neanche un anno di distanza dall’uscita del suo ultimo film, Rosso Istanbul, Ferzan Ozpetek torna sul grande schermo con Napoli velata e mai ci saremmo aspettati di vedere un giallo all’italiana portare la sua firma. In barba al tipo di cinema a cui ci ha abituato, il regista de La finestra di fronte si confronta proprio con un genere che ha reso grande nel mondo la cinematografia italiana negli anni ’70, il cosiddetto spaghetti-thriller, che negli ultimi decenni si era perso tra produzioni televisive e film ultra-indie, e lo fa proprio omaggiando uno dei più celebri registi che con questo genere ha fatto la sua fortuna, Dario Argento.

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Il più grande sogno, la recensione

La Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia ha da sempre rappresentato anche un territorio per nuove proposte ed esordienti che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero apportare una ventata di novità, idee fresche sia dal punto di vista narrativo che stilistico. Ma non sempre è così, purtroppo, e in alcuni casi il nuovo che avanza è ancora più vecchio di chi lo precedeva.

È questo il caso del giovane regista Michele Vannucci che con la sua opera prima, intitolata Il più grande sogno, propone un lavoro nel complesso mediocre, inconcludente e popolato da personaggi già visti e rivisti, protagonisti oltretutto di una storia debole e poco appassionante.

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