Archivio tag: Bolero Film

La ragazza del mondo, la recensione

Deve avere un gran fegato Marco Danieli, lunga esperienza nell’universo dei corti, qui al primo lungometraggio, per imporre all’attenzione del pubblico un tema come quello dei Testimoni di Geova. L’argomento è spinoso, centro di inchieste giornalistiche e attenzioni di curiosi mass media ai quattro angoli del globo. Chi vuole recarsi al cinema per analizzare una realtà così lontana e, allo stesso tempo, così vicina a tutti noi, non ne rimarrà deluso. La fotografia scattata al movimento religioso da parte di Danieli con La ragazza del mondo è fedele: regole rigide, ferree, praticamente militari, interpretate da persone che all’apparenza sembrano così docili e sempliciotti. Un’apparente incongruenza. Ed è sulla base di un distacco fra due realtà che si contrastano, si sfiorano e (sembra) si completino, che si sviluppano i 104 minuti della pellicola scritta e diretta dal regista diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

White God – Sinfonia per Hagen, la recensione

Dopo alcuni ritardi di distribuzione, finalmente giunge nelle sale italiane l’ungherese White God – Sinfonia per Hagen, vincitore dell’ambita sezione Un certain regard a Cannes 2014. Il regista Kornel Mundruczo, già conosciuto, e semi-odiato dalla critica, per Johanna e il discusso Tender Son: The Frankestein project, si cimenta in una pellicola di (auto)denuncia dal sapore moraleggiante, accogliendo al suo interno una commistione di generi ben amalgamati tra loro.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Leoni, la recensione

Se c’è una realtà cinematografica italiana che è stata capace di farsi notare con sorpresa e accenti di indubbia qualità, in questi ultimi anni, è la realtà veneta/friulana. A partire dal panorama horror con gli ottimi prodotti di Lorenzo Bianchini, come Custodes Bestiae e Oltre il Guado – Across the River, e gli atipici cortometraggi di Michele Pastrello (InHumane Resources, Desktop), fino ad arrivare irrimediabilmente alla commedia con il geniale Zoran, il mio nipote scemo e l’indipendente The Special Need, l’estremo nord-est italiano ha decisamente dimostrato di avere qualche cosa da comunicare e di sapere come si fa.

Adesso arriva un nuovo esempio di cinema veneto, Leoni; siamo ancora nel territorio “commedia all’italiana” e ci troviamo di fronte all’esordio nel lungometraggio dello sceneggiatore Pietro Parolin.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

MEDIANERAS – Innamorarsi a Buenos Aires, la recensione

A Buenos Aires, tra 3 milioni di abitanti, si svolgono le vite solitarie di Martin (Javier Drolas) e di Mariana (Pilar Lòpez de Ayala), che abitano vicini ma non si sono mai accorti l’uno dell’altra. Ognuno dei due protagonisti ha le sue fobie e trova come unico rifugio il proprio appartamento. A volte provano ad uscire, ad andare a degli appuntamenti, ma l’incantesimo non avviene mai. Incontrano sempre una barriera di incomunicabilità con le altre persone. Eppure, forse, Martin e Mariana sono destinati ad incontrarsi…
Come spesso succede nei film, anche la città stessa di Buenos Aires diventa protagonista, lo si capisce subito dalla lunga premessa che la mostra in diverse inquadrature, mentre la voce fuori campo di Martin spiega, di volta in volta, l’architettura dei palazzi e dei grattacieli che scorrono nelle immagini. Sebbene sia un antefatto leggermente tirato per le lunghe, può essere importante per far prendere familiarità allo spettatore con questa metropoli straniante (almeno per i due protagonisti).

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)