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The Bye Bye Man, la recensione

Più o meno è dalla fine degni anni ’80 che la Hollywood del sottobosco cerca di creare dei boogeymen che possano avviare saghe horror capaci di portare sicuri incassi nelle tasche dei produttori. La tendenza è nata in seguito all’affermazione di figure iconiche come Jason Voohrees di Venerdì 13 e, soprattutto, Freddy Krueger di Nightmare che in quegli anni erano ormai tra il 4° e il 8° film di ciascuna saga all’apice della loro popolarità. In pochi sono riusciti nell’intento di serializzare realmente “nuovi mostri”, tra cui gli imprescindibili Pinhead di Hellraiser, Chucky di La bambola assassina, Leprechaun, Pumpkinhead e Candyman delle omonime saghe. Forse di più sono stati i tentativi abortiti, quei film neanche di cattiva fattura che però non hanno avuto la fortuna (o la lungimiranza) dei suddetti colleghi: l’Horance Pinker di Sotto Shock, Trickster di Brainscan, Sandman di L’uomo di sabbia, Rumpelstiltskin dell’omonimo film e via dicendo… Una carrellata di creature pittoresche a cui oggi aggiungiamo The Bye Bye Man, boogeyman nato solo nel 2017 ma che sembra uscito direttamente da uno di quei cloni di Nightmare on Elm Street che fioccavano nei primi anni ’90.

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FREDDY KRUEGER (NIGHTMARE)

FREDDY KRUEGER

Freddy Krueger, figlio di Amanda Krueger, una suora rimasta per errore bloccata in un manicomio e stuprata da più di uno dei reclusi, nacque nel 1933; venne affidato dalla madre ad un uomo che si scoprì essere un violento alcolizzato che fece trascorrere a Freddy un’infanzia terribile. A causa della sua infanzia tormentata il ragazzo fa fin da subito trasparire un animo squilibrato che lo porterà a diventare un serial killer. Tutto cominciò con l’omicidio del padre adottivo per proseguire con un’escalation di violenze ed assassinii che trovarono il loro completamento quando Freddy decise di uccidere i figli dei suoi vecchi compagni di scuola che tanto lo avevano denigrato in passato per i suoi infausti natali. Krueger venne poi imprigionato, processato e condannato per l’omicidio di 20 bambini ma, per un cavillo burocratico, il giudice non potè firmare la condanna, lasciando così l’uomo libero di violentare e uccidere di nuovo.