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Dopo la guerra, la recensione

Siamo a Bologna nel 2002. Nell’università risuonano le proteste per la riforma del lavoro, mentre un giudice viene assassinato. La responsabilità politica dell’atto criminale viene attribuita a Marco (Giuseppe Battiston), militante di estrema sinistra, condannato per omicidio, che ora vive in Francia da 20 anni, grazie alla Dottrina Mitterand (in vigore dal 1985 al 2003) che concedeva il diritto d’asilo. Quando il governo italiano ne chiede l’estradizione, Marco deve fuggire insieme alla figlia 16enne, nata e cresciuta in Francia, Viola (Charlotte Cétaire). La vita dei due precipita, portando nel baratro anche quella della famiglia italiana di Marco, che, da un giorno all’altro, si trova costretta a pagare per le sue colpe passate, in maniera completamente ingiustificata.

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Biografilm 2017: Dopo la guerra, la recensione

Marco è un ex militante di estrema sinistra che nell’Italia di inizi anni ‘80, dopo essere stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di un magistrato, trova rifugio in Francia grazie alla dottrina Mitterrand. Vent’anni dopo, a seguito dell’assassinio di un professore universitario rivendicato da un gruppo omonimo a quello di cui faceva parte, Marco viene accusato dallo Stato italiano di essere una delle menti dietro all’attentato, obbligandolo alla fuga per evitare l’estradizione.

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