Archivio tag: horrorside

TFF38. Lucky, la recensione

May scrive libri motivazionali indirizzati a un pubblico femminile e, nonostante il successo dei suoi manuali, il rinnovo del suo contratto è in forse tanto che la voglia di partecipare all’ennesima presentazione con firma-copie proprio non ce l’ha. Una notte, qualcuno si intrufola nella casa in cui May vive con suo marito Ted: è un uomo mascherato e armato di coltello che la aggredisce. Ma Ted non è affatto sorpreso della cosa, affermando che la stessa situazione si palesa ogni giorno e anche la polizia, arrivata non appena l’aggressore è scomparso, sembra non prendere troppo sul serio questa storia. Il mattino dopo, Ted risulta irrintracciabile e May, giorno dopo giorno, riceve la “visita” dell’aggressore mascherato. Ma cosa sta succedendo nella vita della donna?

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Into the Dark: Giu’, la recensione

Siamo giunti alla quinta tappa del nostro tour di approfondimento di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una ricorrenza.

Parliamo, quindi, di Down (Giù), quinto episodio che ruota intorno alla festa di San Valentino, da sempre simbolo degli innamorati e dell’amore, sentimento che, in questa rassegna oscura, viene capovolto nel suo opposto più malsano e morboso. E soprattutto pericoloso. Mi riferisco allo stalking, fenomeno tristemente attuale (e diffuso), nella sua accezione più estrema, ovvero quando lo stalker decide di raggiungere lo step finale.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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His House, la recensione

Prima che il maledetto Coronavirus cominciasse a stravolgere le nostre vite e, soprattutto, a monopolizzare i media di ogni tipo, l’argomento attorno al quale l’opinione pubblica maggiormente si divideva era senza dubbio quello dell’immigrazione. Tra chi era a favore dell’integrazione fra culture diverse e chi, al contrario, vedeva in esso un ostacolo allo sviluppo economico, il dibattito politico si era fatto sempre più aspro e conflittuale. Uno scontro che, tuttavia, non considerava che dietro i tanti migranti vi sono storie di uomini e donne con tante sofferenze e perdite dolorose alle spalle.

Poteva il cinema horror restare insensibile alla tematica razziale? Assolutamente no. Negli ultimi anni, infatti, l’ala autoriale e impegnata del genere ha affrontato l’argomento con cura e gusto, dando vita ad alcuni prodotti di ottima fattura e ricchi di significati sociali e culturali, come dimostrano i film di Jordan Peele, Us e Get Out nei quali il riscatto e la discriminazione venivano inquadrati dal punto di vista degli afro americani.

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TFF38. The Dark and the Wicked, la recensione

Il cinema horror americano negli ultimi anni sta seguendo diverse strade, una delle quali è indicativa del punto di saturazione che il settore ha raggiunto; infatti, parallelamente a quei prodotti più commerciali espressi con successo in quel di Blumhouse o nelle frange più oscure della Warner Bros. grazie al Conjuringverse, si muovono anche prodotti più indie, dal fare autoriale, che stanno dando una spinta propulsiva al genere elevandolo a stato d’arte. Parliamo di quel cinema fieramente rappresentato da nomi di garanzia come Ari Aster, Robert Eggers e Oz Perkins, che sono stati capaci di far avvicinare anche i cinefili più esigenti al fantastico e complesso mondo dell’horror. Oggi, però, andiamo ad annettere a questo micro-filone anche The Dark and the Wicked che vanta il nome, in regia e sceneggiatura, di Bryan Bertino, apprezzato quanto altalenante professionista della paura.

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Killer Machine, la recensione

Karl Hockman è un giovanotto introverso che lavora in un negozio di computer, ma allo stesso tempo è il famigerato killer delle agende telefoniche; Karl, infatti, si impossessa delle agende dei suoi clienti e poi comincia a uccidere uno ad uno i contatti ivi riportati. Una sera, dopo essere venuto in possesso dell’agenda di Terry Munroe, Karl ha un incidente e viene trasportato in gravi condizioni in ospedale, dove muore. Ma in realtà l’anima del killer riesce a penetrare nel sistema informatico dell’edificio e da lì può spostarsi attraverso i cavi elettrici che attraversano tutta la città. Ora Karl vuole completare la sua opera e comincia a uccidere i contatti di Terry utilizzando ogni sorta di apparecchio elettrico. 

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Vampires vs the Bronx, la recensione

Lo stare al passo con i tempi, seguire le mode e gli usi e costumi di ogni epoca, nonché il progresso tecnologico, è una necessità che riguarda non solo noi esseri umani, ma anche il cinema e i suoi personaggi che popolano da sempre i nostri incubi, sogni e desideri. Non sfuggono a questa regola neanche i vampiri la cui immagine ha visto nei trent’anni un’evoluzione repentina e radicale grazie alla quale la fisicità decadente e statica, gli antichi mantelli e i castelli gotici sono stati progressivamente sostituiti da vampiri metropolitani, più dinamici ed action creati ad hoc per abbracciare un pubblico sempre più vasto, soprattutto quello adolescente. A partire da Ragazzi perduti (1987) di Joel Schumacher, infatti, il buon vecchio conte Dracula ha assistito al proliferare di discendenti in versione teen, nell’accezione di delinquenti di strada oppure sex symbol per ragazzine intenti a combattere i feroci lupi mannari per amore, come nella saga di Twilight; senza tralasciare versioni più riflessive e dalla psicologia complessa come in Intervista col vampiro.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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TSplusF20. Post Mortem, la recensione

Nell’800 in Europa era pratica comune fotografare le persone appena decedute, in pose del tutto naturali come se fossero ancora in vita, così da lasciare un ricordo sereno ai cari che avevano subito la perdita. Una pratica sicuramente macabra ma che aveva una forte valenza simbolica nell’esorcizzare la paura della morte e che i cinefili ricorderanno senz’altro per un preciso uso rivelatorio che queste foto post mortem avevano nella bellissima ghost story gotica The Others. Ora quello stesso elemento è alla base di Post Mortem, una ghost story di produzione ungherese che ha solcato gli schermi (virtuali) della 20^ edizione del Trieste Science + Fiction Festival, aggiudicandosi anche il premio (collaterale) di Rai4 e una menzione speciale nella sezione dedicata al Méliès d’argent.

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La notte di Halloween, la recensione

Phil scopre che l’origine di Pitchford Cove, la cittadina in cui abita, ha collegamenti diretti con la festività pagana di Halloween e che la sua compagna di classe Melissa è la diretta discendente di una strega che, prima di essere bruciata sul rogo, lanciò una maledizione sulla città. Affascinati da questa storia, Phil, Melissa e altri compagni di classe decidono di recarsi nel museo cittadino e trafugare i vestiti realmente appartenuti ai loro avi per farsi il costume di Halloween perfetto. Tra le cianfrusaglie, i ragazzi trovano anche una pergamena e si recano al cimitero per far festa. Indossati i vecchi abiti, i ragazzi hanno la bella idea di recitare le frasi scritte sulla pergamena e così facendo scatenano la maledizione, risvegliando dal sonno numerose creature del male.

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Cimitero vivente 2 (Pet Sematary 2), la recensione

Jeff Matthews si trasferisce in una nuova città con il padre veterinario dopo che sua madre, la celebre attrice Renee Hallow, è morta a causa di un incidente sul set. Jeff ha difficoltà ad ambientarsi nella nuova comunità ed è vittima degli atti di bullismo di alcuni suoi compagni di scuola. L’unico che si dimostra amico è l’altrettanto disadattato Drew, succube del patrigno, lo sceriffo Gus. In seguito all’ennesima lite con suo figlio, Gus uccide il cane di Drew che, disperato, chiede a Jeff di accompagnarlo in un cimitero indiano per seppellire il suo animale, dal momento che, si racconta, il terreno di quel cimitero è in grado di far resuscitare morti. Effettivamente il cane torna ma è cambiato, si mostra più aggressivo, e attacca Gus uccidendolo. Drew e Jeff decidono allora di seppellire nel cimitero indiano anche l’uomo, ma le cose cominciano a degenerare…

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Non avere paura del buio, la recensione

La piccola Sally è appena arrivata all’aeroporto per andare ad abitare con il padre Alex e la sua nuova compagna Kim. Lui è un restauratore di vecchi immobili, lei un’arredatrice d’interni e insieme hanno appena concluso la sistemazione di una vecchia magione vittoriana in cui abiteranno in vista di una futura vendita. Sally però è triste e nel suo gironzolare nei pressi della casa trova uno scantinato rimasto isolato dal resto della casa da una porta murata; qui la ragazzina libera delle strane creature che le chiedono insistentemente di giocare con loro. In realtà le creature, che infestano l’abitazione da secoli, hanno intenzioni molto ostili e sono ghiotte di denti e ossa di bambini.

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