Archivio tag: horrorside

Orphan, la recensione

John e Kate Coleman, genitori di due bambini e con una terza gravidanza purtroppo non portata a termine, decidono di adottare una bambina e la scelta cade su Esther. La nuova arrivata in casa Coleman si mostra subito gentile ed educata, oltre che particolarmente predisposta per l’arte, anche se lo strano modo di vestirsi e la timidezza la rendono subito oggetto di scherno da parte dei suoi coetanei, oltre che antipatica agli occhi del fratello Daniel. Ma con il passare dei giorni Esther si mostra sempre più strana e dai comportamenti ambigui, ad accorgersene è soprattutto la madre Kate che, malgrado il marito non sia d’accordo, comincia a indagare sul passato della bambina.

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Spiritika 2 – Il gioco del Diavolo, la recensione

Paige si trasferisce in un appartamento in periferia, dove spera di potersi dedicare alla pittura, sua passione e professione, senza distrazioni. La donna trova in un armadio una tavoletta ouija e incuriosita comincia ad usarla. Senza troppe difficoltà, Paige riesce a mettersi in contatto con uno spirito che dice di chiamarsi Susan. Paige, dopo alcune indagini, scopre che Susan era la precedente inquilina dell’appartamento e che ora è irraggiungibile, così pensa che la donna sia stata uccisa e che il suo spirito le stia dando indicazioni per ritrovare il suo cadavere e scoprire il suo assassino. Aiutata dall’ex fidanzato poliziotto, Paige comincia una sua personale indagine.   

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Spiritika, la recensione

Durante una festa a casa di Linda e Jim, Brandon, ex fidanzato di Linda, propone di evocare lo spirito di un defunto con una tavoletta ouija. I presenti stanno al gioco e Brandon riesce a mettersi in contatto con David, lo spirito di un bambino morto in circostanze violente. Finito il party, quando tutti sono andati via, Linda si accorge che Brandon ha dimenticato lì la tavola ouija e prova da sola a rimettersi in contatto con David. Da quella notte cominciano ad accadere cose strane dentro casa e Linda è come ossessionata dalla tavola ouija, che usa sempre più frequentemente. Quando le persone vicine alla donna cominciano a morire in circostanze misteriose, Jim comincia a pensare che Brandon e Linda abbiano liberato un terribile spirito assassino.

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Behind the Mask – Vita di un serial killer, la recensione

Una troupe televisiva è invitata da Leslie Vernon a seguirlo nella preparazione della sua prossima carneficina ai danni di un gruppo di adolescenti che vogliono passare una notte brava nella sua casa natale. Leslie Vernon è, infatti, un novello serial killer, una leggenda del luogo temuta e alimentata dalla superstizione degli abitanti, non dissimile dai vari Freddy Krueger e Jason Voorhees.

Il mockumentary è un minifilone molto esplorato dall’horror nei primi anni del terzo millennio: [Rec], Diary of the Dead, Cloverfield, horror molto diversi tra loro per tematiche, ma simili per la tecnica utilizzata, ovvero il cercare di coinvolgere lo spettatore con un’opera di fiction che dà parvenza di realtà tramite l’utilizzo di riprese più consone al genere documentario.

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The Mermaid – Il lago della morte, la recensione

Quando da bambini le nostre mamme ci raccontavano le favole prima di andare a dormire o guardavamo i grandi classici dell’animazione, mai avremmo potuto immaginare che dietro le figure di fate turchine, gnomi, principesse ed affini si celasse un inquietante background fatto di credenze popolari tramandate per secoli, superstizioni e terribili storie di morte e sangue. Tra queste icone vi è la sirena la cui carica orrorifica solo negli ultimi anni, sull’onda del successo della serie tv Siren, sta iniziando a essere sfruttata a pieno da autori che la rappresentano sul grande e piccolo schermo sia conferendole un aspetto mostruoso, sia evidenziando i tormenti interiori di donne costrette a vivere senza la possibilità di contatti umani e sessuali.

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Haunt – La casa del terrore, la recensione

Controverso, discusso, eclettico, eccentrico e al tempo stesso amato da molti appassionati del genere horror, Eli Roth è un regista che ha segnato gli ultimi quindici anni della scena contemporanea con il suo stile a metà fra il serio e il faceto e intriso di tanta voglia di esprimere tutto il suo amore verso i filoni cinematografici che più ama (tra i quali un posto di gran rilevo ha il cinema di genere made in Italy). Caratteristiche che l’autore statunitense ha messo in evidenza sia nei panni di regista che in quelli di produttore, attività fertile portata avanti negli ultimi anni con sempre maggior costanza e in cui si è cimentato nuovamente con Haunt, alla cui regia troviamo Scott Beck e Bryan Woods.

Questi ultimi, reduci dal successo di A Quiet Place, di cui hanno firmato la sceneggiatura, tornano dietro la macchina da presa dopo il thriller/horror Nightlight (2015) con uno slasher in piena regola che risente tantissimo delle loro esperienze artistiche passate e dell’ala protettrice di un Roth sicuramente entusiasta del risultato.

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Gretel e Hansel, la recensione

Sappiamo che l’opera omnia dei fratelli Grimm è ricca di macabro e crudeltà, favole più adatte a far accapponare la pelle che a lanciare moniti verso i più piccoli, spesso addolcite e rimaneggiate dalla tradizione scritta e orale per adattarsi più naturalmente alla sensibilità dei più piccoli. Tra tutte, quella che forse rimane la più spaventosa ancora oggi è Hänsel e Gretel, pubblicata per la prima volta a inizio ‘800 e ricavata dai due fratelli, con ogni probabilità, da un testo risalente all’epoca medievale. Non è un caso, infatti, se proprio Hänsel e Gretel ha dato il là ad adattamenti cinematografici che abbracciassero, in via preferenziale, il genere horror, linguaggio che maggiormente e più naturalmente si adatta alla storia dei fratellini vittima della strega cannibale.

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The Banana Splits Movie, la recensione

Ricordate l’episodio de I Simpson in cui tutta la famiglia va al parco giochi Grattachecca & Fichettolandia e rimane vittima dei robot del parco impazziti e animati da istinti killer? [se non lo ricordate, è l’episodio 4 della sesta stagione] Quell’episodio era palesemente ispirato a Westworld (Il mondo dei robot) di Michael Crichton, rifatto recentemente nella bella serie HBO, ma è impossibile non notare una grande somiglianza tra quell’episodio della serie animata di Matt Groening e l’assunto che sta alla base di The Banana Splits Movie del 2019. Un cortocircuito mediale che si fa esempio esplicativo dell’eterno ritorno dei contenuti senza logica di continuità di linguaggio.

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Paziente Zero, la recensione

“Quando la realtà supera la finzione”… quante volte abbiamo sentito o pronunciato questo adagio popolare, soprattutto in questo periodo caratterizzato dal famigerato coronavirus che ha sconvolto le nostre vite? Una situazione che ha portato alla mente, soprattutto negli appassionati di cinema e letteratura horror o fantascientifica, tantissimi romanzi e film le cui tematiche principali sono virus, infezioni e contagi che quasi sempre trasformano gli esseri umani in zombie o provocano mostruosi mutamenti e catastrofi collettive. Chi di noi in questi mesi, infatti, non si è sentito come Cilian Murphy in 28 Giorni Dopo quando usciva a fare la spesa tra le strade vuote? Oppure, chi non ha pensato di essere un cittadino di Evans City de La città verrà distrutta all’alba? Tanti rimandi fantasiosi e voli pindarici che lasciano intendere quanto il cinema di genere sia stato in grado di creare un universo immaginifico, fatto di immagini iconografiche, mostri epocali e teorie passate alla storia, molto più legato alla realtà che ci circonda di quanto si potrebbe immaginare

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Letto N. 6, la recensione

Letto N. 6

L’Italia ha una importante e fortunata tradizione nelle ghost stories cinematografiche che va a braccetto con la nascita e lo sviluppo del cinema horror nostrano. Il problema è che questa stupenda tradizione si è fermata ormai da quasi quarant’anni!

Salvo sporadici tentativi di percorrere il genere, spesso da parte delle frange più indie del nostro cinema, l’horror italiano che ha fatto scuola nel mondo è rimasto alla metà degli anni ’80, quando già le eccellenze italiane zoppicavano, le produzioni erano sempre più esigue e povere e i maestri di un tempo o erano già scomparsi o stavano progressivamente abbandonando i film dell’orrore, lasciando tutto nelle mani di “giovani” già affermati come Dario Argento e Lamberto Bava.

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