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Saw X, la recensione del decimo capitolo della saga

Ci sono voluti un paio di film, che di fatto erano tentativi maldestri di reboot, per convincere Twisted Pictures, Lionsgate e il team produttivo storico (James Wan Leigh Whannell, Gregg Hoffman, Stacey Testro) che, per ritrovare il consenso del pubblico, la saga di Saw doveva tornare alle origini. Fantomatici eredi e copycat di Jagsaw non hanno lo stesso fascino del mitico John Kramer e dei suoi complici storici così, per varcare la soglia del decimo film, Saw aveva bisogno di vero e proprio rewind, che si è tradotto in un lungimirante midquel. Saw X, infatti, è tornato ad aggiungere tasselli direttamente nei primi frangenti della storia di Jigsaw, quelli più interessanti, quando John era ancora in vita (vi ricordiamo che, nonostante la saga sia andata avanti per altri 6 film fino ad ora, il protagonista moriva nel capitolo 3!) e stava combattendo con il cancro mentre sviluppava un piano per la sua eredità da psicopatico moralizzatore.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)

JigSaw (SAW)

JIGSAW

Jigsaw (conosciuto in Italia anche come l’Enigmista), ossia John Kramer, è un ingegnere civile con una vita tranquilla e felice con un buon lavoro e una bella moglie che è in attesa del loro primogenito. La sua vita però viene stravolta quando, un drogato in fuga dopo una rapina in una farmacia, travolge la moglie uccidendo così il bambino che portava in grembo. Dopo il divorzio gli venne diagnosticato un tumore incurabile al cervello e, dopo aver tentato il suicidio senza riuscire nell’intento, decide di mettere alla prova le persone che, a suo parere, non hanno capito quali sono i veri valori della vita. Pervaso dalla sua mentalità malata e, aiutato da vari personaggi, nei diversi “episodi” decide di rapire uno svariato numero di persone proponendo loro difficili enigmi che portano alla morte nel caso non vengano risolti. Col passare del tempo la sua sete di sangue e di vendetta prevale sul desiderio di far rinsavire le sue vittime che vengono così torturate grazie a marchingegni ideati dal suo cervello sublime.