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Smiley, la recensione

Di solito, con gli slasher-movie si va sempre sul sicuro. Ma non è questo il caso; il tentativo del giovanissimo regista emergente, Michael Gallagher, di creare una nuova icona horror è miseramente fallito.

Le potenzialità ci sono tutte, dal mostro spietato, misterioso e inquietante alla critica sociale sui pericoli di un internet a volte oscuro, pericoloso e incontrollabile. Peccato, però, che le promettenti basi su cui si regge la pellicola non vengono sfruttate a dovere e quello che rimane è una pessima messa in scena, fatta di inquadrature inesatte e tremolanti, una recitazione imbarazzante, personaggi poco credibili e situazioni improbabili.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)

CANDYMAN (Candyman)

CANDYMAN

Negli anni in cui negli Stati Uniti vigeva ancora la schiavitù,  Daniel, viene ingaggiato da un facoltoso proprietario terriero per dipingere il ritratto della figlia. I due ragazzi si innamorano incontrando la ferma opposizione del padre della giovane e, quando lei rimase in cinta, scoppiò uno scandalo che vide Daniel come unico capro espiatorio. Al ragazzo venne amputata una mano e, dopo esser stato cosparso di miele venne fatto uccidere da uno sciame di api al grido di “Canyman, candyman“. Poco prima di morire però il ragazzo venne portato davanti ad uno specchio che catturò la sua anima. Nasce così Candyman, un’anima tormentata che vorrebbe solo trovare la pace. Candyman può uscire dal suo bolio solo quando qualcuno pronuncia per cinque volte il suo nome davanti ad uno specchio; l’essere si materializza e trucida la persona che l’ha evocato, senza alcuna pietà. Il mito di Candyman continua attraverso i decenni, periodo in cui, la curiosità umana gli ha permesso di disseminare sempre più vittime.