Archivio tag: Lino Musella

Princess: Le favole hanno come protagoniste solo donne bianche

Abbiamo bisogno di questi film. In Italia, abbiamo bisogno di questi film.

Abbiamo bisogno di film che ci ricordino quanto la vita di alcuni di noi, abitanti di uno stesso Pianeta, possa essere una sofferenza.

E il caso è quello di Princess, ragazza nigeriana, prostituta nei boschi fuori Roma.

La storia di Princess è quella di tante donne che hanno lasciato il loro Paese e che hanno deciso di vendere sé stesse pur di non andare incontro alla morte. Il film di Roberto De Paolis (Cuori Puri, 2017) rende perfettamente il senso di claustrofobia albergante le anime di queste giovani donne, che per un cliente si chiamano Anna, per un altro Rosa, per un terzo solo Amore. Il film rende perfettamente la voglia di pagare il debito con la loro protettrice, per uscire da un meccanismo disumano e annichilente la vita stessa.

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La via degli angeli e Lei mi parla ancora: il cinema di Pupi Avati in DVD

Con oltre cinquant’anni di ininterrotta attività tra cinema e televisione, e con almeno un paio di autentici capolavori in filmografia (La casa dalle finestre che ridono e Regalo di Natale), Pupi Avati è ad oggi un vero e proprio maestro della settima arte italiana. Con un’abilità invidiabile nell’alternare generi e linguaggi cinematografici (dall’horror alla commedia parodistica, dal dramma agrodolce al film di formazione), il cinema di Pupi Avati è diventato oggi un marchio di fabbrica. In tutti questi anni è stato capace di creare un suo personalissimo immaginario, un vero e proprio universo di toni e sapori, in cui il reale si fonde con il sognante e in cui il folclore scende a patti con il moderno. Una genialità, quella intrinseca al suo cinema, che ha saputo persino dare vita ad un intero genere, il gotico padano, che dagli anni ’60 ad oggi continua ad ispirare le nuove generazioni di cineasti. Grazie a CG Entertainment e Mustang Entertainment torna disponibile su supporto fisico DVD uno dei suoi film meno celebrati, La via degli angeli, e insieme a questo vi parliamo anche della sua ultima fatica, Lei mi parla ancora, disponibile in home video sempre grazie ai canali di CG Entertainment.

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L’ombra del giorno, la recensione

Una toccante storia d’amore in un contesto storico difficile come l’avvicinarsi dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’approvazione delle leggi razziali fasciste nei confronti degli ebrei, applicate fra il 1938 e 1944. L’ombra del giorno, l’undicesimo lungometraggio del regista ascolano Giuseppe Piccioni (Fuori dal mondo, Luce dei miei occhi, Giulia non esce la sera), riesce a raccontare con estrema delicatezza un amore impossibile fra un simpatizzante fascista e una giovane ebrea. Riccardo Scamarcio (Il ladro di giorni, Tre piani, La scuola cattolica) e Benedetta Porcaroli (Tutto può succedere, La scuola cattolica, Baby) sono protagonisti di quest’opera girata interamente ad Ascoli Piceno, città d’origine di Piccioni, che esce nelle sale italiane il 24 febbraio.

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Il bambino nascosto, la recensione

Gabriele Santoro (Silvio Orlando) vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro” – così lo chiamano nel quartiere Sanità – se ne accorgerà solo a tarda sera. L’intruso è Ciro (Giuseppe Pirozzi), un bambino che abita con i genitori e con i fratelli al piano di sopra del suo stesso palazzo.

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Favolacce, la recensione

Una voce narrante, che ha il timbro grave e inconfondibilmente romano di Max Tortora, ci informa a inizio film che “Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata”. Un ghirigori di parole che esplicano con un fare apparentemente enigmatico la matrice narrativa realistica ma non reale dell’opera seconda dei fratelli D’Innocenzo, Favolacce. Un film che potremmo facilmente identificare come “favola nera”, visto che il titolo stesso vorrebbe suggerirlo, ma con un ancoraggio nella realtà quotidiana molto forte, da cui ne carpisce le sfumature più inquietanti, subdole e cattive.

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