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Marina, la recensione

Italia del sud, 1948. Il piccolo e vivace Rocco ha dieci anni quando suo padre, Salvatore, decide di partire in Belgio per lavorare in una maniera di carbone e fare fortuna, così da poter far vivere alla sua famiglia la vita che ha sempre immaginato per loro. Dopo un anno che è via da casa, per nostalgia, Salvatore decide di far trasferire in Belgio, a Waterschei, tutta la sua famiglia. Rocco è felice di andare in Belgio che, stando alle parole di suo padre, è una terra ricca e dalle mille opportunità. Arrivati a Waterschei, però, la delusione è tanta e le cose non sono come Rocco credeva. Salvatore, come tutti gli altri immigrati italiani, vive in una baracca e la gente del posto è diffidente verso gli italiani, gente inaffidabile, a parer loro. Pur se tra mille difficoltà, Rocco inizia ad adattarsi a quella terra per lui estranea e presto si innamora di una ragazza fiamminga, la figlia del droghiere del paese, che però non può frequentare a causa delle differenze culturali che intercorrono fra i due. Deciso a non voler proseguire le orme paterne come operaio in miniera, Rocco inizia a portare avanti la sua vera passione, la musica, che lo condurrà ad accesi scontri ideologici con il padre conservatore ma anche alla realizzazione inaspettata della celebre hit mondiale “Marina”.
Doppio Gioco e Salvo in Home Video

Le ultime uscite in home video targate Koch Media hanno interessato due film che si sono distinti in festival e competizioni internazionali. Da una parte c’è Shadow Dancer – Doppio Gioco, presentato al Sundance del 2012 e al 62° Festival di Berlino e vincitore, tra i tanti, del British Indipendent Film Awards e l’Irish Film& Television Award, dall’altra c’è Salvo, premiato alla Semaine de la critique all’ultimo Festival di Cannes.