Archivio tag: Mostra del Cinema di Venezia 2019

Tutto il mio folle amore, la recensione

Gabriele Salvatores è passato da un Ragazzo Invisibile ad un altro ragazzo, questa volta decisamente esuberante. Vincent (Giulio Pranno) ha sedici anni ed è affetto da una forma di autismo. Vive con la madre (Valeria Golino) e col marito di lei (Diego Abatantuono). Non ha mai conosciuto suo padre naturale, ovvero Willy (Claudio Santamaria), un cantante spiantato che sbarca il lunario cantando alle feste private le canzoni di Domenico Modugno.

Improvvisamente Willy sente il bisogno di conoscere quel figlio che ha sempre voluto evitare e ne scopre la relativa patologia. Vincent viene elettrizzato da quell’incontro che gli sconvolge la consueta routine e scappa dalla famiglia per seguire il vero papá accompagnandolo in un paio di concerti tra la Slovenia e la Croazia.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)

Le verità, la recensione

Il film scelto per aprire la 76° edizione della Mostra del Cinema di Venezia è anche il primo girato da Kore’eda Hirokazu al di fuori del suo Giappone. Pensare che i limiti linguistici (il maestro parla solo giapponese) possano rendere la realizzazione di un film simile, tutto giocato sui dialoghi, un’impresa impossibile, o perlomeno fallimentare, vuol dire sbagliare. Il francese non lede la lieve potenza del maestro, come sempre abilissimo nel dipingere ritratti familiari.

La diva Fabienne (Catherine Deneuve), grande star del cinema francese, pubblica la propria autobiografia. La figlia Lumir (Juliette Binoche) la raggiunge dall’America assieme alla figlioletta e al marito (Ethan Hawke). Il rapporto tra le due, ben distante dall’essere idilliaco, è segnato da mille recriminazioni e non detti. Le bugie e le omissioni di cui l’autobiografia è zeppa saranno la scusa per sturare il vaso di Pandora. Questo il semplice presupposto di un film stratificato, capace di farci conoscere a fondo i suoi protagonisti, senza mai costringerli sotto un’etichetta.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il sindaco del rione Sanità, la recensione

Cinema e teatro sono imparentati, c’è poco da discuterne. Ma qual è il grado di parentela? E soprattutto: può un nonno spacciarsi per suo nipote? Per rispondere a tali quesiti chiamiamo in causa Il Sindaco del Rione Sanità. Che dirimere questioni è il suo mestiere.

Nel 1960 Eduardo de Filippo scriveva una commedia su un capomafia sui generis, Don Antonio Barracano, da lui anche interpretato. Una giornata qualsiasi, colma di contenziosi più o meno gravi, problematiche più o meno personali, che il salomonico Don è chiamato a risolvere. Decenni dopo Mario Martone la rimette in scena, attualizzandola. Il risultato lo soddisfa al punto che dice: perché non farne un film?

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Ad Astra, una recensione negativa

Un piccolo passo per Brad Pitt, un grande passo falso per gli spettatori di Ad Astra, lungometraggio diretto da James Gray in Concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia.

Ma andiamo con ordine: in un futuro prossimo una letale onda elettromagnetica colpisce la Terra causando il malfunzionamento e la distruzione dei congegni elettronici. All’ingegnere spaziale Roy McBride viene affidata una missione: andare su Marte, nell’ultimo avamposto umano, per inviare dall’unica antenna ancora funzionante un messaggio verso Nettuno. Infatti, il governo sospetta che il “picco” (così è chiamata l’onda) provenga da un’astronave scomparsa anni e anni prima e capitanata (guarda te il caso a volte!) dal padre di Roy, Clifford, divenuto leggenda grazie alle prodezze d’esplorazione compiute nella vita.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Life as a B-Movie: Pietro Vivarelli, la recensione

“Consideriamo l’opera, non l’artista”, recita il noto adagio. Ma se la vita dell’artista è un’opera d’arte essa stessa? Allora è il caso di considerarle entrambe.

Parlare di “opera d’arte” è forse esagerato, ma senza dubbio la vita di Piero Vivarelli si rispecchia nella sua opera, e viceversa. Pur senza scomodare Nella misura in cui, film quasi autobiografico, è buffo scoprire come il regista di numerose commedie licenziose fosse egli stesso comicamente licenzioso.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76: tutti i premi

Si è appena conclusa la cerimonia di premiazione della 76^ Mostra del Cinema di Venezia con alcune sorprese, a cominciare dal Leone d’Oro al miglior film.

Di seguito l’elenco completo di tutte le vittorie di Venezia 76.

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Venezia 76. La mafia non è più quella di una volta

Dopo Belluscone-Una storia siciliana, che indagava i rapporti tra l’ex Presidente del Consiglio e le famiglie mafiose di Cosa Nostra, ecco un secondo documentario firmato da Franco Maresco a tema “mafia”, dedicato agli eroi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: La mafia non è più quella di una volta.

Anche qui è presente il “mitico” organizzatore di feste palermitane Ciccio Mirra, uomo che apertamente si dichiara pro e contro la mafia. Per non parlare di questo soggetto altamente poco credibile, citiamo invece la musa di Moresco: la celebre fotografa Letizia Battaglia. Quest’ultima è stata la più celebre reporter della così detta Seconda Guerra di Mafia, quella per intenderci che ha portato alla morte dei due giudici, così come all’eliminazione di molti membri della famiglia Corleone.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76. Atlantis

La guerra dev’essere alle porte per Valentyn Vasyanovich, dal momento che nel suo Atlantis, ambientato nel 2025, è già finita da un anno. Una prospettiva spaventosa, ma il film è comunque capace di conservare uno scampolo di ottimismo.

Seguiamo le vicende di Sergiy (Andryi Rymaruk) ex-militare affetto da disturbo da stress post traumatico. “Seguiamo” non è la parola giusta. Più che altro lo guardiamo da lontano. Il regista ucraino adotta uno stile caratteristico: camera fissa, posta a una certa distanza dagli eventi, in modo da racchiudere l’interezza della scena. Avete presente quei videogiochi in cui si può fissare la telecamera sul personaggio, costringendolo al centro dell’inquadratura? Ecco. Solo che qui non è centrata sul personaggio, ma sulla scena. Una scelta azzeccata per raccontare lo scollamento del protagonista dal mondo che lo circonda. Un mondo che, come la mitica Atlantide, sembra destinato a essere abbandonato.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76. Borotmokmedi (The Criminal Man)

Borotmokmedi

Borotmokmedi (The Criminal Man) del regista georgiano Dmitry Mamuliya è un film inserito, forse per sbaglio, nella sezione “Orizzonti” della Mostra del Cinema di Venezia.

Esterno – giorno: ci troviamo su strade che si snodano alla periferia di Tblisi, tra collinette spoglie e nulla d’altro. Un uomo, sceso dalla sua auto, si ritrova ad assistere da lontano ad una esecuzione. Un malcapitato viene freddato da tre colpi di pistola per poi venire abbandonato su un prato. Il casuale testimone attende che le auto degli assassini si dileguino per poi avvicinarsi e studiare con calma la scena del delitto. Decide di chiamare la Polizia solo dopo essere giunto a casa. Compone il numero, attende e poi riappende.

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Valutazione: 2.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76. A Herdade (The Domain)

Prodotto da Paulo Blanco (attore e produttore portoghese con più di duecento film all’attivo), A Herdade presenta Joao Fernandes, il più grande latifondista d’Europa, che nel corso della sua vita si trova a fronteggiare cambiamenti politico-sociali nel Portogallo (dagli anni 40 ai giorni nostri) e alcuni sconvolgimenti che riguardano in primis la sua famiglia.

Molto importante per capire questo film è approfondire la sua ambientazione storica. Iniziamo negli anni 40, sotto la dittatura fascista, con il genero di Joao colonnello dell’esercito; in questo periodo la situazione economica è florida, le varie piantagioni rendono al proprietario molto bene, ma viene chiesto a lui di schierarsi a favore del regime, in quanto una delle personalità più di spicco nell’intero Paese. Arriva poi la rivoluzione dei garofani (1974), durante la quale i comunisti prendono il potere spodestando il regime precedente; così il potere economico della famiglia di Joao si vede ridimensionare notevolmente, tanto che questi è costretto a vendere parte delle proprie attività. Infine, arrivano gli anni 90, caratterizzati da una relativa stabilità politica (è arrivata la democrazia); il potere dei Ferandes è molto dimensionato, tanto che non riescono a far fronte alle spese per il mantenimento delle terre rimaste.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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