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TFF37. Synonymes

Esplosivo e grottesco, Synonymes si presenta da subito come un oggetto misterioso e non semplice da definire. Caratterizzato da un’incredibile capacità di cogliere l’attualità attraverso uno sguardo nuovo e originale, il film dell’israeliano Nadav Lapid (autore di The Kindergarten Teacher, da cui è stato poi tratto Lontano da qui di Sara Colangelo e con Maggie Gyllenhaal) sembra dialogare direttamente con i più recenti successi del cinema europeo. Così, dopo i denti finti di Winfried/Peter Simonischek in Vi presento Toni Erdmann e l’animalesca performance art di Oleg/Terry Notary in The Square, ecco il cappotto ocra di Yoav (Tom Mercier), un giovane ex militare israeliano fuggito in Francia. Proprio quest’ultimo indumento diventa metonimia del suo radicale percorso identitario, che nello specifico consiste nel rifiuto delle proprie (odiate) origini, viste soltanto come un soffocante impedimento. Il suo corpo, snello e atletico da spingerlo a cercare lavoro come modello, sembra essere a suo agio soltanto in quel capo che in realtà non gli appartiene, mentre sulla pelle apporta tutte le immaginabili migliorie (dal congelamento al constante allenamento).

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