Archivio tag: oscar 2018

Il filo nascosto: l’ultima elegante opera di P.T. Anderson è in Blu-ray

Candidato a sei Premi Oscar (e non cinque, come ricorda erroneamente la dicitura sulla copertina del blu-ray disc) ma premiato solamente per i migliori costumi, Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson è un film che è riuscito a far parlare molto di sé. Non tanto, in questo caso, per la pioggia di riconoscimenti ma perché è il film scelto da Daniel Day-Lewis per dire addio alla recitazione. Chiunque si fosse perso quest’elegantissimo film al cinema, potrà ora recuperarlo in Blu-ray disc grazie all’edizione home video messa sul mercato da Universal Pictures Home Entertainment.

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Una donna fantastica e L’insulto: il cinema dell’intolleranza in Blu-ray

Sono giornate difficili per l’Italia, nel bel mezzo del ciclone che sta travolgendo l’Unione Europea  – e non solo – a causa della questione immigrati. C’è chi sostiene che vadano “rispediti” a casa costi quel che costi, anche con il rischio di inasprire i rapporti diplomatici con altre nazioni e chi, al contrario, combatte fino all’ultimo per offrire sussidi e aiuti. Chi ha torto e chi ha ragione? Impossibile stabilirlo senza essere tacciati di razzismo o perbenismo, la realtà è che, stringi e stringi, è sempre una questione di “punti di vista”. Che sia contro una razza, un credo religioso o una tendenza sessuale, fatto sta che l’intolleranza è un sentimento caratterizzante della razza umana e senza il quale, l’uomo, proprio non può vivere.

A proposito di intolleranza, nelle scorse settimane CG Entertainment e Lucky Red hanno portato in home video due piccoli gioielli capaci di affrontare l’argomento in modo innovativo e intelligente. Due film che si sono contesi agli Oscar 2018 il riconoscimento per il miglior film straniero (e uno dei due ha trionfato sull’altro) dopo aver fatto incetta di premi nei più prestigiosi festival internazionali. Sono arrivati in Blu-ray disc il cileno Una donna fantastica e il franco-libanese L’insulto.

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End of Justice – Nessuno è innocente, la recensione

Per parlare di End of Justice – Nessuno è innocente è doveroso notare che il titolo italiano del film che vede protagonista Denzel Washington è fuorviante. Nella sua formulazione originale (Roman J. Israel, Esq.) si fa riferimento a un individuo sconosciuto e dal nome sui generis, ma in nessun modo si parla di legge e/o giustizia come nel corrispettivo italiano. Siamo di fronte non ad una traduzione libera ma un’interpretazione che indirizza arbitrariamente la visione ad un tema presente nel film. È una scelta miope, perché in End of Justice c’è un groviglio di temi che già in partenza viene sminuito e delegittimato, quando invece il protagonista assoluto del film lo vive sulla propria pelle.

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Tonya, la recensione

Tonya Harding è tante cose: è la pattinatrice olimpica, è l’emblema del white trash americano, è la vittima di una madre e poi di un marito violento, è colei che ha ordinato di gambizzare la sua rivale Nancy Kerring. O forse no, forse non l’ha ordinato, forse è stata un’idea del marito. Forse lei sapeva e non ha fatto nulla.

Tuttavia a Craig Gillespie, regista del biopic I, Tonya (semplicemente Tonya in italiano), poco importa di chi ha fatto cosa, perché l’aggressione alla Kerring diventa un pretesto per raccontare tanti altri temi, o per meglio dire troppi temi: il film si concentra infatti sulla desolazione di una provincia americana gretta e ottusa, dove non si salva nessuno, nemmeno chi, come Tonya (interpretata nel film da Margot Robbie), ha cercato un riscatto nello sport.

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Il filo nascosto, la recensione

Il cinema di Paul Thomas Anderson è profondamente estetico, lo si era capito fin dagli esordi meravigliosamente pulp di Sydney e Boogie Nights, ne abbiamo avuto conferma nel surreal-drama Magnolia e nello sperimentale Ubriaco d’amore. L’estetica delle cose, dei sentimenti, degli ambienti è un punto fermo della sua filmografia, dunque, che trova una coerente quadratura proprio ne Il filo nascosto, un’opera che fa della bellezza e dell’eleganza uno dei suoi temi portanti. Ma come accade in ogni film di Paul Thomas Anderson, c’è una costruzione a strati: quello che vediamo inizialmente è solo la superficie ed è destinato a una svolta, spesso uno stravolgimento, capace comunque di creare un unicum coerente.

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La forma dell’acqua – The Shape of Water, la recensione

Presentato in concorso alla 74esima edizione della Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia, The Shape of Water – La forma dell’acqua del regista Guillermo Del Toro ha conquistato il cuore del Festival.

Elisa (Sally Hawkins) lavora come addetta alle pulizie in una sede della NASA nei primi anni Sessanta. Orfana e muta fin da bambina, presumibilmente a causa di un trauma subito che non ricorda (ma che l’ha lasciata con tre misteriose cicatrici sul collo), vive una vita semplice ma felice in un piccolo appartamento sopra una vecchia sala cinematografica. Ama ballare, cucinare uova sode e ha due grandi amici, il vicino di casa Giles (Richard Jenkins), artista pubblicitario in declino a causa dell´avanzare della tecnologia fotografica, e la collega di lavoro Zelda (Octavia Spencer), donna energica ed esuberante. 

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The Post, la recensione

Con una delle carriere più longeve della storia del cinema, Steven Spielberg ritorna sui grandi schermi con la sua ultima fatica, The Post, accompagnato da due enormi attori come Meryl Streep e Tom Hanks che fanno a gara a chi è più bravo.

Una carriera infinita, dicevamo, ma anche assolutamente eterogenea che ha portato Spielberg a misurarsi con film di genere sempre diverso, senza fare quasi mai un passo falso. E un grande storyteller come lui non poteva che rendere The Post un film capace di piazzarsi tra i grandi classici del genere, affrontato con una modernità fuori misura.

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Chiamami col tuo nome, la recensione

A Crema, nella calda estate del 1983, l’adolescente Elio si prepara a vivere un’esperienza destinata a segnare per sempre, in modo irreversibile, la sua vita. Elio è un ragazzo di diciassette anni, con velleità da musicista e con una cultura ben al di sopra di ogni suo coetaneo e, come ogni anno, trascorre l’estate nella villa di famiglia con sua madre e suo padre. Il padre di Elio è un professore universitario che, ormai da anni, ha l’abitudine di ospitare ogni estate nella propria villa il suo studente più meritevole per poter lavorare alla tesi di post-dottorato. Nell’estate dell’83 la scelta ricade su Oliver, uno studente americano ventiquattrenne, che grazie alla sua bellezza e i modi di fare cordiali e disinvolti finisce per far innamorare follemente il giovanissimo Elio. Tra i due giovani nasce un desiderio unico, travolgente, che non può essere trattenuto in alcun modo.

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Chiamami col tuo nome: incontro con Luca Guadagnino, Timothée Chalamet e Armie Hammer

Chiamami col tuo nome (Call me by your name), diretto da Luca Guadagnino e in uscita nelle sale italiane il 25 gennaio, è sicuramente la sorpresa dell’anno per quanto riguarda il cinema italiano. Girato nella prima metà del 2016, il film inizia a sottoporsi all’attenzione del pubblico il 22 gennaio 2017 con un’anteprima internazionale all’interno del Sundance Film Festival. Da quel momento inizia un percorso movimentato – ma anche abbastanza silenzioso – all’interno di vari festival internazionali (New York Film Festival, Festival di Berlino, BFI London Film Festival, etc) che fanno raccogliere al film consensi, candidature e premi. Un percorso che porta il film a guadagnarsi tre candidature agli ultimi Golden Globe fino ad accedere, con colpo di scena, anche ai prestigiosi Premi Oscar ricevendo ben quattro candidature: miglior film, miglior attore a Timothée Chalamet, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.

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Loveless, la recensione

Dopo Il ritorno, ancora genitori e figli al centro del nuovo film di Andrej Zvjagincev. Ma questa volta ad essere annullato non è l’ego del padre-padrone come avveniva nella splendida opera prima del regista russo, bensì del figlio, letteralmente soffocato dall’assenza di amore del suo nucleo familiare.

Tra le mura domestiche della famiglia protagonista di Loveless si consuma infatti una solitudine senza fine in cui il piccolo Alyosha soffre in silenzio. Zhenya e Boris, i genitori del bambino, sono gli artefici di questa terribile atmosfera che si è creata nel loro appartamento. La coppia si sta infatti lasciando e nel peggiore dei modi. Ciascuno dei due ha già una nuova appagante relazione ed entrambi non vedono l’ora di buttarsi il passato alle spalle: litigano sulla vendita della casa e nessuno dei due lotta per l’affido del figlio. Ben presto però Alyosha scompare senza lasciare traccia.

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