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Il Divin Codino, la recensione

Il mondo dello sport, e più in particolare del calcio, è ricco di campioni le cui imprese hanno lasciato a bocca aperta, emozionato, fatto esultare o dannare gli appassionati di ogni epoca, età e ceto sociale. Pochi, però, sono quelli riusciti a varcare i confini del proprio sport di appartenenza per diventare vere e proprie icone per generazioni intere, andando a stimolare la fantasia non solo degli sportivi più accaniti ma anche di chi lo sport lo segue al massimo per cinque minuti all’anno. Gli esempi sono diversi e potremmo citare figure del calibro Maradona, Micheal Jordan, Muhammad Ali e, per quanto riguarda l’Italia soprattutto, Roberto Baggio.
La vedova Winchester, la recensione

Il filone delle ghost stories e delle case infestate, nello specifico, è tra i più antichi rappresentati del genere horror, appartenuto tanto al cinema delle origini quanto alla corrente gotica che ha attraversato i decenni del ‘900, fino alla più recente esplosione di produzioni a basso/medio budget delle majors. Un filone che si adagia su meccanismi collaudati ed elementi ricorrenti, che preferisce la creazione dell’atmosfera alla violenza grafica e che in molte occasioni è riuscito a dar vita a dei veri e propri caposaldi del cinema (non solo horror) grazie a una sapiente costruzione degli spazi e un’adeguata rielaborazione dei topoi tipici del filone.
La tartaruga rossa, la recensione e le featurette

La tartaruga rossa presenta uno degli incipit più classici del mondo: un uomo che naufraga su un’isola deserta e decide di costruire una zattera per tornare a casa. A partire da questo momento, il film si discosta però dalla solita rappresentazione del naufrago solitario, e lo fa inserendo in scena una bizzarra tartaruga rossa che distrugge più e più volte la zattera del nostro protagonista. Ma quando quest’ultimo avrà finalmente il sopravvento sull’animale, riceverà una sorpresa inaspettata.