Archivio tag: romaff11

Maria per Roma, la recensione

Chiunque abiti o lavori nella capitale si può facilmente rispecchiare nelle situazioni in cui incappa la protagonista di Maria per Roma: il film racconta infatti una giornata tipo di Maria, aspirante attrice che per sbarcare il lunario lavora come key holder. Da mattina a sera, Maria sfreccia sul suo motorino per consegnare le chiavi di appartamenti di lusso ai turisti affrontando, nel frattempo, audizioni, il traffico romano e i rimbrotti della madre.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Moonlight, la recensione

Basato su un’opera teatrale, il film Moonlight diretto da Barry Jenkins si divide, di fatto, in tre atti che raccontano l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta di Chiron, giovane afroamericano che vive in una zona degradata di Miami.

Nel primo atto Chiron è Little, chiamato così da tutti perché sembra molto più piccolo della sua età. Un giorno, mentre viene rincorso da alcuni bulli della sua scuola, Little incappa in Juan (Mahershala Ali), spacciatore dal cuore tenero. Juan e la fidanzata Teresa (Janelle Monáe) lo prendono sotto la loro ala, ospitandolo a casa nei giorni in cui la madre tossicodipendente di Little diventa ingestibile.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Manchester by the Sea, la recensione

Lee Chandler (Casey Affleck) lavora come custode di un complesso di palazzi a Boston. Conduce una vita solitaria e spenta, che viene stravolta dalla notizia della morte di Joe, suo fratello maggiore. Lee è dunque costretto a ritornare nella sua città natale per occuparsi del funerale e del nipote sedicenne, di cui è stato nominato tutore.

Il regista Kenneth Lonergan dirige un dramma intimista, raccolto: s’intuisce ben presto che Lee nasconde un passato doloroso, tuttavia mai espresso da dialoghi verbosi. Di fatto l’evento tragico vissuto dal protagonista non viene svelato allo spettatore nel tempo presente del film, bensì mostrato attraverso dei flashback, in un’amalgama senza soluzione di continuità tra passato e presente. Questo perché non esiste un prima e un dopo nel dolore di Lee, ma soltanto un adesso.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Florence, la recensione

Una delle astuzie più abusate dal marketing cinematografico contemporaneo riposa nell’espressione “tratto da una storia vera”. Una formuletta motivata da esigenze di cassetta che aggira il più basilare dei basilari principi che sorreggono il cinema, ovvero che una bugia ben orchestrata, congegnata attorno all’autenticità dell’emozione che conta sempre più e sempre prima di qualsiasi presupposto fattuale è di per sé più vera del vero. Lo spunto alla base di Florence origina da quella inusuale combinazione di umorismo tragedia farsa e ridicola stravaganza che è propria della vita oltre lo schermo.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Lion – La strada verso casa, la recensione

Anni ’80, India. Saroo ha appena 5 anni quando finisce per sbaglio su un treno diretto a Calcutta, città terribilmente lontana da casa sua. Lì, dopo varie peripezie, si ritrova in un sordido orfanotrofio, dal quale si salva grazie all’adozione da parte di una coppia australiana. Passano 25 anni e Saroo si rimette alla ricerca della propria famiglia biologica, grazie all’aiuto di vaghi ricordi e di Google Earth.

Mentre si legge la sinossi di Lion è impossibile non pensare “sicuramente riceverà qualche nomination ai prossimi Oscar”. Eppure il film diretto da Garth Davis non è propriamente in stile Oscar: nonostante la materia trattata, infatti, non incappa nel facile melodramma ma si fregia di uno stile asciutto, raccolto. Ma tanto piangerete lo stesso, vi avverto.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Captain Fantastic, la recensione

Essere genitore vuol dire inevitabilmente fare delle scelte. Porsi delle domande e cercare la risposta che si ritiene la migliore per il bene dei propri figli. Captain Fantastic, ultimo film diretto da Matt Ross, presentato a RomaFF11, ha come protagonista un padre sicuro di sé, certo del modo in cui sta crescendo i suoi bambini. Ma questo padre è veramente fantastico come crede?

Nella foresta del Nord America, Ben cresce i sei figli lontano dalla società consumistica moderna in pieno contatto con la natura. Tra una scalata sulle montagne e letture impegnate intorno al fuoco, le giornate trascorrono felicemente.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Snowden, la recensione

Si sta sviluppando una tendenza al cinema che sembra non portare nulla di buono al macro-genere dei biopic, ovvero raccontare le vite di quei personaggi che hanno creato dibattito a livello di costume o cronaca ma che sono assolutamente inadeguati ad essere portati sul grande schermo. Si tratta di personaggi pubblici per scelta o per “errore” che hanno una vita ordinaria, noiosa – potremmo dire da spettatori – e particolarmente anti-cinematografica, su cui, però, si ostinano a far film. È successo due volte con Steve Jobs, una volta con Julian Assange e una volta con Mark Zuckerberg e forse proprio nel film di David Fincher possiamo trovare l’innesco della miccia. Ma se The Social Network aveva una costruzione narrativa avvincente e riusciva a trasformare una persona in un personaggio, andando quindi incontro alle esigenze cinematografiche, così come, tra i molti difetti, Steve Jobs di Danny Boyle aveva “stile”, tutto il resto è fuffa. Ed è proprio in quella amalgama che si inserisce l’ultimo film di Oliver Stone, Snowden, selezionato in concorso all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma e incentrato sulla figura “scomoda” di Edward Snowden.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Sing Street, la recensione

Alcune teorie sul cinema sottolineano come esso contenga in sé un sottile inganno rivolto agli spettatori: questi, di fatto, costretti a sedute statiche, vivrebbero come un’ingiustizia l’impossibilità di replicare il movimento presente sullo schermo. Per fortuna c’è John Carney: sfido chiunque a non muovere la gamba a tempo o a non tamburellare con la mano durante la visione di uno dei suoi film “musicali”. Insomma, pur stando fermi, si balla dentro.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Kubo e la spada magica, la recensione

Parlando di film d’animazione si è soliti pensare al loro incipit con lo schema del “c’era una volta …”. Queste sono le quattro parole che aprono le porte a mondi fantastici popolati di protagonisti coraggiosi e creature misteriose; nonostante questo, ormai molti titoli hanno rinunciato a tale schema proveniente dalla fiaba. Lo stesso Kubo e la Spada Magica, film presentato nella sezione Alice nella città dell’undicesima Festa del Cinema di Roma, non utilizza questa espressione rituale ma il “c’era una volta” è il cuore della storia.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Accountant, la recensione

Riuniamoci attorno a un focherello e riflettiamo sulla carriera di Ben Affleck.

Di famiglia umile, il buon Ben comincia a muovere i primi passi nel mondo del cinema grazie a Kevin Smith, per il quale recita in Generazione X (1995), In cerca di Amy (1997), Dogma (1999) e Jersey Girl (2004). Ma i riflettori si accendono nel 1997, quando prende un Oscar per la sceneggiatura, scritta insieme al collega e amico Matt Damon, di Will Hunting – Genio ribelle, dove interpreta anche un ruolo. La strada di Hollywood sembra spianarsi grazie a Michael Bay, che lo vuole protagonista in Armageddon – Giudizio finale (1998) e Pearl Harbor (2001), dopo di ché è Jack Ryan in Al vertice della tensione (2002), Matt Murdock nel film Daredevil (2003), lavora con John Who, Terrence Malick e prende parte a molti film da botteghino che fanno di lui una delle star del momento, fino alla Coppa Volpi guadagnata a Venezia nel 2006 con Hollywoodland.

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