Archivio tag: slasher

X – A Sexy Horror Story, la recensione

C’è stato un periodo nella Storia del cinema in cui a far cassa, per la prima volta, sono stati i film pornografici. Si trattava degli anni ’70, un decennio rivoluzionario per un gran numero di motivi, non solo legati al mondo del cinema, che ha visto l’esplosione di quella che oggi è comunemente indicata come “Golden Age of Porn”. Dopo la legalizzazione del porno audiovisivo avvenuta in Danimarca nel 1969, anche Hollywood seguì le gesta dei più libertini cugini europei e già nel 1970 le autorità della California dichiarano legale la produzione di film con contenuti sessuali espliciti e non simulati. Si aprì un vero e proprio mondo a sé e le tasche dei piccoli produttori cominciarono a riempirsi: Mona the Virgin Nymph, Deep Throat, The Devil in Miss Jones, Behind the Green Door. Film che costavano relativamente poco e incassavano tantissimo, giocando soprattutto sul senso del proibito e del voyeurismo che acchiappava gli spettatori. Il vaso di Pandora era stato aperto.

È proprio in questo contesto che va ad ambientarsi X – A Sexy Horror Story, l’ultimo film scritto e diretto da Ti West che vanta il marchio produttivo della lanciatissima A24. Non si tratta, però, di un film porno, ma di un cruentissimo horror/slasher che prende le mosse proprio dalla produzione di un piccolo film hard immaginario, Le figlie del fattore.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Non aprite prima di Natale, la recensione

Un serial killer sta terrorizzando Londra sotto il periodo natalizio, ma il folle assassino ha delle vittime ben precise: individui travestiti da Babbo Natale!

L’ispettore Harris di Scotland Yard sta indagando insieme al detective Powell e in particolare seguono la pista legata alla morte del signor Briosky, dal momento che sua figlia e il fidanzato di lei hanno assistito all’omicidio. Nel frattempo, l’Ispettore vede recapitare a casa un pacchetto con su scritto “non aprite prima di Natale”.

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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Black Christmas, la recensione

Un gruppo di adolescenti baldanzosi e dal bel aspetto riuniti all’interno di un luogo chiuso o ben delimitato, un killer mascherato spietato, armato di coltello, e un copione già scritto… ossia tanti omicidi, sangue e violenza in abbondanza. Un canovaccio ben consolidato, racchiuso all’interno del sottogenere slasher, che nell’immaginario collettivo è legato agli anni Settanta e Ottanta – non a caso due decenni d’oro per l’horror – ed in particolare a capolavori come Halloween e Venerdì 13 i cui villain sono divenuti autentiche icone cinematografiche per generazioni di appassionati del genere grazie al loro aspetto e alle movenze cadenzate, ma inesorabili, che davano il là ad autentiche danze di morte.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Black Christmas – Un Natale rosso sangue, la recensione

Billy Lentz ha passato un’infanzia tra maltrattamenti e abusi sessuali da parte della madre, finché un giorno il bambino reagì e uccise la genitrice e il suo amante, passando in seguito un lungo periodo di tempo internato in un ospedale psichiatrico. Dopo quindici anni, il giorno della Vigilia di Natale, Billy fugge dall’ospedale e si reca verso la sua abitazione che ormai è stata adibita a dormitorio femminile per le studentesse della vicina università. Per un gruppo di ragazze rimaste bloccate nel dormitorio a causa di una tempesta di neve sarà l’inizio di un incubo!

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Omaggio a Wes Craven: Le colline hanno gli occhi II

Negli anni Ottanta, Wes Craven (e il cinema horror in generale) stava attraversando una nuova fase: esaurito il decennio più “selvaggio” dei seventies, stavano nascendo nuovi filoni e si stava codificando una nuova estetica, altrettanto sanguinaria ma più raffinata.

Gli eighties sono gli anni per eccellenza del genere slasher: Halloween di Carpenter (in anticipo sui tempi, è del 1978) e Venerdì 13 di Cunningham (1981) sono le due opere seminali insieme a Nightmare di Craven (1984), che introduce il soprannaturale. La grandezza di Craven, come di tutti i maestri del cinema, consiste anche nel saper leggere i cambiamenti socio-culturali e tradurli in immagini nuove, riprendendo elementi della tradizione horror precedente e creando qualcosa di nuovo.

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Venezia 73: Prevenge

Per coloro che hanno sempre trovato Senti chi parla un po’ inquietante, Prevenge dell’attrice e ora regista inglese Alicia Lowe, sarà la conferma che sentire in testa la voce del proprio figlio, è di base un brutto segno.

Ruth (interpretata dalla stessa Alicia Lowe) lo scopre nel peggiore dei modi, quando rimasta incinta perde il marito coinvolto in un incidente durante una scalata. Ancora in grembo, la sua bambina inizia a parlarle, convincendola che i colpevoli della morte del padre sono gli altri membri del gruppo che lo accompagnavano e che lei deve vendicarlo trovandoli e ammazzandoli tutti.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Smiley, la recensione

Di solito, con gli slasher-movie si va sempre sul sicuro. Ma non è questo il caso; il tentativo del giovanissimo regista emergente, Michael Gallagher, di creare una nuova icona horror è miseramente fallito.

Le potenzialità ci sono tutte, dal mostro spietato, misterioso e inquietante alla critica sociale sui pericoli di un internet a volte oscuro, pericoloso e incontrollabile. Peccato, però, che le promettenti basi su cui si regge la pellicola non vengono sfruttate a dovere e quello che rimane è una pessima messa in scena, fatta di inquadrature inesatte e tremolanti, una recitazione imbarazzante, personaggi poco credibili e situazioni improbabili.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)