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Cimitero vivente 2 (Pet Sematary 2), la recensione

Jeff Matthews si trasferisce in una nuova città con il padre veterinario dopo che sua madre, la celebre attrice Renee Hallow, è morta a causa di un incidente sul set. Jeff ha difficoltà ad ambientarsi nella nuova comunità ed è vittima degli atti di bullismo di alcuni suoi compagni di scuola. L’unico che si dimostra amico è l’altrettanto disadattato Drew, succube del patrigno, lo sceriffo Gus. In seguito all’ennesima lite con suo figlio, Gus uccide il cane di Drew che, disperato, chiede a Jeff di accompagnarlo in un cimitero indiano per seppellire il suo animale, dal momento che, si racconta, il terreno di quel cimitero è in grado di far resuscitare morti. Effettivamente il cane torna ma è cambiato, si mostra più aggressivo, e attacca Gus uccidendolo. Drew e Jeff decidono allora di seppellire nel cimitero indiano anche l’uomo, ma le cose cominciano a degenerare…
Pet Sematary – Cimitero vivente, la recensione

La famiglia Creed si trasferisce in una casa adiacente alla strada statale che ogni giorno vede sfilare i camion della Orinoco. Il signor Jud avverte subito il suo nuovo vicino di casa Louis Creed di far sterilizzare il loro gatto Church, visto che quella strada è stata letale per molti animali e, come monito, mostra anche alla famiglia Creed il piccolo cimitero degli animali che i bambini hanno eretto proprio dietro la casa dei nuovi venuti. Malgrado l’operazione, Church muore sulla strada proprio durante la festa del Ringraziamento, quando solo Louis è in casa, così Judd decide di svelare al suo vicino un segreto: al di là del piccolo cimitero degli animali c’è un antico cimitero indiano che ha il potere di riportare in vita i morti che vi sono seppelliti. Louis seppellisce lì il suo gatto, che torna in vita la notte stessa, solo che Church non sembra più lo stesso. Tempo dopo, la nuova vittima della statale è Gage, secondogenito della famiglia Creed. Louis, distrutto dal dolore e abbagliato dalla follia, decide di seppellire nel cimitero indiano anche il suo piccolo defunto.
Le ali della libertà: il capolavoro di Darabont torna in blu-ray

Ci sono film capaci di segnare un’epoca, di condizionare l’immaginario collettivo, di contribuire alla sedimentazione di un filone cinematografico in particolare. Ci sono film come Le ali della libertà, tra i più rappresentativi di metà anni ’90, nonché l’ultimo vero classico del filone prison-movie che nulla ha da invidiare ad altri pezzi da ’90 come L’uomo di Alcatraz di John Frankenheimer, Papillon di Franklin J. Schaffner e Fuga da Alcatraz di Don Siegel. Il film di Frank Darabont, oggetto di Start Up! per la realizzazione di una limited edition blu-ray, è recentemente tornato disponibile su listino CG Entertainment in una nuova edizione, sia in DVD che in Blu-ray, che si propone come standard edition della su citata edizione limitata.
Il noir secondo Stephen King: The Outsider

Il materiale di base di tutta l’opera kinghiana si presta perfettamente ad un racconto di ampio respiro, come può essere una miniserie TV, piuttosto che ad un unico arco narrativo di due ore. Questo perché oltre ad essere la mole del romanzo spesso una “mattonata” (raramente meno delle cinquecento pagine) sono i punti di vista molteplici, lo sciorinamento quasi maniacale dell’interiorità dei personaggi, l’analisi dei loro demoni personali ed affettivi a plasmare una narrazione così complessa da rendere quasi impossibile una riduzione non tanto fedele (il cinema e la letteratura sono due linguaggi differenti), ma almeno ricca quanto la controparte cartacea.
Doctor Sleep: in blu-ray il sequel di Shining

La riscoperta delle opere di Stephen King da parte di cinema e serie tv è inarrestabile e mentre su Sky Atlantic va in onda The Outsider, in home video grazie a Warner Bros. Italia arriva l’ultimo film tratto da un’opera del Re di Bangor, Doctor Sleep, distribuito con la consueta completezza in una moltitudine di formati: DVD, Blu-ray, Steelbook, 4K Ultra HD e Digital Download.
Doctor Sleep, la recensione

L’astio che Stephen King ha riservato negli anni verso Shining e il suo regista è cosa nota, un rancore che nel tempo ha portato il “Re di Bangor” a sviluppare in prima persona, insieme all’allora fido Mick Garris, una miniserie tv tratta dal suo romanzo a cui era ben più fedele, oggi quasi dimenticata dai più e di certo neanche lontanamente paragonabile al grande lavoro svolto da Stanley Kubrick. Negli anni, però, la fama dello Shining cinematografico non si è placata e, un po’ per rivendicare la propria paternità sull’opera originaria e un po’ perché aveva ancora una storia da raccontare, Stephen King ha sentito il bisogno di rimettere ulteriormente mano alle vicende dei Torrance e della “luccicanza” buttando giù un romanzo sequel a quello risalente al 1977. Vede luce, così, nel 2013 Doctor Sleep, che riprende le fila della storia riportando in scena un Danny Torrance ormai cresciuto e ancora perseguitato dai fantasmi del passato.
Nell’erba alta, la recensione

Quello tra il cinema e la letteratura è senza dubbio il legame tra arti più stretto e forse più redditizio, con l’horror che da sempre ha rappresentato il filone della settima arte più incline ad attingere a piene mani da racconti e romanzi degli autori più famosi. E così, se fino agli anni Settanta lo scrittore più trasposto sul grande schermo è stato Edgar Allan Poe, dagli Ottanta in poi tale scettro è finito nelle mani di Stephen King. I best seller dello scrittore del Maine, infatti, hanno avuto quasi sempre una doppia vita tra carta e pellicola, con risultati altalenanti che hanno diviso generazioni di fan e di cinefili. Questa volta tocca al racconto Nell’erba alta, scritto insieme a suo figlio Joe Hill, essere portato sullo schermo con un film omonimo prodotto da Netflix e realizzato da quel Vincenzo Natali che dopo lo strabiliante e oramai lontano Il Cubo, e diverse regie di episodi di serie tv, torna a realizzare una storia claustrofobica e con protagonista uno spazio interno che diventa un labirinto malefico e irto di insidie per un gruppo di persone.
IT – Capitolo Due, la recensione

In coda al romanzo di Stephen King IT possiamo leggere una dedica che l’autore fa ai suoi tre figli: “il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste”.
La magia esiste. Una frase semplice, musicale, perfetta come tagline di un film fantasy per ragazzi prodotto negli anni ’80. Il leitmotiv di un romanzo epocale, di una storia di formazione che ha segnato un’intera generazione, il sublime di un’opera che non risparmia crudeltà, orrore, angoscia. È quel fine liberatorio che permette ai bambini di crescere ma rimanere comunque Peter Pan, quella bugia che nasconde una verità universale.
Non sono molti i romanzi, in epoca contemporanea, capaci di sedimentarsi nell’immaginario di una generazione così come lo ha fatto IT (almeno non i romanzi obiettivamente di qualità) e, forse anche grazie alla miniserie Tv del 1990 che fu tratta dal romanzo, il pagliaccio Pennywise e il Club dei Perdenti sono entrati di gran foga nel background culturale di chi è stato adolescente negli anni ’90. A rinnovare questa tradizione ci ha pensato il regista argentino Andrés Muschietti imbarcandosi nella pericolosissima avventura propostagli dalla Warner Bros, ovvero dirigere il primo adattamento cinematografico del romanzo-fiume di King che, saggiamente, viene diviso in due capitoli.
Analisi di un cult: Carrie – Lo sguardo di Satana

La rabbia, l’impotenza, la solitudine… Carrie è probabilmente il miglior film sul bullismo mai realizzato. Una ragazza timida e gentile di cui tutti abusano per il suo essere strana e diversa dalla massa, vittima della follia religiosa della madre e dell’indifferenza del prossimo.
Ispirato dall’omonimo romanzo di Stephen King (delle cui opere il film è considerato uno dei migliori adattamenti) e diretto dal grande Brian De Palma, la storia di Carrie a grandi linee è quella del classico film liceale americano che oggi siamo così abituati a vedere e nonostante i “prom”, cioè i balli di fine anno, non siano effettivamente parte della cultura italiana, abbiamo tutti ben presente grazie ai numerosissimi film o serie TV (soprattutto per ragazzi) che mostrano questo evento.
Cimitero vivente: il Pet Sematary originale rivive in blu-ray

Mentre sul grande schermo impazza il Pet Sematary diretto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer, che ha già fatto guadagnare alla Paramount un totale di quasi 110 milioni di dollari nel mondo, negli store la stessa Paramount riedita il primo adattamento cinematografico di Pet Sematary, Cimitero vivente, che arriva sul mercato italiano per la prima volta in alta definizione e in ultra HD.