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Venezia77. Spy no tsuma (La moglie della spia), la recensione

spy no tsuma

1940, Kobe. Satoko (Yū Aoi) e Yusaku Fukuhara (Issei Takahashi) sono una coppia felicemente sposata e molto legata per affari al modo di vivere occidentale. con il nipote Fumio i tre si divertono a produrre piccoli film da mostrare agli amici e vivono tranquilli in un Giappone che dopo la firma del patto tripartito con Italia e Germania sta diventando sempre più nazionalista e critico nei confronti dell’occidente, in particolare contro americani e inglesi.

Yusaku parte quindi per un viaggio di affari in Manciuria in cui vedrà e riprenderà i crimini di guerra di cui si è macchiato l’esercito giapponese.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia77. Mainstream, la recensione

Gia Coppola, nipote del celebre Francis regista de Il Padrino, presenta alla 77^ Mostra del Cinema di Venezia uno dei film con il cast più “in” di questa edizione della mostra: l’ormai ex Spider-Man Andrew Garfield; Maya Hawke, figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke e già famosa grazie alla terza stagione di Stranger Things e a un ruolo minore in C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino; Jason Schwartzman, attore che siamo abituati a vedere nei film di Wes Anderson. Ma più degli attori forse fanno notizia le comparse: nel film infatti ci sono molte apparizioni di youtuber famosi e con un grande seguito internazionale, da Juanpa a Jake Paul, passando per molti altri.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia77. Le sorelle Macaluso, la recensione

In concorso per il Leone D’Oro Le sorelle Macaluso di Emma Dante finisce per sfigurare nella competizione più importante della Biennale.

Questo svantaggio si percepisce essenzialmente perché è un film di ispirazione teatrale, cui mancano alcuni elementi per trasmettere ciò che dal vivo, da un palco, sarebbe arrivato più facilmente. Molte riprese in soggettiva restituiscono il dramma di queste bambine senza madre né padre, ma sono perlopiù efficaci quando si tratta di litigi familiari. Quando è il momento di narrare il conflitto più profondo di queste bambine diventate donne, però, si avverte come la scelta di usare il linguaggio teatrale possa essere un’arma a doppio taglio. Viene a mancare il giusto pathos e l’assenza di un’adeguata fotografia in molte scene-chiave rimarca questo difetto.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Venezia77. The Man Who Sold His Skin, la recensione

Nei festival internazionali oltre ai grandi nomi acclamati ci sono anche molte perle di registi emergenti. Uno di questi, visto alla 77^ Mostra del Cinema di Venezia, è sicuramente The Man Who Sold His Skin, diretto da Kaouther Ben Hania, in concorso nella sezione Orizzonti. 

La storia inizia in Siria, Abeer (Dea Liane) e Sam Ali (Yhaya Mahay) sono una giovane coppia innamorata, ma Sam viene arrestato per futili motivi e deve quindi fuggire in Libano rinunciando al suo grande amore. Qui incontra Jeffrey Godefroi (Koen de Bouw), un artista internazionale in grado di trasformare in opera d’arte qualsiasi oggetto che tocchi, insieme alla sua collaboratrice Soraya, interpretata da una biondissima Monica Bellucci. E Jeffrey decide di toccare proprio la schiena di Sam, tatuandolo, trasformandolo in un simbolo e in una vera e propria opera d’arte vivente. La schiena di Sam viene esposta nei più grandi musei del mondo e diventa famoso e benestante, ma deve quel benessere e la possibilità di viaggiare ovunque nel mondo ad un contratto che lo considera non come un essere umano ma come una merce vendibile ed acquistabile.

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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Venezia77. Molecole, la recensione

Per ragioni di produzione e tempistiche nella selezione della Mostra del Cinema di Venezia il tema che ha condizionato e colpito profondamente le nostre vite nell’ultimo anno sarà poco presente, almeno sullo schermo. Perché tutto attorno a noi invece ci ricorda dell’epidemia e delle condizioni straordinarie che stiamo vivendo. 

Molecole, scelto per la serata di preapertura della Mostra del Cinema di Venezia, è uno dei  pochi film che tratta del coronavirus. Ma lo tratta per sbaglio, quasi di sfuggita. Come è evidente fin dall’inizio che in origine Andrea Segre aveva altre idee per questo progetto, che infatti più che raccontare la pandemia, il lockdown e tutto ciò a questo legato, cerca di raccontare un rapporto personale, quello con suo padre, e con quella città dove lui aveva vissuto e che lo ha da sempre affascinato ma che non ha mai compreso.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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