Teneramente folle, la recensione

Teneramente folle segna l’esordio alla regia di Maya Forbes (anche sceneggiatrice del film) che, ispirandosi alla propria vicenda autobiografica, racconta un’intensa e insolita vicenda familiare, che affronta il delicatissimo tema della malattia mentale.
Cameron (Mark Ruffalo), infatti, è un padre che, in seguito a un un esaurimento nervoso, è stato costretto a separarsi dalla moglie Maggie (Zoe Saldana) e dalle due figlie. Quando Maggie, per risollevare le disastrose sorti economiche del piccolo nucleo, decide di trasferirsi a New York per prendere un master in economia, dovrà necessariamente affidare le bambine a Cameron. Per quest’ultimo, incurante delle apparenze, sarà un’occasione per riscattarsi agli occhi delle figlie e poter finalmente dimostrare loro il suo affetto.

Siamo nella Boston degli anni Settanta, in un’America ancora pervasa da una mentalità tendenzialmente rigida e da pregiudizi che sono retaggio del decennio precedente. Tali schemi sociali vorrebbero, ad esempio, la mamma a casa ad occuparsi della prole e il padre dedito a ‘portare il pane a casa’. Questo il contesto che fa da sfondo alla storia di Cam e Maggie – lui rampollo di una famiglia benestante, lei di colore e di umili origini – il cui amore è frutto dei tumulti del Sessantotto.

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Tuttavia allo status sociale, nel caso di Cameron, corrisponde una complessa condizione esistenziale, incarnata da una grave patologia psichiatrica. Il disturbo bipolare di cui soffre lo rende soggetto a sbalzi d’umore e d’autostima, iperattività e instabilità emotiva. Tutte caratteristiche che, sulla carta, di certo non fanno di lui il genitore ideale.
L’Hulk dell’Universo Cinematografico Marvel, dopo essersi distinto nello shockante Foxcatcher, non smette di stupire offrendo interpretazioni di alto livello e svelando potenzialità inesplorate. Mark Ruffalo è impeccabile nel portare in scena un personaggio tormentato e ricco di sfaccettature, che, in nome dell’amore sincero e incondizionato, non si arrende ai limiti che la malattia imporrebbe. Bensì si rimbocca le maniche per riorganizzare con fantasia la vita delle sue figlie, più vivaci e sveglie che mai.

La pellicola, dunque, esalta principi autentici e importantissimi quali il valore della condivisione e l’imprescindibilità, per una famiglia, di rimanere unita malgrado le difficoltà della vita di tutti i giorni. Purtroppo, tale impianto tematico non viene sempre affrontato con il piglio accattivante e brillante necessario a mantener desta l’attenzione spettatoriale, complice anche la leggerezza esibita con la quale si pretende di trattare ogni cosa. La sceneggiatura scorre placida e (fin troppo) pacata, non presentando guizzi creativi degni di nota. La regia, assolutamente canonica, contribuisce a collocare a tutti gli effetti il prodotto nel filone della classica vicenda familiare senza infamia e senza lode. Per dirla con poche parole, quando Ruffalo non è in scena, lo sbadiglio è in agguato.

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L’ottima scrittura del personaggio di Cameron e l’eccellente performance dell’attore protagonista rappresentano l’unico effettivo punto di forza di Teneramente Folle, altrimenti tipico e paradigmatico prodotto da festival (non a caso, è stato già presentato, tra gli altri, al Sundance e al Torino Film Festival). Quest’avventura familiare, narrata con partecipazione e commistione di registri linguistici, convince purtroppo solo in parte, risolvendosi in nulla più che un’energica e commossa incitazione a non smettere mai di lottare per le persone a cui teniamo. Il film è in sala dal 18 giugno, distribuito da Good Films.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La performance di uno straordinario Mark Ruffalo.
  • Le atmosfere e la colonna sonora Anni Settanta.
  • Tendenzialmente noioso e privo di guizzi.
  • La tematica affrontata avrebbe meritato uno sviluppo di maggior spessore.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Teneramente folle, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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