TFF33: The Assassin

Da Cannes al Torino Film Festival. Se l’anno scorso la kermesse cannense segnalava il grande ritorno di Jean-Luc Godard, dopo anni d’assenza, con Adieu au langage, il 2015 ha visto invece il ritorno di Hou Hsiao-hsien, assente dal concorso dal circa quattordici anni.

The Assassin era, a detta di molti, il principale favorito per la corsa alla Palma d’oro, vinta a sorpresa da Dheepan – Una nuova vita, ma è comunque riuscito a portarsi a casa il Prix de la mise en scène.

Cina, IX secolo. Durante il regno della dinastia Tang, Nie Yinniang è la figlia di un generale, trovata e cresciuta da una suora, che le insegna le arti marziali, addestrandola a diventare una micidiale assassina che sarà in grado di eliminare figure pubbliche e intoccabili. Ma quando fallisce un obiettivo, le viene posto un aut-aut: uccidere l’uomo a cui era promessa. E Nie Yinniang, messa di fronte ai frammenti della sua stessa identità, dovrà compiere una scelta: disobbedire alla sua padrona o assassinare l’uomo che ama. Sarà questa scelta che la metterà in condizione di esplorare i suoi dubbi interiori, mai emersi prima d’ora.

The Assassin 2

Ricordate La tigre e il dragone di Ang Lee? Anche questo è un film wuxia (un genere letterario proprio della cultura orientale, traducibile con il nostro “cappa e spada”), e ci sono diversi punti in comune. Innanzitutto, i combattimenti sono talmente ben coreografati che sembrano piuttosto delle danze. Ma, mentre il film di Ang Lee abbracciava più una linea fantasy, con corpi che infrangono tutte le leggi di gravità, The Assassin riduce le scene dei combattimenti a pochissimi e brevi istanti lenti. Il film ha piuttosto un’aura sacrale, che a tratti ricorda quella de Lo zio Boonme che si ricorda le sue vite precedenti di Apichatpong Weerasethakul, quasi fosse tutto un percorso iniziatico. Lo stesso frame finale mantiene questa linea, pur a costo di apparire disturbante e poco intellegibile.

Hou Hsiao-hsien cura nel dettaglio l’estetica del film, tirando fuori un’opera di gusto raffinatissimo per fotografia, scenografia e costumi.

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Anche la trama presenta non pochi punti in comune con La tigre e il dragone: anche lì la giovane Jen viene trasformata in un’assassina dalla donna che l’ha cresciuta, anche lei è messa di fronte alla stessa scelta che deve fare Nie Yinniang. Inoltre, The Assassin ha anche lo stesso identico gusto estetico. Ed è su questo punto che insiste il regista: non ci sono quasi dialoghi, non ci sono vere e proprie scene d’azione. È una storia narrataci attraverso il sacrale regno del silenzio.

Pur essendo un film con una trama piuttosto semplice, per certi versi più classico, The Assassin non è mai scontato nella regia. Il regista sceglie di collocare ogni singola scena dall’angolazione che meno ci saremmo aspettati, privilegiando inquadrature di profilo e immagini statiche. Ma è una staticità che non si fa sentire tantissimo: l’impressione ultima è quella di aver guardato un film fatto di pochissime scene, ma piuttosto lunghe, anche se, in realtà, non è andata proprio così.

Infine, la staticità scelta dal regista crea un effetto tutto particolare, come se stessimo osservando tutto direttamente sulla scena.

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • È una splendida danza di immagini in movimento.
  • Film minuzioso, curato nel dettaglio.
  • L’incipit è troppo lento.
  • Avrebbe dovuto durare qualcosa di più.

 

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