The Disaster Artist, la recensione

Greg non ha neanche vent’anni, è bello ma timido, un’insicurezza che si frappone fra lui e il suo grande sogno, diventare un attore. Tutto cambia quando nella sua vita entra Tommy.

Tommy è un personaggio enigmatico, fuori da ogni schema, che sembra non curarsi di quello che gli altri pensano di lui. Con i suoi lunghi capelli neri, un accento indecifrabile come la sua età, fondi apparentemente illimitati di cui non si conosce la provenienza e una prorompente energia, Tommy diventa presto il mentore di Greg, spingendolo oltre le sue paure e instillando in lui una ritrovata fiducia in sé stesso.

I due, carichi di entusiasmo, decidono di trasferirsi a Los Angeles per realizzare il sogno di diventare attori. Tutto sembra andare per il meglio per Greg che riesce a farsi scritturare da un’agenzia e trova anche l’amore in una bella barista mentre per Tommy colleziona rifiuti e porte in faccia. Dopo alcuni mesi entrambi sono tuttavia costretti ad affrontare la realtà: nessuno li ingaggia. È a questo punto che a Tommy viene la geniale idea di scriversi da solo un film, di cui sarà interprete, regista e produttore.

Inizia così un’epopea durata anni, costellata di recitazione mediocre e sopra le righe, costosissimi set inutili, litigi fra il cast tecnico e quello artistico, scene di nudo totalmente gratuite, ritardi.

The Disaster Artist ci porta dietro le quinte di uno dei casi cinematografici degli ultimi anni, un film talmente assurdo da essere diventato un vero e proprio cult, amato e cercato ancora oggi. Quello che doveva essere un epico film di amore, morte e vendetta è risultato un esilarante accozzaglia di pessime scelte registiche e attoriali, talmente estreme e paradossali da innalzare la pellicola ad una sorta di livello metafisico, abbattendo i dettami che vigono su tutti gli altri film e permettendo allo spettatore di liberare una sincera risata.

La regia, quella di The Disaster Artist intendo, riprende in modo maniacale quella del film The Room, di cui racconta la storia. Sì, perché bisogna sempre tenere a mente che questa è una storia vera. Le scene sono ricostruite con millimetrica precisione e il cast riveste magistralmente i panni di chi lo ha preceduto nella vita reale.

E proprio il cast è sicuramente uno degli elementi di punta e maggiore sorpresa di questo film. A parte i favolosi fratelli Franco, James e Dave, che interpretano rispettivamente Tommy e Greg e che ci donano una performance profonda e leggera allo stesso tempo, capace di far ridere di gusto lo spettatore senza degradare il personaggio a macchietta comica, a parte questi due fratelli meraviglia, dicevo, tutto il cast (e intendo proprio tutto tutto il cast) è degno di nota.

Sì perché il gioco principale che si può fare durante la visione di The Disaster Artist è: trova il cameo.

Volti più o meno conosciuti, del piccolo e del grande schermo, si affollano senza sosta davanti alla macchina da presa, anche in ruoli minimi, effimere apparizioni che regalano un momento di genuina e tenera sorpresa. Da Seth Rogen, l’immancabile, qui anche produttore del film, che compare come aiuto regista, a Zac Efron, Judd Apatrow, Sharon Stone, Bryan Cranston … giusto per citarne alcuni.

Insomma The Disaster Artist è un film che va visto e goduto fino in fondo, bisogna lasciarsi trasportare nel suo mondo assurdo fin troppo reale costellato di una comicità che sì fa ridere di gusto ma che ci porta anche a riflettere, in modo quasi catartico, su quanto abbiamo visto, arricchendoci sui titoli di coda con qualche consapevolezza in più. E una strepitosa extra credit scene.

Michela Marocco

PRO CONTRO
  • Storia esilarante e profonda, quella comicità che fa ridere con una nota di malinconia.
  • I meravigliosi fratelli Franco.
  • Un prodotto, dal cast alla messinscena, davvero ben confezionato.
  • Non pervenuti
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +4 (da 4 voti)
The Disaster Artist, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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