The Amusement Park, la recensione del film perduto (e ritrovato) di George A. Romero

The Amusement Park

Oggi conosciamo, giustamente, George A. Romero come uno dei Maestri del cinema postmoderno, leader della new wave horror statunitense che ha di fatto inaugurato con La notte dei morti viventi nel 1968. Ma il “papà degli zombi”, all’inizio della sua carriera, non se l’è passata benissimo e nonostante il suo primo film avesse avuto un grande successo, un problema con il copyright (applicato sul primo titolo con cui fu distribuito, Night of the Flesh Eaters, ma per distrazione non sul successivo Night of the Living Dead) ha fatto si che il regista non ci guadagnasse quasi nulla. Disastrosi al botteghino furono invece il secondo (There’s Always Vanilla) e il terzo (La stagione della strega) film di Romero tanto che, a inizio anni ’70, stava cominciando ad accettare qualsiasi lavoro entrasse. The Amusement Park è proprio un film su commissione, richiesto e finanziato addirittura dalla Lutheran Society come documento educativo per la sensibilizzazione sulle problematiche della terza età e denuncia agli abusi sugli anziani.

Scritto da Wally Cook e girato interamente al West View Park, in Pennsylvania, The Amusement Park non vide mai realmente luce, boicottato dalla stessa società luterana che lo aveva prodotto perché considerato disturbante e spaventoso. Fino al 2017 The Amusement Park era considerato perduto finché lo scrittore Daniel Kraus, amico di George Romero, ne ha rinvenuto una copia in 16mm che è stata restaurata da IndieCollect con la collaborazione della George Romero Foundation. E così oggi possiamo finalmente vedere il film perduto di Romero, un piccolo affresco di surreale inquietudine sul disagio che un uomo anziano può provare nella società contemporanea.

The Amusement Park

The Amusement Park dura appena 52 minuti, dunque è un mediometraggio, ed è introdotto dall’attore Lincoln Maazel, nei panni di se stesso, che spiega l’intento dell’opera a cui stiamo per assistere, ovvero mostrarci come oggi (allora) il mondo non sia alla portata di una persona anziana, alla quale ogni cosa è resa inutilmente complicata e non sembra esserci nessuno disposto ad accoglierlo. Se pensiamo che questo disclaimer è stato scritto e recitato quasi mezzo secolo fa ci rendiamo conto che i tempi non sono affatto cambiati, anzi, con l’applicazione della tecnologia digitale alle azioni quotidiane e di prima necessità è perfino peggiorata, da questo punto di vista.

Subito dopo troviamo Maazel, che con Romero lavorerà anche nel 1977 in Wampyr – Martin, nei panni del protagonista del film, un vecchietto soddisfatto e vestito di bianco che entra in una stanza asettica e vede se stesso, malconcio e affannato, che lo esorta ad andar via e abbandonare l’idea di recarsi al luna park di cui questa stanza è una sorta di antecamera. Ovviamente il protagonista non gli dà retta ed entra al parco dei divertimenti condannandosi a un incubo impensabile.

The Amusement Park

Gli anziani, per avere i coupon per le giostre, devono lasciare al bigliettaio i loro averi, dopo di che vengono sottoposti a umiliazioni continue, dal disagio sulle montagne russe al “tamponamento” (con tanto di vigile in agguato) sulle auto-scontro, episodi di cui il nostro protagonista è testimone partecipe. Ma le cose si mettono sempre peggio e il buon anziano viene coinvolto in prima persona in umilianti pasti classisti, pestaggi, ridicola assistenza medica e perfino un tristissimo allontanamento di una dolce bambina da parte di una mamma insensibile. Il tutto condotto con un crescendo drammatico che riesce realmente a mettere a disagio lo spettatore coinvolgendolo nel surreale viaggio del protagonista.

L’avventura ha un sapore onirico, da incubo, con inquietanti figure mascherate che compaiono tra la folla e l’ombra della Morte (viso scheletrico e falce) che incombe sui visitatori del parco. Un gioco ossimorico in cui il candore dell’abito del protagonista, il suo fare inizialmente accomodante e il contesto scherzoso e allegro fanno da contraltare a un’atmosfera opprimente e sempre più violenta e spaventosa.

The Amusement Park

Romero fa un centro clamoroso e se possiamo capire perché la società luterana è rimasta intimorita dal film (ma è anche ironico che si fossero rivolti al regista de La notte dei morti viventi senza “sospettare” cosa aspettasse loro), è anche vero che The Amusement Park riesce davvero a sensibilizzare lo spettatore a una problematica ancora attuale, lasciandolo abbastanza scosso sulle disavventure dell’anziano protagonista. L’intero film ha il linguaggio dell’allegoria, quindi non aspettatevi una narrazione lineare e dalla logica ferrea, sembra davvero di assistere a un incubo lungo quasi un’ora. Sicuramente c’è qualche momento meno fluido, come il lungo (ma comunque inquietantissimo) flashforward della chiaroveggente alla giovane coppia, ma nel complesso The Amusement Park è realmente disturbante, non lascia indifferenti e testimonia ancora una volta la lungimiranza di Romero come grande autore di distopie sociali.

The Amusement Park è stato distribuito sulla piattaforma streaming statunitense Shudder e dovrebbe arrivare anche in Italia nel corso del 2021 con Koch Media.

Roberto Giacomelli

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