The Dark Red, la recensione

Arriva in home video il 24 marzo 2021, solamente in DVD, distribuito da Blue Swan Entertainment il thriller The Dark Red, misteriosa storia di una donna creduta pazza e rinchiusa in un ospedale psichiatrico che sta covando una cruenta vendetta. Il film è disponibile anche a noleggio su Chili, Infinity, Google Play.

Quando il cinema vuole raccontarci una storia che ha a che fare con persone schizofreniche, spesso sceglie la strada del dubbio sulla reale condizione mentale del personaggio. Un topos ormai consolidato della narrazione fictional, infatti, è mostrare un personaggio clinicamente ritenuto instabile in un contesto complottistico in cui si insinua nello spettatore il tarlo del dubbio: ma quel personaggio è davvero pazzo oppure le sue deliranti storie hanno una base di verità? Solitamente, la seconda risposta – per il bene dell’entertainment – è quella esatta ma il buon thriller The Dark Red, scritto e diretto da Dan Bush, già autore del fantascientifico Signal (2007) e dell’heist-movie in chiave horror The Vault (2017), incentra una buona prima metà del suo film proprio sull’ambiguità della situazione, giocando con la mente poco lucida della protagonista.

The Dark Red

Sybil Warren è una paziente psichiatrica ormai da diversi anni e ha imparato ad accettare la sua reclusione in una struttura apposita anche se è convinta di essere mentalmente sana. La sua storia, infatti, inizia quando era solo una bambina, rinvenuta da un’assistente sociale accanto alla sua mamma morta da giorni. La piccola Sybil fu adottata proprio da quell’assistente sociale che capì in breve tempo di avere a che fare con una bambina dotata di potere straordinari perché portatrice di un gene ereditario che le ha conferito il dono della telepatia. Quando la mamma adottiva di Sybil viene uccisa, lei conosce David, un ragazzo affascinante e benestante con cui inizia una relazione e dal quale ha un bambino. E la storia di pazzia di Sybil inizia proprio da qui, quando conosce la famiglia di David e nasce suo figlio… Ma i ricordi di Sybil sono reali? Oppure la sua storia è frutto dell’immaginazione di una mitomane, come sostiene la dottoressa Deluce che la ha in cura?

The Dark red

Strutturato in tre sessioni terapeutiche, in cui la protagonista racconta la sua storia alla sua dottoressa, The Dark Red è diviso in due tranche narrative nette: una prima parte scandita da continui flashback e ambientata interamente nell’ospedale psichiatrico, una seconda nel presente in cui l’azione si sviluppa anche fuori dalle quattro mura iniziali. Il dubbio che Dan Bush e il suo co-sceneggiatore Conal Byrne – anche attore nel ruolo di David – vogliono instillare nello spettatore è poco più di un pretesto per esplorare con funzionalità ed efficacia la mente di Sybil, interpretata in maniera davvero convincente da April Billingsley (già vista nelle serie The Walking Dead e Resurrection). Sybil è un’outsider con un’infanzia traumatica (chiave della lettura psicologica della dott.ssa Deluce) e questo potrebbe aver compromesso la sua codifica della realtà, ma Sybil si mostra anche incredibilmente forte e la sua rassegnazione alla reclusione è solo una facciata che cela una grande determinazione nel portare a termine il suo piano che implica una vendetta e la ricerca del figlio perduto.

The Dark Red

Tutto questo materiale ci è fornito attraverso indizi disseminati nei flashback che conducono a una seconda parte in cui la narrazione abbraccia con maggior convinzione il cinema di genere. A tal proposito, Dan Bush sembra voler fornire una sua personale versione de L’incendiaria di Stephen King, contaminandola con Martyrs di Pascal Laugier dando vita a un mix interessante e a tratti anche originale.

Lì dove The Dark Red cade è nella gestione del ritmo, problema già riscontrato nei precedenti lavori di Bush. L’azione, che a un certo punto diventa determinante nello sviluppo della storia, è centellinata negli ultimi minuti del film risultando quasi intrusa all’interno di una scansione ritmica che era riuscita a farne a meno; allo stesso tempo, le tre sessioni terapeutiche mostrano dei tempi dilatanti, quasi soporiferi, che compromettono il grande interesse che ruota attorno alla storia di Sybil. Insomma, un dosaggio più ponderato dei ritmi con un ripensamento del dosaggio delle scene d’azione sicuramente avrebbe aiutato la fruibilità dell’opera.

The Dark Red

La locandina del film (che potete vedere qui sopra nella sua versione italiana) è incredibilmente fuorviante e sembra voler scimmiottare quella di Black Widow di Marvel Studios: The Dark Red non è quel tipo di film ne tantomeno punta a quel target di spettatori.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il mix di generi e la gestione della storia danno vita a un film originale.
  • April Billingsley è molto brava.
  • I ritmi sono sballati: una lentezza soporifera nella prima metà, concitazione da action nell’ultima parte. Sarebbe stato utile un po’ di bilanciamento.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Dark Red, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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