The King’s Man – Le origini, la recensione

Kingsman – Secret Service è stata una boccata d’aria fresca nel mondo dei cinecomics, un film che non inventava assolutamente nulla ma rielaborava l’esistente in maniera sopraffina. La “creatura” di Matthew Vaughn tratta dalla miniserie a fumetti (The Secret Service) di Mark Millar e Dave Gibbons è diventata una saga nell’arco di poco più che un lustro e mentre veniva annunciata dal regista la messa in cantiere di un num.3, nei cinema di tutto il mondo si apprestava ad uscire The King’s Man – Le origini, che pur essendo già un terzo film del franchise, temporalmente è un prequel a tutta la saga.

Siamo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale e le maggiori menti criminali internazionali si sono riunite per manipolare l’esito del conflitto. Nel frattempo, Conrad, giovane rampollo della nobile famiglia Oxford, vuole arruolarsi per servire il suo Paese nonostante suo padre Orlando sia fermamente contrario all’idea del ragazzo. Per impedire che Conrad si arruoli, Orlando introduce suo figlio alla rete di spie internazionali di cui l’uomo fa parte insieme alla sua servitù ed altre nobili casate.

The King’s Man – Le origini, che aveva come titolo di lavorazione Kingsman: The Great Game, è un bel prequel. E dico “bello” non perché abbia meriti artistici particolari, ma per la sua audacia, la forza di portare avanti (anzi, indietro!) un discorso di genere senza adagiarsi troppo sulle dinamiche risapute dei precedenti capitoli, pur rimanendo perfettamente fedele alla saga. Vaughn si diverte a rischiare e The King’s Man – Le origini si mostra come una spy-story tanto classica nelle premesse quanto completamente fuori dagli schemi nel suo progredire, allontanandosi a poco a poco anche dai paletti posti dai precedenti capitoli.

Se l’inizio di The King’s Man – Le origini lascia disorientati per la mole gargantuesca di informazioni, eventi e personaggi che mette in tavola, dopo pochi minuti capiamo però che l’ambientazione storica e i fatti che abbiamo studiato sui libri di scuola sono solo un pretesto per raccontare ancora una volta una storia di formazione che ha il sapore del classico coming-of-age virato in salsa spionistica. Insomma, quello che era alla base anche di Kingsman – Secret Service ma in un contesto storico/bellico e con un giovane ribelle di estrazione nobiliare invece che proletaria.

Il Conrad Oxford di Harris Dickinson (Maleficent – Signora del male), però, non ha la sfrontata simpatia dell’Eggsy di Taron Egerton e questo anche pesa un po’ sul primo impatto che lo spettatore può avere con il film, finché capiamo che Matthew Vaughn, anche sceneggiatore insieme a Karl Gajdusek, ci sta portando fuori strada e The King’s Man – Le origini è, in realtà, molto differente dai due film che l’hanno preceduto.

Pur giocandosi la scena madre del film a metà della sua durata – ovvero lo spettacolare combattimento/danza del magnifico Rasputin di Rhys IfansThe King’s Man – Le origini riesce a piazzare una serie di veri colpi di scena che ci dicono come questo film sia in realtà una cosa abbastanza differente da quello che credevamo. Questo accade, però, tenendo intatta la formula fumettistica che sta alla base del franchise il che vuol dire ironia, mirabolanti ed elaboratissime scene d’azione e una concessione a risvolti fantastici che qui si traducono in un arguto impianto di fanta-Storia che utilizza eventi e personaggi reali per imbastire una trama bondiana molto sopra le righe.

Oltre al già citato gran villain Rhys Ifans, si distinguono tra i personaggi la triade dei (futuri) Kingsman Ralph Fiennes, Gemma Arterton e Djimon Hounsou: il primo è Orlando Oxford, nobile inglese con un passato negli aiuti umanitari, una tragedia alle spalle e figlio ribelle che rappresenta la chiave di volta nella sua missione; la seconda è la tata di casa Oxford, una donna forte, intelligente e determinata, la vera mente fredda del gruppo. Infine, c’è Shola, fidato braccio destro di Orlando, suo maggiordomo/chauffeur ed esperto in armi da taglio che rappresenta un accorato omaggio alla figura dell’aiutate di etnia esotica di molti fumetti e romanzi avventurosi del passato. Loro sono il cuore pulsante di The King’s Man – Le origini, ma non passa inosservato Tom Hollander nel triplice ruolo di Re Giorgio V, il Kaiser Guglielmo II e lo Zar Nicola II; poi ci sono anche un nutrito gruppo di super-cattivi alla League of Extraordinary Gentlemen che comprendono – oltre, ancora una volta, l’indimenticabile monaco Rasputin – la letale Mata-Hari di Valerie Pachner, il mentalista Erik Jan Hanussen di Daniel Brühl e un misterioso leader che fa tanto Blofeld della bondiana Spectre, la cui identità verrà rivelata solo alla fine.

Azione fragorosa e irresistibile che comprende uno spettacolare scontro tra le trincee che ricorda un mix tra 1917 e Overlord, un duello tra spadaccini e un combattimento fumettosissimo sull’orlo di un precipizio, ma con meno violenza grafica che in passato.

Insomma, se apprezzate la saga di Kingsman questo prequel è una chicca che riesce a rimanere perfettamente fedele allo spirito del franchise pur osando tantissimo per distanziarsene; intrattenimento di qualità tra la spy-story, l’action fumettoso e la fanta-Storia, con un’aura malinconica che fa la differenza.

Scena bonus a sorpresa piazzata a metà dei titoli di coda, quindi non alzatevi subito dalle poltrone!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riesce a cambiare le carte in tavola a metà film in maniera del tutto imprevedibile.
  • Scene d’azione, come al solito, impeccabili e fantasiose.
  • Rasputin, lo adorerete!
  • Il giovane Conrad Oxford è particolarmente antipatico.
  • L’inizio è troppo denso di informazioni e si fatica a entrare subito nella storia.
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