The Rental, la recensione

Due coppie in cerca di riposo e svago dalla vita quotidiana, una villetta sperduta e isolata dal mondo, il fitto e oscuro bosco circostante, il mare e la quiete che sfocia in un silenzio quasi assordante e foriero di eventi negativi. Quante volte abbiamo già visto un canovaccio simile? Tante, forse in alcuni casi anche troppe. Una formula vincente dalla quale sono scaturite infinite e prolifiche saghe cinematografiche che hanno influenzato, per estetica dei killer e coreografie degli omicidi, intere generazioni di cinefili e futuri registi.

Tra questi vi era senza dubbio Dave Franco, fratello minore del ben più famoso ed affermato James e anch’esso attore (The Disaster Artist, Cattivi vicini), il quale decide di dare una svolta alla sua carriera artistica con un esordio alla regia che lo vede alle prese con uno slasher in piena regola la cui struttura ricalca, seppur solo in apparenza, lo schema narrativo di cui sopra. Solo in apparenza, si diceva, perché The Rental si propone come un prodotto diverso e racconta una storia che cerca di spaventare non tanto con i soliti stilemi tradizionali del genere, bensì attraverso un altrettanto classico intreccio fatto di segreti, tradimenti e protagonisti non irreprensibili come sembrano.

The Rental

I risultati, tuttavia, non sono del tutto incoraggianti e quel che ne viene fuori è un film fiacco e a tratti finanche noioso e blando. Il tutto nonostante la presenza di un cast di tutto rispetto nel quale spiccano Alison Brie, Dan Stevens, Jeremy Allen White e Sheila Vand.

Due coppie di amici trovano su internet una meravigliosa villa proprio difronte all’Oceano Pacifico dove intendono passare uno spensierato weekend per ritrovare energie e staccare dallo stress e i ritmi del lavoro e della vita cittadina. Il felice soggiorno, però, si rivela ben presto molto diverso dalle aspettative e, dopo uno scontro con il razzista e sgarbato proprietario di casa, la tensione tra i protagonisti sale fino al punto di portare a galla incomprensioni e segreti inconfessabili che turberanno gli equilibri delle coppie. Purtroppo per loro non saranno gli unici incidenti che renderanno un fine settimana da sogno in un incubo.

The Rental

Le intenzioni di Dave Franco, come detto, sono quelle di distaccarsi dai prodotti dozzinali e da quelle dinamiche che hanno portato ad un lento e inesorabile inaridimento del genere. Il regista americano, di conseguenza, mette in piedi una struttura narrativa completamente rivolta ad analizzare e raccontare le evoluzioni dei protagonisti, i loro caratteri, paure, ansie e i rapporti fra di essi che non sempre sono quelli che sembrano. Lo spettatore viene così condotto in una spirale di tensione sempre crescente fatta di dialoghi taglienti tra le coppie, scontri verbale intrisi di razzismo e una sensazione costante che una forza soprannaturale e maligna sia intenta a spiare i protagonisti e a intervenire sulla scena, pronta a portare con sé una scia di sangue e morte.

Questa particolare attenzione per l’aspetto prettamente narrativo e riflessivo della storia, tuttavia, non fa perdere di vista a Dave Franco quello che è lo scopo principale di un film horror: creare scene di tensione e, soprattutto regalare sangue e morte. Obiettivo raggiunto con risultati più che discreti grazie ad una regia attenta, una fotografia che ben disegna e colora il clima surreale nel quale sono avvolti i protagonisti e un look del serial killer che risulta inquietante, anche se si rende artefice di omicidi poco violenti e molto sbrigativi nella loro esecuzione.

The Rental

Ma se la componente horror appare nel complesso riuscita, lo stesso non si può dire per quella narrativa di cui sopra, nella quale emerge l’inesperienza del regista nel gestire i ritmi di un plot che alla lunga risulta pesante, inconcludente e infarcito di diverse situazioni e momenti tirati troppo pe le lunghe e poco funzionali allo sviluppo della trama. Caratteristiche, dunque, che rendono The Rental un film diviso in due grandi metà, o per meglio dire anime, le quali se da un punto di vista della sceneggiatura sono complementari, a conti fatti non creano un corpo unico gradevole da seguire e avvincente per lo spettatore.

Al netto di tutte queste considerazioni, in conclusione, l’opera prima di Dave Franco è da considerare un lavoro dalle idee interessanti e ben girato, ma acerbo e con lacune ancora da colmare per affermarsi a regista emergente e di valore.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • La componente horror riesce a incute paura e tensione.
  • Attori ben calati nei loro ruoli.
  • I ritmi fin troppo lenti rendono la visione a tratti pesante.
  • Dialoghi eccessivamente lunghi e poco funzionali.
  • Il film è diviso in due anime che non fanno del tutto corpo unico.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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