The Uninvited, la recensione

L’adolescente Anna esce dall’ospedale psichiatrico in cui era stata internata dopo aver tentato il suicido in seguito allo shock per la morte violenta della madre malata. Tornata a casa, la ragazza scopre che il padre sta per sposarsi con l’ex infermiera della madre e il comportamento accondiscendente di quest’ultima le sembra alquanto sospetto, cosa confermata anche da Alex, sorella più grande di Anna, che prova una profonda antipatia per la donna. Inoltre, Anna comincia a ricevere delle terrificanti visite dallo spettro della madre morta e da una misteriosa e inquietante bambina dai capelli rossi che cercano di avvertirla di un pericolo imminente.

È raro che il remake a stelle e strisce di un prodotto orientale possa risultare qualitativamente valido; di solito si tratta di film realizzati in fretta e in furia, diretti senza personalità e recitati dalla prima stellina della tv disponibile tra la pausa della stagione di un serial e l’altra. Con The Uninvited, remake della ghost story sudcoreana Two Sisters, si può tirare un sospiro di sollievo poiché il risultato è di gran lunga superiore alla media delle produzioni affini, anzi si può tranquillamente considerare questa ghost story un gran bel film a tutto tondo, indipendentemente da paragoni con l’opera originale.

The Uninvited

Al timone di regia troviamo gli esordienti fratelli Charles e Thomas Guard che mostrano di possedere un gran talento. L’intero film, infatti, è diretto con grande maestria e maturità che difficilmente si nota nelle opere prime: la macchina da presa si muove in modo fluido ed elegante e riesce a sottolineare efficacemente le rare ma azzeccate scene di spavento. E proprio lo “scary factor” è un punto vincente di The Uninvited, dal momento che ad alcune scene un po’ scontate (vedi il fantasma in cucina) sono alternate altre davvero ben congegnate che non fanno rimpiangere le già terrificanti “apparizioni” del film coreano. Lo spettro della mamma, dal viso raggrinzito e cadaverico, preannunciato dal trillo del campanello che porta legato al polso è un esempio di boogeyman (woman, in questo caso) ben riuscito, una volta tanto distante dall’iconografia “spettrale” asiatica a cui il film irrimediabilmente avrebbe potuto attingere, anzi con un look completante riformulato per l’occasione. Questo e altri fattori riescono così a donare a The Uninvited una propria personalità, una specificità che una volta tanto è in grado di giustificare la realizzazione di un remake di un film recente che vada oltre l’ormai scontato adattamento culturale.

The Uninvited

Quello che purtroppo manca in The Uninvited è un vero e proprio quid che possa far si che il film venga ricordato a lungo dal pubblico. L’ottima confezione e la presenza di scene piuttosto riuscite non bastano a far emergere più di tanto una storia comunque non troppo originale (indipendentemente dal fattore remake), sicuramente ben scritta ma che in pratica non aggiunge molto al genere a cui appartiene. Inoltre c’è l’aggravante per chi ha già visto Two Sisters di conoscere come il film si evolve, colpo di scena compreso, anche se i fratelli Guard hanno lavorato di lima e levigatrice per rendere la narrazione più fluida, caricare di maggior enfasi il climax finale e aggiungere anche un’avvincente sottotrama investigativa che per alcuni aspetti può richiamare alla mente la vicenda raccontata nel thriller anni ’80 The Stepfather – Il Patrigno.

Nota positiva anche riguardo il cast capeggiato dalla giovane Emily Browning (Sucker Punch; Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi) nei panni della protagonista Anna, un volto molto interessante decisamente adatto per la parte, spalleggiata da Arielle Kebbel (Reeker – Tra la vita e la morte; The Grudge 2) nel ruolo della sorella Alex e da Elizabeth Banks (Slither, Brightburn – L’angelo del male) in quello dell’ambigua matrigna.

The Uninvited

The Uninvited è quindi un prodotto interessante, inspiegabilmente trascurato dalla distribuzione italiana (è arrivato solo in home video), che ha probabilmente il difetto di non lasciare davvero il segno ma che si ritaglia un posto d’onore tra i migliori remake di horror orientali realizzati nell’era post The Ring.

Da vedere.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • I fratelli Guard sanno come costruire una buona scena di tensione.
  • Nonostante abbia un buon film alle spalle, si tratta di un remake ben gestito e con personalità.
  • Emily Browning.
  • Sicuramente, visto l’argomento trattato, non riesce a lasciare il segno.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Uninvited, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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