The Woman, la recensione

Chris Cleek esce a caccia nel bosco e si imbatte in una donna che si aggira tra gli alberi come un animale. Il signor Cleek cattura la donna e la porta a casa, la pulisce, la incatena in cantina e le dà da mangiare, proprio come se fosse un cane. La famiglia Cleek rimane quasi impassibile di fronte al “trofeo” di Chris e continua a svolgere la propria vita come se nulla fosse. La situazione però comincia pian piano a degenerare: Chris violenta la donna selvaggia, suo figlio adolescente Brian comincia a sviluppare un’attrazione morbosa per la prigioniera, sua sorella Peggy ha evidenti problemi con i suoi coetanei e con la scuola, finchè proprio la visita di un’insegnante di Peggy a casa Cleek fa precipitare la situazione.

Lucky McKee è un autore coerente e assolutamente personale, legato in maniera splendidamente autoriale a un horror femminista che sarebbe interessante analizzare.

The Woman

Così fuori dal tempo e dalle logiche che muovono il cinema di genere a Hollywood, il regista californiano ha iniziato il suo percorso nel lungometraggio con lo splendido May, tenerissima storia di solitudine e diversità che muta pian piano in follia. La protagonista è una donna – la magnifica Angela Bettis, che tornerà spesso a lavorare con McKee -, un’anima in pena che cerca il suo posto in un mondo che evidentemente non la capisce e la ghettizza fino a trasformarla in un mostro per il quale è impossibile non provare empatia. Il passo successivo è stato Il mistero del bosco, il film più mainstream della carriera di McKee – e non a caso il meno riuscito – e anch’esso apologo interamente femminile sulle dinamiche che muovono l’inserimento della donna nella società, con tanto di streghe e malefici. Dopo Sick Girl – Creatura Maligna, uno degli episodi più riusciti della prima stagione della serie Masters of Horror, anch’esso dedicato all’universo femminile con una storia di amore saffico, McKee prende una pausa con Red, storia d’amicizia tra uomo e animale derivata da un romanzo di Jack Ketchum. Ma il fil rouge che lega tutte le opere del regista non viene spezzato, perchè proprio da Ketchum deriva il successivo film di McKee, The Woman, che torna a parlare di donne in un modo controverso che non ha mancato di scatenare polemiche – piuttosto sterili, a parere di chi scrive – in occasione della presentazione del film al Sundance Film Festival 2011.

The Woman

The Woman è un film duro, questo va messo subito in chiaro, e non tanto per le scene di violenza visiva che comunque sono abbondantemente presenti, ma per l’ambiguità della tematica in cui il film si bagna. McKee, che sceneggia The Woman insieme proprio all’autore del romanzo da cui è tratto, possiede un anomalo rigore linguistico che lo spinge a parlare negando le proprie parole. Dunque, un film profondamente femminista che mostra la violenza sulle donne con il linguaggio del film di genere. Questo è stato interpretato da molti come spirito misogino, ignorando sia il background dell’autore che il piuttosto evidente messaggio che il film veicola, che invece suggerisce l’esatto contrario.

The Woman, a partire dal titolo stesso, pone come protagonista incontrastato la donna stessa, che è vero deus ex machina dell’intera vicenda. La donna selvaggia fa scaturire l’azione, è simbolo di una veracità, di un’essenzialità olistica del femmineo che influisce su ogni dinamica della storia. La donna è predatrice e preda, ma in qualunque caso ha il potere di esercitare il proprio dominio sull’uomo, un dominio di carattere sessuale o semplicemente legato alla tenacia e paradossalmente alla forza fisica.

The Woman

Nel film di McKee non è solo la ragazza selvaggia a rappresentare il genere femminile, ma una serie di altri personaggi fondamentali che creano un ideale e vario unicum femminile. Si va dalla madre di famiglia – Angela Bettis, appunto – che rappresenta lo spirito di sopportazione, la vittima ideale delle angherie maschili, c’è poi la dolcissima figlia minore, che è il simbolo dell’innocenza e della speranza per il futuro (un futuro idealmente incontaminato e affidato proprio al genere femminile) e infine Peggy, la figlia maggiore, fulcro dell’emancipazione femminile (è una futura ragazza madre), apparentemente emarginata dalla società maschilista e possibile controparte “girl power” della sua insegnante, troppo incatenata in logiche di pensiero banalmente accademiche che denotano un acceso scetticismo verso l’efficacia del sistema educativo scolastico. Gli uomini, invece, rappresentati dai due esponenti maschi della famiglia Cleek, sono carichi di connotati negativi, mossi da istinti primordiali legati al sesso e per questo idealmente accomunati/contrapposti proprio alla figura “primitiva” della ragazza selvaggia.

L’universo creato da McKee, oltre ad essere profondamente cinico nei confronti della società americana borghese, contribuisce ad aggiungere un tassello alla destrutturazione della famiglia iniziata negli anni ’70 dal cinema di genere, descritta spesso come tabernacolo dei mali della società. Marcia nelle dinamiche che gestiscono i ruoli familiari, la famiglia Cleek è svantaggiata da una base educativa affidata a una coppia di genitori incapaci di crescere una prole, remissivi o carcerieri e portatori di un legame ambiguo e desacralizzante in cui la morale non esiste.

The Woman

The Woman ne esce come opera iper-strutturata e complessa, sicuramente aperta a più interpretazioni e capace di generare interessanti dibattiti che ruotano proprio attorno al messaggio che potrebbe scaturirne. Assolutamente da citare l’ottima interpretazione di Pollyanna McIntosh (vista in Burk & Hare – Ladri di cadaveri di John Landis e, più recentemente, nella serie The Walking Dead), che riesce nel difficile compito di rendere sempre credibile la sua donna selvaggia.

Ottima la colonna sonora del film curata da Sean Spillane, che comprende una serie di brani perfettamente in sintonia con le immagini che accompagnano.

Insomma, The Woman è un film dal grande valore teorico sociologico, oltre che una durissima storia di follia, tortura e vendetta. McKee ha fatto nuovamente centro con quello che fino ad ora è senza dubbio il film più controverso della sua carriera. Da vedere assolutamente.

The Woman

Curiosità. Il romanzo The Woman di Jack Ketchum è il sequel a un altro suo romanzo, Offspring, da cui nel 2009 è stato tratto un omonimo film diretto da Andrew van den Houten e interpretato sempre da Pollyanna McIntosh. The Woman film però non è da considerarsi il sequel di Offspring film e, a sua volta, ha un sequel spirituale in Darlin’ (2019), in cui Pollyanna McIntosh riprende nuovamente lo stesso ruolo, oltre a scrivere e dirigere il film.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un’opera dal grande significato metaforico e allegorico.
  • Pollyanna McIntosh è fantastica.
  • Molto belle e calzanti le musiche.
  • Scene di violenza che potrebbero infastidire qualcuno.
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2 Responses to The Woman, la recensione

  1. Luca ha detto:

    Io cerco da tempo la musica che c é in sottofondo all’inizio del film quando la donna corre tra gli alberi e che termina piú o meno con a scena del lupo e della bambina. Chi puó aiutarmi?

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    • DarksideCinema ha detto:

      La colonna sonora (bellissima) è stata curata da Sean Spillane, trovi l’elenco dei brani anche su Google, hai provato?

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