Thermae Romae Novae: l’anime che Alberto Angela vorrebbe che vedeste

L’anime Netflix Thermae Romae Novae, tratto dall’omonimo manga di Mari Yamazaki e pubblicato sulla piattaforma lo scorso 28 marzo, sembra un prodotto fatto apposta per essere visto in questa torrida estate; come potrebbe non esserlo, dato che stiamo parlando degli sgangherati viaggi (nel tempo) di un costruttore di centri benessere dell’Antica Roma? Ma questa succosa premessa è solo uno dei tanti motivi per cui l’opera della Yamazaki fu un successo clamoroso già dalla sua prima pubblicazione nel 2008; basti pensare che quello di Netflix è addirittura il terzo adattamento: il primo fu una miniserie anime in tre episodi trasmessa dalla Fuji TV nel 2012, il secondo fu una duologia cinematografica live action, sempre del 2012, girata a Cinecittà, il cui trionfo al botteghino ha senza dubbio contribuito ad attirare l’attenzione del colosso dello streaming –  stiamo parlando del popolo che ha inventato la pizza burger, come avrebbero potuto resistere a un peplum asiatico? Dunque a dieci anni di distanza lo studio NAZ, con la regia di Tetsuya Tatamitani e la sceneggiatura di Yuichiro Momose, si è assunto il compito di espandere ulteriormente la fama di Thermae Romae con questa prima, briosa stagione.

Siamo nella Roma Imperiale della dinastia antoniniana (96-192 d.C.), sotto la guida dell’imperatore Adriano prosperano pace e cultura; l’ingegnere Lucio Modesto è la quintessenza del civis romanus, infatti sogna di poter onorare la patria e la famiglia dando il meglio di sé nella costruzione di terme. Durante uno dei suoi normali sopralluoghi si ritrova catapultato in un bagno pubblico del Giappone contemporaneo e da qua comincia una serie di disavventure che lo porteranno a diventare il più famoso e ricercato ingegnere dell’Impero Romano.

Ogni episodio segue una struttura molto basilare: a Lucio viene assegnato un lavoro, casca in una pozza d’acqua termale, finisce in una località che, guarda caso, gli suggerisce idee attinenti alle sue necessità, ricasca in un’altra pozza d’acqua e torna a casa pieno di progetti innovativi che lo rendono sempre più celebre. La prevedibilità della storyline è funzionale alla successione di gag comiche – slapstick, equivoci, scambi di persona, spogliarelli – in cui Lucio è vittima e attore inconsapevole; non dimentichiamo che Thermae Romae Novae, pur nella sua accuratezza storica e stilistica, non va preso troppo sul serio perché è semplicemente un’opera comica dall’ambientazione storica.

Il genio umoristico dell’autrice si sbizzarrisce nel rendere l’austero protagonista, gli altri personaggi sono poco più che delle comparse, un buffone della sorte di shakespeariana memoria: Lucio viene costantemente ridicolizzato, passando da serio stakanovista a “straniero” spaesato in un mondo pieno di meraviglie tecnologiche che lo affascinano e lo fanno sentire sempre più piccolo e inutile, in quanto ingegnere e cittadino della più grande civiltà della Terra, ma questo non lo ferma dal guardare “i barbari” dall’alto verso il basso, pur rimanendo nudo per buona parte della puntata.

Ma l’occhio mordace del narratore non si ferma qui: oltre al sottile intreccio di ribaltamenti, estraniazioni e scambi di persona, vi è anche un forte richiamo all’identificazione; innanzitutto la personalità del protagonista non è altri che quella di un samurai, votato al sacrificio e al servizio del suo “signore”, in questo caso l’imperatore, poi lo stesso contesto termale è un fattore di unione tra due culture così distanti nel tempo e nello spazio come quella romana e giapponese, in ultimo il protagonista rappresenta l’archetipo del viaggiatore per antonomasia, quindi del turista, che con la sua curiosità ed apertura mentale crea un ponte immaginario tra epoche e paesi diversi, lasciando un po’ della sua esperienza e traendo spunto dalle sue peregrinazioni.

Visto il numero di turisti asiatici che ogni anno si riversa nelle strade della Capitale italiana, non viene nascosta una punta di compiacimento nell’immaginare un antico romano ammaliato dall’ingegnosità del popolo del Sol Levante. Questo coacervo di originalità, interesse storico e messaggi positivi doveva essere valorizzato da una grafica degna di nota e così è stato: il design e la campitura della colorazione richiamano fortemente l’arte antica greco-romana, dalla statuaria (per il volume dei corpi), alla pittura parietale (per le toccate di colore tenui), il tutto reso molto più verosimile da un uso sapiente dell’animazione 3D, in questo caso davvero perfetta – è raro non trovarla soffocante – per restituire la floridezza dell’architettura e degli ambienti termali.

Ultimissimo vanto di questa serie sono i mini-documentari messi in coda agli episodi: dopo la conclusione della puntata vediamo nientemeno che l’autrice in persona fare una serie di viaggi nelle località termali citate nella medesima puntata, sprizzando l’occhio sia al turismo che alla verosimiglianza della narrazione.

In conclusione, diciamo che Thermae Romae Novae è un adorabile commedia anime, con interessanti spunti storici, adatta per un’afosa (e annoiata) sera estiva in cui non è necessario scegliere tra uno speciale di SuperQuark e un film demenziale, dato che la suddetta opera li racchiude tutti e due.

Ilaria Condemi de Felice

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