TOHorror2022. Megalomaniac. La New French Extremity vive ancora, ma bisbiglia con accento belga

Presentato in concorso all’edizione 2022 del TOHorror Fantastic Film Fest, Megalomaniac di Karim Ouelahj segue le vite di Martha e Felix, figli del serial killer noto come “Il macellaio di Mons”, e il loro particolare rapporto tra silenzi e demoni del passato.

Ouelahj partendo da questo spunto narrativo costruisce un horror che osserva e silenziosamente riprende la vita di Martha, vera protagonista del film, lasciando la linea narrativa di Felix sempre sullo sfondo e dosata, forse troppo, non concedendo mai il giusto spazio a un personaggio forse sprecato.

Se Felix è relegato a sporadiche ma interessantissime apparizioni su schermo, Martha riempie completamente il minutaggio del film ma non riesce ad arrivare allo spettatore e il lavoro del regista sembra essere quasi più concentrato sulla messa in scena che sul rendere interessante e coinvolgente il personaggio principale.

Nel tentativo di rinnovare l’ormai datata tradizione della “New french extremity” mischiandola con i toni dell’horror moderno europeo e dei film americani sui serial killer, Megalomaniac risulta come un tentativo goffo di unire più generi e ispirazioni che rinnovano poco o nulla il filone. Martha non funziona fino in fondo come personaggio e come lei anche molte trovate narrative e registiche sono tremendamente datate e assolutamente non rivoluzionarie.

Il film cerca inesorabilmente di mischiare un’estetica cruda e iperrealistica a sequenze oniriche ed evocative dove qualche buona scena di ultraviolenza dal sapore voyeuristico c’è ma si ritrova circondata da sequenze narrative pressoché banali, momenti totalmente inutili per lo sviluppo della trama e lavori pressapochisti nello sviluppo di qualsivoglia personaggio tocchi lo schermo. Il problema principale della pellicola è fondamentalmente la sua banalità: pretendere di svecchiare un filone ben preciso tentando di stravolgere i cliché e gli elementi sintattici nel quale lo stesso Ouelahj, però, ricade.

Punto di forza assoluto, nonché unico, del film è il lavoro che Francois Schmitt fa sulla fotografia: c’è una precisa selezione di palette e toni molto interessante. Peccato che la brillante scelta di colori e tonalità non serva a garantire una maggiore esperienza di visione in un film che tra personaggi poco approfonditi e sequenza demoniache, non fa assolutamente nulla per l’avanzamento della trama.

Goffo, poco approfondito ed estremamente banale di questo thriller ultraviolento belga valgono solo le poche inquadrature e sequenze di carneficina, specie nello scatto finale di iperviolenza mostrata, che non riescono comunque a salvare un film morto in partenza. Megalomaniac è vecchio e stantio, un prodotto mediocre in un mare di film simili dove sembra ormai cambiare solo l’ambientazione, ma lasciando immutata l’idea di base.

Ouelahj non ha assolutamente realizzato un lavoro brutto, la criticità del suo operato risiede però nella forma del prodotto che si presenta estremamente pretenzioso ed elaborato quando in realtà è la mediocrità fatta pellicola. La linea narrativa di Felix avrebbe sicuramente aggiunto molto di più a un film che, nel suo complesso non regala nulla allo spettatore; ma che cuce assieme tra loro sequenze brutali che culminano in un finale che lascia totalmente spiazzato lo spettatore. Il senso di disorientamento dello spettatore non è però un risultato ricercato attraverso un sapiente lavoro di sceneggiatura, tutt’al più la conseguenza di una scrittura frettolosa e mozzata.

Megalomaniac risulta un film come tanti altri prima di lui e come tanti altri che verranno dopo. Non aggiunge nulla al panorama del genere in Europa e non rivoluziona nulla.

Emanuele Colombo

PRO CONTRO
  • Ottimo lavoro sulla fotografia.
  • Banale nel contenuto.
  • Personaggi poco sviluppati.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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