Tolo Tolo: Checco Zalone in conferenza stampa risponde alle polemiche

Tolo Tolo arriverà nei cinema italiani il 1° gennaio 2020 distribuito da Medusa Film e già si prospetta uno sfacelo di incassi per il nuovo film di Checco Zalone, prodotto da Taodue di Pietro Valsecchi. Il film vede l’esordio alla regia dello stesso Checco Zalone, che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Paolo Virzì, anche autore del soggetto. Il comico pugliese, all’anagrafe Luca Medici, ha presentato alla stampa romana Tolo Tolo con la sua solita irriverente verve, trovandosi – come prevedibile – sommerso di domande sulla polemica generata dal promo musicale del film, Immigrato, che sui social, nei salotti tv e su alcuni giornali ha sollevato questioni riguardo la dubbia moralità dell’affrontare il razzismo dilagante in Italia ridendo sui luoghi comuni che lo alimentano.

“Si, ci aspettavamo che il trailer avrebbe suscitato polemiche – afferma Checco Zalone – anche se non fino a questo punto. Cioè, non mi aspettavo di finire sui giornali e diventare argomento di dibattito nei talk show; poi la cosa mi ha anche un po’ stancato e dopo tre giorni di polemica non ho più seguito”.

L’artista pugliese puntualizza…

“Poi oggi ci sono i social e ogni cosa è come se fosse urlata col megafono. Capita spesso che le critiche arrivino da un esiguo gruppo di persone, i giornalisti prendono questo esiguo numero e creano la polemica perché è più interessante da un punto di vista della comunicazione. Poi devo dire che nel nostro caso, cinicamente, questa polemica è stata un bel battage pubblicitario gratuito”.

Zalone spiega come è nato il progetto e come si è trovato a ricoprire per la prima volta anche il ruolo di regista.

“Paolo Virzì mi ha contattato e mi ha esposto un soggetto che aveva pensato, abbiamo cominciato a frequentarci e piano piano mi rendevo conto che glielo stavo rubando, così ho detto si, facciamo questo film! Poi, a produzione avviata, un po’ mi stavo pentendo perché mi sono reso conto dell’estrema difficoltà che comportava: avevo tutto in mano, dal cast alle responsabilità di produzione. E in certi momenti ho rimpianto Gennaro Nunziante, regista dei mie precedenti film, solo che poi quando giravamo scene che venivano bene allora pensavo “no, meglio che l’ho diretto io!”.

L’agitazione, l’ansia, lo stress… È stato faticosissimo, si è accanita anche la sfortuna! Giravamo nel deserto e mi dicevano che lì non pioveva da vent’anni e indovinate un po’? Siamo arrivati noi e ha cominciato a piovere… e non smetteva più! Venti settimane di pioggia, produttivamente molto dispendiose”.

Checco Zalone Tolo Tolo

Riguardo gli argomenti di attualità che la storia fa suoi…

“Il film ha seguito argomenti di attualità ma non ho voluto prendere di mira qualcuno in particolare. Prendiamo il personaggio interpretato da Gianni D’Addario, Gramegna, lui ha la carriera di Di Maio, l’ho vestito come Conte e ha il linguaggio di Salvini, quindi ho creato una sorta di mostro dei nostri tempi. Il mio personaggio, invece, è una metafora dei nostri giorni, un uomo che non è in grado di guardare oltre i suoi problemi personali. Come nella scena all’inizio: gli scoppia una guerra intorno ma lui c’ha i cazzi suoi, le ex mogli, le tasse. È quello che siamo noi – e lo dico senza alzare il dito da moralizzatore – l’egoismo è congenito nell’uomo”.

In Tolo Tolo compare anche Nichi Vendola in un piccolo cammeo nel ruolo di se stesso e lo spettatore che conosce la carriera televisiva si Checco Zalone sa che l’imitazione di Vendola è uno dei cavalli di battaglia del comico…

Come abbiamo coinvolto Nichi Vendola? Ma che ci vuole! A quello basta che gli dai mille euro e viene subito!” Scherza Checco Zalone, proseguendo: “Scherzo, Nichi è una persona di grande disponibilità e ironia, oltre che un amico”.

Checco Zalone ha dichiarato in una recente intervista che Alberto Sordi gli ha fornito l’ispirazione per Tolo Tolo e, in particolare, il film di Ettore Scola del 1968 Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?…

“Io guardo con ammirazione e rispetto alla commedia all’italiana, a Dino Risi, Albero Sordi, con le dovute proporzioni. Il personaggio di Oumar, interpretato da Souleymane Sylla, nel film è appassionato di cinema italiano, sogna di venire in Italia a fare il regista e i suoi miti sono Rossellini e Zavattini. Il suo personaggio è realmente esistito, era un amico di Virzì che purtroppo è morto. Un ragazzo senegalese che si chiamava proprio Oumar, come il nostro personaggio, amava il cinema e la cultura italiana, gli piaceva Totò e Virzì ha girato anche un documentario su di lui.

Nel film possiamo vedere una scena di Mamma Roma, che Oumar sta guardando alla televisione; inizialmente dovevamo inserire una scena da I 400 colpi di Truffaut ma non abbiamo ottenuto i diritti, invece siamo riusciti con Mamma Roma di Pasolini”.

Una sfida importante nel film è stata trovare un bambino africano che risultasse credibile e allo stesso tempo avesse talento:

“Si sono presentati ai provini questi bambini pariolini a cui leggevi negli occhi la borghesia e io ero disperato perché non trovavamo un attore che potesse interpretare Doudou. Un giorno, mentre facevamo i sopralluoghi in Kenya, ero sul pullman e vedo questo bambino con gli occhi enormi che mi parla e io non capisco. Quando siamo scesi dal pullman cominciamo a parlare con l’aiuto di un interprete e vedevo che aveva fame di successo. Era tra migliaia di bambini e mi è andata veramente ma veramente di culo perché ha un’espressività eccezionale e ha anche la capacità di essere paziente”.

Checco Zalone

La questione scivola prevedibilmente ancora una volta in territorio politico e il produttore Pietro Valsecchi prende la parola in merito alle polemiche politiche che il film potrebbe generare in vista di accuse di essere propaganda “anti-Salvini”.

“Il film non è anti-Salvini, non ci interessano queste cose. Il film parla di alcune persone che cercano un futuro migliore, anzi un futuro, il problema è l’accoglienza, la diversità – che secondo noi è un valore aggiunto – e pone l’attenzione su una questione contemporanea. Ma non è un film politico, è una favola dentro una grande realtà”.

Poi Checco Zalone riprende la parola.

“Vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa a riguardo. Qualcuno ha parlato di sessismo guardando il trailer, ecco questo non lo accetto. Prendiamo il personaggio di Idjaba interpretata da Manda Tourè, io non l’ho spogliata, non ho fatto vedere il culo, e credo di averle dato un personaggio interessante, intenso e importante nella storia. Poi per il resto dite che quello che volete, criticate, stroncate, ma maschilista proprio no!”.

Due parole anche su una scena musical che vede coinvolti alcuni naufraghi e che potrebbe prestarsi a facili polemiche…

“La scena musicale in acqua è una scena di speranza, la canzone dice “da qualche parte nel planisfero c’è sempre uno stronzo un po’ più nero”; quando ho girato questa scena l’ho spiegata ai ragazzi che l’hanno interpretata e devo dire che loro hanno apprezzato e si sono pure commossi. Però è stato difficilissimo perché rischiavi di cadere o nella presa per il culo gratuita, cinica e inutile, oppure nel moralismo ruffiano. Comunque, è nata prima la canzone che la scena”.

Nel film viene anche apertamente affrontato il problema del fascismo insito nel DNA dell’italiano e così Zalone lo ha spiegato.

“Invece inserire l’imitazione a Mussolini mi ha divertito, è la prima idea che m’è venuta mentre scrivevamo con Virzì, far vedere sto coglione in mezzo ai neri che parla come il Duce. Far sì che Checco tiri fuori ogni tanto il fascista che c’è in lui serve a spiegare l’intolleranza che viene fuori quando siamo in momenti di difficoltà: il caldo, lo stress… è un po’ come la candida… viene fuori anche il fascismo che è in ognuno di noi”.

checco zalone

Una giornalista ricorda a Checco Zalone che Matteo Salvini lo ha difeso mentre molti esponenti politici di sinistra lo attaccavano per l’ambiguo messaggio del trailer, proponendo scherzosamente di farlo anche senatore.

Salvini ha detto che mi farebbe senatore a vita? Chiacchiere, chiacchiere… io finchè non vedo i fatti non ci credo – ironizza l’attore – finché non mi chiama Mattarella e mi da il posto, io non rispondo. Salvini è l’espressione della gente, forse si sentirà deluso dopo aver visto il film, non lo so, ma sinceramente non mi pongo questo problema”.

Citando De Gregori – conclude Checco Zalone –  sono convinto che la gente sa benissimo dove andare, quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare”.

A cura di Roberto Giacomelli

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